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16.11.2025 - 20:04
Meno libri, più intelligenza artificiale. È il ritratto preoccupante delle nuove generazioni che emerge dalla XVI edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia di Save the Children: un trend che racconta l’allontanamento progressivo degli adolescenti dalla lettura e, parallelamente, l’avvicinarsi crescente a strumenti digitali utilizzati non solo per studiare, ma soprattutto per gestire emozioni, ansie e fragilità personali. Secondo il rapporto, il 41,8% dei ragazzi e delle ragazze tra i 15 e i 19 anni ammette di aver chiesto aiuto a strumenti di Intelligenza artificiale per ricevere consigli o consolazione nei momenti di difficoltà. Un dato che solleva interrogativi profondi: non solo sulla qualità delle relazioni e sulla capacità di affrontare le emozioni, ma anche sull’indebolimento della dimensione empatica e sociale. Il quadro della lettura è altrettanto critico. A livello nazionale, solo il 46,2% degli adolescenti legge almeno un libro all’anno al di fuori dei testi scolastici. Un valore che scende drammaticamente in alcune regioni del Sud. La Basilicata si colloca agli ultimi posti: solo il 43,9% delle ragazze e appena il 24,4% dei ragazzi leggono abitualmente. È uno dei dati più bassi d’Italia, lontanissimo dalla media nazionale. Una generazione che fatica a leggere è una generazione che fatica anche ad allenare pensiero critico, capacità di concentrazione e competenze linguistiche: tre elementi essenziali per affrontare la complessità del presente. A peggiorare il quadro, la crescente fragilità psicologica degli adolescenti. Nel 2023 gli accessi di bambini e ragazzi (0-17 anni) al Pronto Soccorso per disturbi mentali sono stati 64.319, un dato in aumento rispetto al calo osservato durante la pandemia e tornato ora ai livelli precedenti, se non oltre. Il problema è aggravato dal divario territoriale: Lombardia e Friuli-Venezia Giulia registrano un numero elevato di posti di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza, la Basilicata ne offre solo 6, risultando una delle regioni più carenti in Italia. Una sproporzione che rischia di lasciare senza risposta molte richieste di aiuto. I giovani parlano all’intelligenza artificiale più che ai libri, ma sempre più spesso anche più che alle persone. Il 32,5% degli adolescenti intervistati dichiara di aver utilizzato l’IA per gestire ansia e solitudine. Da un lato, questi strumenti possono offrire risposte immediate; dall’altro, rischiano di sostituire esperienze fondamentali nella crescita emotiva: l’ascolto umano, il confronto diretto, la gestione autentica delle proprie fragilità. Il rapporto di Save the Children traccia una linea d’allarme, ma anche una possibile direzione: investire nella cultura, nella salute mentale, nelle relazioni reali, riequilibrando l’impatto della tecnologia con il bisogno di umanità. Perché il futuro degli adolescenti non può essere delegato a un algoritmo.
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