IL MATTINO
Musica in lutto
08.11.2025 - 18:24
Beppe Vessicchio era noto nel panorama musicale italiano, soprattutto per il suo ruolo di direttore d'orchestra e di arrangiatore. La sua carriera è stata lunga e ricca di collaborazioni con artisti di alto livello e con programmi televisivi che gli hanno conferito una grande visibilità.
Nato il 13 giugno 1952 a Napoli, la sua passione per la musica si manifestò sin da giovane, ed è proprio a Napoli che iniziò a studiarla, per poi trasferirsi a Roma per approfondirla. Vessicchio si laurea così in Composizione e Direzione d'Orchestra e si formò con diversi maestri italiani e internazionali.
La sua carriera prese l'avvio nei primi anni '70, quando entrò in contatto con il mondo della musica leggera e della musica sinfonica.
La sua grande versatilità come direttore d'orchestra lo rese un punto di riferimento in molteplici ambiti musicali.
Era particolarmente noto per essere stato il direttore d'orchestra di Sanremo (dove ha diretto l'orchestra per quasi ogni edizione dal 1990, anno della reintroduzione dell’orchestra dal vivo) con Mia Martini e Mango. Tornò all’Ariston altre 26 volte, fino al 2022. Festeggiò le nozze d’argento nel 2020, insieme a "Le Vibrazioni". Vinse come direttore d’orchestra in quattro occasioni. Nel 2000 con gli Avion Travel, nel 2003 con Alexia, nel 2010 con Valerio Scanu e nel 2011 con Roberto Vecchioni.
La sua presenza al Festival era diventata un marchio di fabbrica, ed è noto come si distinguesse per la serietà, la precisione e la capacità di leggere e di interpretare le esigenze artistiche dei cantanti, creando arrangiamenti che ne esaltassero la performance.
Nel corso della sua carriera ha lavorato con un'infinità di artisti italiani di primissimo piano, tra cui: Lucio Dalla, Andrea Bocelli, Elisa, Gigi D'Alessio, Biagio Antonacci, e tanti altri. La sua capacità di adattarsi ai diversi generi musicali gli ha permesso di spaziare dal pop alla musica sinfonica, dalla musica da film alla musica leggera.
Oltre al lavoro con artisti italiani, ha avuto l'opportunità di collaborare con musicisti e orchestre internazionali, consolidando così il suo nome nel mondo musicale. Negli ultimi anni, grazie anche alla visibilità ottenuta a Sanremo, era diventato un personaggio iconico, simbolo del Festival stesso, e il suo modo di dirigere aveva un forte impatto sul pubblico.
Era noto per il suo carattere schivo e riservato, che non si prestava al gossip o a una visibilità eccessiva.
La passione per la musica è sempre stata la sua priorità, e la sua serietà nel dirigere le orchestre e nell'accompagnare gli artisti è stata ampiamente riconosciuta.
Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo contributo alla musica italiana. È stato premiato per la direzione d'orchestra e per il suo lavoro di arrangiatore, e ha ottenuto diversi premi speciali per la sua lunga carriera e la sua dedizione.
La sua carriera non si è mai fermata. Ha continuato a dirigere concerti e a lavorare con nuovi artisti, contribuendo con il suo stile inconfondibile alla creazione di nuove opere musicali.
Inoltre, il suo comportamento genuino e la sua passione per la musica sono stati elementi che lo hanno reso ancora più amato dal pubblico, tanto che Vessicchio è stato spesso protagonista di interviste e di discussioni in cui si parlava della musica come arte, e della sua missione di portare sempre la musica al massimo della sua espressione.
Era diventato famoso anche per il suo sorriso discreto, che faceva spesso capolino durante le esibizioni, mentre dirigeva l'orchestra con grande concentrazione e precisione.
Nonostante la sua immagine seria e disciplinata, in molte occasioni ha mostrato anche il suo lato più spontaneo e scherzoso, conquistando così anche l'affetto dei giovani e dei più curiosi che lo seguivano sui social.
Nella sua lunga e fortunata carriera non sono mancati anche momenti difficili, come alcuni episodi soprattutto legati al Festival di Sanremo, dove è stato una presenza fissa per tanti anni.
Beppe Vessicchio è sempre stato un direttore d'orchestra molto apprezzato a Sanremo, ma nel 2018 non è stato chiamato a dirigere l'orchestra del Festival. Lui ha commentato l'accaduto in modo sereno, sostenendo che la sua assenza non fosse una "punizione", ma una semplice scelta di cambio di rotta da parte degli organizzatori.
Descritto come un direttore molto esigente, che sapeva come mettere sotto pressione i suoi musicisti, per ottenere la migliore performance possibile, in alcune interviste, ha ammesso di essere stato molto severo e di avere avuto standard elevati, ma senza mai perdere il rispetto per l'artista e la musica.
