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Addio al maestro della vignetta

Giorgio Forattini quando la satira allunga la vita

Giorgio Forattini quando la satira allunga la vita

Giorgio Forattini è stato uno dei più noti vignettisti e disegnatori satirici italiani, uno che attraverso le sue strisce ha raccontato l'Italia in maniera riconoscibile, rapida.
È diventato famoso per le sue caricature politiche pubblicate su “Il Giornale” e su “La Repubblica”. La sua attività si è concentrata, quasi esclusivamente su figure di spicco della politica italiana e internazionale. La sua carriera si è sviluppata negli anni '70 e '80, ma è rimasta una presenza rilevante anche nei decenni successivi.
Al solo nominarlo, immediatamente, visualizzavi i suoi personaggi, che poi erano i nostri politici di turno, che grazie a lui acquistavano dimensioni più terrene e meno marziali, anche se, come nel caso di Bettino Craxi veniva raffigurato nudo ma con gli stivaloni.
Forattini era noto per lo stile grafico chiaro, immediato e caricaturale, per la sua capacità di mettere, rapidamente, a fuoco le caratteristiche fisiche e comportamentali dei soggetti che ritraeva. Le sue vignette, taluni, sostenevano che fossero politicamente schierate, tanto che ritenevano mostrasse "simpatie" per posizioni di centro-destra, e "critiche", nette, verso figure di sinistra, per quanto grazie al sarcasmo non abbia risparmiato nessuno.
Per queste ragioni i suoi detrattori hanno sempre sostenuto che Forattini non facesse davvero satira trasversale. Questo ha portato alcuni a considerarlo più un propagandista satirico che un osservatore imparziale.
Sarà stato proprio così o semplicemente negli anni in cui la sua attività di vignettista è stata alacre, al governo del Paese i personaggi erano quelli da lui descritti, e di centro - sinistra, e quindi come mai avrebbe potuto essere morbido se la sua era satira politica?
Non a caso lui diceva di sé: «Non sono mai stato di sinistra. E neanche di destra. Sono sempre stato un liberal e un uomo libero. La verità è che detesto l’integralismo. Non sopporto nessun partito».
Poi è ero che molte sue vignette giocano su deformazioni fisiche e stereotipi corporei dei politici, ma questo approccio rendeva immediatamente riconoscibile il personaggio, benché con il politically correct, imperante, tali caratteristiche potessero, talvolta, essere considerate superficiali o persino offensive.
Personaggi come Berlusconi, Craxi o Prodi sono diventati iconici nella sua rappresentazione, che li rendeva e li rende immediatamente identificabili.
Il suo tratto, pur semplice, riusciva a comunicare messaggi politici complessi, attraverso un'abilissima capacità di utilizzare immagini nitide accompagnate da testi molto sintetici.
C’è poi chi lo ha accusato di utilizzare un umorismo “vecchio stile”, legato a un linguaggio di satira più diretto e meno sofisticato, rispetto ad approcci più moderni, che giocano sull'ambiguità, l'ironia sottile, il paradosso. Secondo costoro le sue vignette sarebbero state efficaci nel breve periodo, e meno incisive e profonde per un’analisi politica più complessa e a venire.
Eppure Forattini è stato un precursore anche dei social, e del modo caricaturale con cui spesso vengono utilizzati, in maniera inconsapevole, anche dagli stessi politici. Che enfatizzano le loro gesta, tanto da dare luogo, talvolta, a delle caricature dalla comicità immediata, al punto di produrre spettacoli spassosi, rischiando di banalizzare questioni complesse o di rinforzare stereotipi su loro stessi.
Insomma tutti si sono forattinizzati senza nemmeno immaginarlo.
Nonostante le critiche, forse non proprio esatte alla luce della contemporaneità, Forattini ha lasciato un’impronta importante.
Ha reso la satira un elemento quotidiano della cultura italiana, soprattutto attraverso giornali e libri. Il suo tratto diretto e il linguaggio semplice hanno reso la politica più comprensibile a un pubblico vasto.
Pochi vignettisti italiani hanno mantenuto per decenni la sua rilevanza, affrontando diverse epoche politiche e diverse figure pubbliche.
La sua satira rifletteva e riflette quindi non solo i personaggi che disegnava, ma anche il contesto culturale e mediatico italiano degli ultimi cinquant’anni, con pregi e limiti ben marcati.
«La satira non deve porsi alcun limite, neanche di carattere ideologico, deve essere soprattutto un gran divertimento per chi la fa».

La prima vignetta, la più esplosiva 

Come racconta lo stesso Forattini, la sua prima vignetta satirica, quella che lo lanciò, fu realizzata nel 1974 dopo il referendum sul divorzio.
Il vignettista ritrasse Amintore Fanfani come un tappo, che salta da una bottiglia etichettata “NO”.
L’idea era immediata, rappresentava un’immagine forte, simbolica, che comunicava in un colpo solo il risultato politico (il “NO” al divorzio) con la figura che “salta”.
Lo stile grafico era semplice ma efficace.
La caricatura non era troppo complessa, ma faceva capire subito chi era il soggetto (anche se oggi, senza conoscenza politica, forse servirebbe una didascalia).
Allora Amintore Fanfani, che è stato un importante Ministro degli Esteri, per quanto ai più possa suonare strano, e anche quello che diede a tutti gli italiani la possibilità di avere un tetto sulla testa, attraverso il suo Piano di Edilizia Popolare, era un intoccabile e la battaglia sul divorzio fu la prima vera battaglia di civiltà in Italia.
Per questa ragione la vignetta di Forattini segnò il passo, anche perché lui sosteneva che: «Per una battuta mi farei impiccare».
Il messaggio era satirico e incisivo, metteva in gioco una dinamica politica reale, la sconfitta di una posizione, ed era visivamente memorabile.
Pur essendo efficace, l’immagine si prestava anche a una lettura “facile”.
Il simbolo bottiglia/tappo (Amintore Fanfani non era un uomo alto) funzionava ma semplificava la complessità del dibattito politico sul divorzio.
Quale era il rischio?
Quello di ridurre il soggetto politico a un “oggetto”.
Fanfani non era solo un tappo, ma la vignetta non lo mostrava come un politico con idee, ma come oggetto inanimato che saltava.
Da qui la difficoltà per i suoi detrattori di comprenderne il portato, secondo alcuni Forattini tendeva verso questa immediatezza/semplificazione, che poteva essere un pregio per l'accessibilità, ma un limite se si cercava una satira più profonda.
Visto come viaggia veloce, oggi, il body shaming, non solo sui social, ma anche nella realtà, non avrà avuto davvero ragione Giorgio Forattini, a rappresentare i suoi personaggi, attraverso i difetti fisici, che li caratterizzavano, umanizzandoli alla fine?
Di certo in questo momento sarà su una nuvoletta a guardarci, finalmente sereno e beato, e da lassù continuerà a riempire le sue giornate con strisce semplici, aguzze, taglienti perché «la satira è una grande dimostrazione, è la più alta espressione, di libertà e di democrazia», mentre ci consiglia:
« Di leggere, studiare, studiare, studiare: non si improvvisa una vignetta, bisogna avere, oltre il tratto, tanta cultura. Ed essere onesti di fronte a se stessi, di non seguire l’onda del conformismo che è la strada più facile, al contrario è importante essere coraggiosi e indipendenti».

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