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07.11.2025 - 16:21
Avigliano (panoramica)
In una nota congiunta, i tre ex componenti spiegano le ragioni di una decisione sofferta ma inevitabile, indicando “gravi difficoltà che hanno compromesso il corretto funzionamento dell’organo, creando una condizione di inoperatività e di sfiducia nelle sue capacità di operare in modo efficace”.
Tra le principali accuse rivolte alla Presidenza della Commissione vi sarebbe una gestione accentrata e poco trasparente: secondo i dimissionari, “la Commissione è stata di fatto esautorata dal suo ruolo, a causa della mancanza di collegialità e dell’adozione di decisioni unilaterali”, in violazione delle norme regolamentari.
A questo si aggiunge la prolungata assenza ingiustificata di alcuni membri, che ha reso di fatto impossibile garantire la piena operatività dell’organo.
I tre denunciano inoltre la mancanza di accesso ai documenti ufficiali richiesti, tra cui un documento datato 18 ottobre e gli atti relativi alla convocazione di una riunione straordinaria del 30 ottobre.
Un comportamento, affermano, che “ha sollevato forti dubbi circa la legittimità e la trasparenza delle decisioni adottate” e che ha evidenziato “il disinteresse verso un confronto aperto e partecipato”.
Il passaggio più critico del documento riguarda la presunta politicizzazione della Commissione, che, secondo Rosa, Santarsiero e Auria, sarebbe stata “strumentalizzata per finalità politiche, in particolare in riferimento alla convocazione della riunione del 30 ottobre”. “La Commissione — sottolineano — dovrebbe essere un organismo apolitico, ma è stata utilizzata per logiche di parte, compromettendo la sua credibilità e allontanandosi dalla missione di promuovere la parità di genere e i diritti civili”.
Altro punto dolente, la presunta ingerenza dell’Amministrazione comunale: i dimissionari affermano che, secondo quanto emerso anche in Consiglio e sulla stampa, la Commissione sarebbe stata “sollecitata” su richiesta della stessa Amministrazione, in violazione delle procedure previste dal regolamento.
“Se confermato, si tratterebbe — scrivono — di una grave violazione che compromette l’autonomia dell’organo, rendendolo di fatto condizionato da logiche politiche”.
Alla luce di queste criticità, i tre membri chiedono lo scioglimento dell’attuale Commissione e la pubblicazione di un nuovo bando pubblico per la selezione di componenti “liberi da condizionamenti e capaci di restituire credibilità e indipendenza all’organo”.
“La nostra decisione — concludono — non nasce da una volontà di interrompere il lavoro sulla parità di genere, ma dal desiderio di restituire serietà e autonomia alla Commissione. Ci auguriamo che questo gesto possa rappresentare un punto di ripartenza per un organismo rinnovato, capace di operare con equilibrio, trasparenza e pluralismo”.
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