Nel corso degli anni, Beppe Vessicchio ha dovuto adattarsi a cambiamenti significativi nella struttura e nel formato del Festival di Sanremo.
La competizione era cambiata, con l'inserimento di nuove categorie, l'introduzione della musica "indie" e dei nuovi stili musicali, e l'accento maggiore sulla spettacolarità piuttosto che sulla pura musica.
Tuttavia, nonostante questi cambiamenti, Vessicchio ha sempre cercato di essere un punto di riferimento per la professionalità e la qualità, riuscendo a mantenere il suo ruolo anche quando il contesto attorno a lui mutava.
Un altro episodio interessante che sollevò qualche discussione è stato nel 2017, quando durante una prova generale di Sanremo, Vessicchio ebbe una discussione con uno dei cantanti, che non riusciva ad eseguire correttamente la sua parte.
In queste situazioni ha sempre sostenuto che la sua severità non era mai un attacco personale, ma un impegno per garantire che la musica venisse rispettata nella sua interezza.
Alcune delle sue dichiarazioni più celebri
«La musica è la forma d'arte che ci permette di esprimere quello che non possiamo dire con le parole»
Questa frase sottolinea l'importanza della musica come linguaggio universale, capace di comunicare emozioni e sentimenti che vanno oltre le parole.
«L’orchestra è come una squadra, se ognuno non dà il massimo, il risultato finale non è mai all’altezza."
Vessicchio parlava spesso dell'importanza del lavoro di squadra, che è fondamentale sia nella musica sia nella vita
«Sanremo è un evento che è molto più di una gara, è un atto d’amore per la musica.»
Una dichiarazione questa che riflette la sua visione del Festival di Sanremo, come un momento di celebrazione della musica, più che una semplice competizione.
«Il mio compito non è solo quello di dirigere, ma anche di sentire e vivere la musica insieme agli artisti.»
Con questa dichiarazione metteva in evidenza il suo ruolo empatico di direttore d'orchestra, che andava oltre la tecnica, tanto da includere un coinvolgimento emotivo profondo con i musicisti.
«La musica non è mai solo tecnica, ma emozione e passione. Questo è quello che cerco di trasmettere quando dirigo."
Un'affermazione che evidenzia la sua filosofia artistica, in cui la parte emotiva prevale sulla mera esecuzione.
La sua vita dopo "Sanremo" e "Amici"
Dopo avere lasciato la direzione d’orchestra del "Festival" e "Amici" di Maria De Filippi, si è dedicato ad un progetto interessante legato all’affinamento del vino in musica.
Già nel 2017 aveva anche scritto un libro con Angelo Carotenuto dal titolo “La musica fa crescere i pomodori”.
«La musica ha influenze positive e benefiche non solo sul nostro umore, ma anche sul nostro organismo ed anche il vino è un organismo vivente e reagisce così come gli umani, le piante o gli animali. Le note inducono il vino a cercare, all’interno di se stesso, delle condizioni di equilibrio. Cambiano i legami tra le molecole, legami che sono di natura elettrica. Il vino non cambierà nella sua composizione, ma avrà un miglioramento nel suo gusto tale da renderne straordinaria persino la longevità».
Non le manca Sanremo?
«Non mi manca il palcoscenico, il Festival lo seguo in televisione, mi manca l’esercizio professionale, la settimana che lo precede, i giorni delle prove, la convivialità con i colleghi, gli incontri, gli scambi di opinioni, i pronostici e le chiacchiere. Per trent’anni il Festival è diventato come una festa comandata: Natale, Epifania, Sanremo e Ferragosto. Ha scandito la mia vita e quella dei miei famigliari. Mi spiace dirlo, ma oggi il nostro lavoro è supportato da tanta elettronica e ci sono situazioni nelle quali il direttore può rimanere a casa. Per quanto mi riguarda ho fatto una scelta acustica diversa».
Vorrebbe prima o poi tornare all’Ariston?
«Il desiderio di ritornare a Sanremo è sempre presente, sono legato alla città, ai suoi profumi, quelli di mimosa ad esempio, ai suoi sapori, i carciofi e il Pigato. Ovviamente sono a Sanremo per un appuntamento di Sanremo per il sociale, una serie di incontri improntati sulla cultura e sulle categorie sociali fragili. Inoltre vado a visitare un liceo musicale. Da anni mi occupo delle orchestre giovanili e la formazione dei giovani musicisti dell’Accademia Peparini di Roma».
A quale delle sue composizioni si sente più legato?
«Senza dubbio Ti lascio una canzone, scritta e musicata insieme a Gino Paoli, un brano struggente per celebrare la fine di un momento vissuto insieme. Era il 1985 eravamo in tournée. Da quel testo ho imparato anche una lezione di vita. Senza dimenticare anche Sogno, in collaborazione con Andrea Bocelli, un successo mondiale».
Da un'intervista di Piera Genta del 15/2/2025 per il Corsera Torino
edizione digitale
Il Mattino di foggia