IL MATTINO
analisi
17.10.2025 - 12:05
Luciana Castellina ha 96 anni, una verve incredibile e una grande lucidità. A 18 anni il mio primo voto l'ho dato a lei, e al PdUP, il partito in cui militava allora.
Oriana Fallaci è rimasta, per sempre, sul comodino di mia madre. "Lettera a un bambino mai nato" era lì sulla pila dei libri che leggeva, e che ha letto nel tempo, e che non ha mai tolto in testa a tutti gli altri.
Insomma le due signore sono state parte della mia vita, o meglio della costruzione della mia vita, una perché scriveva, l'altra perché militava e scriveva, era parte destruens e costruens, e questa è la enorme differenza, benché chiarissima, tra le due, ed è singolare che la Castellina abbia concesso un'intervista a "L'Espresso", in cui entra in polemica con la defunta Fallaci, o meglio è critica sul ruolo della giornalista nella società italiana, in relazione al femminismo, nello specifico, e pure in relazione al fatto di essere stato omogenea al potere
È stato proprio così?
Partiamo dal taglio della conversazione tra Luciana Castellina e Francesca De Sanctis (la giornalista ha raccolto le sue dichiarazioni) totalmente sbilanciato e assolutamente a favore della politica, e questo non è che sia bellissimo, tanto che a leggere l'intervista sembra di trovarsi di fronte a un regolamento di conti tra prime donne, tra cui una delle due defunta da un bel po', e un'altra in cerca di una boccata di aria buona per sé.
Sullo sfondo, apparentemente, c'è il femminismo, che in Italia ha rappresentato per mia madre, di poco più giovane della Castellina, e per me, come per milioni di altre donne, la libertà di esprimersi e di vivere attraverso la realizzazione di sé, cosa che accomuna sia la Fallaci, sia la Castellina.
Entrambe sono state donne di potere, declinato in maniera differente, perché le storie di ogni essere umano sono differenti, e quindi non è nemmeno lontanamente pensabile dare meriti all'una per toglierli all'altra.
Scrivevano tutte e due, da trincee differenti, ma "Il Manifesto" in Italia è stato un giornale importante non meno degli altri, e quindi anche in questo caso siamo pari.
Per quanto riguarda i libri della Fallaci, li vendeva eccome se li vendeva, poi che le persone li leggessero oppure no è un fatto privato più che pubblico, comunque se non fosse stata un' autrice di richiamo è improbabile che continuassero a pubblicarla in un Paese come l'Italia, che ci va, da sempre, con i piedi di piombo con queste cose, ma non era la sola Italia a leggerla.
Per quanto riguarda le interviste, questo è un altro campo minato, visto che l'intervista attiene a cosa sta cercando il giornalista, che nel caso della Fallaci era la bella storia, prima di ogni cosa, è un dramma?
Non credo.
Come non è un dramma non cercare per forza il corpo a corpo con il potere, tanto da finire in galera, ma per la Castellina era inevitabile, vista la militanza politica, in caso contrario basta ed avanza la scrittura, su tutto.
Serve però notare che gli unici che hanno prodotto "utilità", in termini di battaglie sociali in Italia, sono stati i radicali. Le loro campagne sul divorzio e sull'aborto hanno portato civiltà, più del sesso libero tra compagni, e pure più delle minigonne.
La Castellina a differenza della Fallaci è diventata anche madre, sua figlia Lucrezia Reichlin è un'affermata economista, suo figlio Pietro Reichlin, anche, la Fallaci non si è riprodotta, dimostrando così che si può pure non essere madri, senza per questo essere donne a metà, molto prima che io e molte donne come me percorressero questa strada.
Insomma tutte e due sono state importanti per affermare in questo Paese un altro modello di donna: quella autonoma e libera intellettualmente e quindi la domanda da porre alla Castellina è:
«Signora Castellina, lei è talmente sicura di essere diversa dalla Fallaci, perché se lo pensa, io oggi sono caduta dal pero.»
I sette peccati di Hollywood (così mi piace ricordare Oriana Fallaci, con il suo primo libro)
Il libro è un reportage scritto quando la Fallaci era giovane inviata per "L’Europeo" e seguì le sorelle Scicolone, Sofia Loren e Maria, nel loro viaggio verso la Mecca del Cinema.
La Fallaci descrive Hollywood non solo come il mondo delle star, ma come una macchina di illusioni, aspettative, ipocrisie, prima di chiunque altro.
Uno dei temi centrali del reportage è la distanza che la giornalista percepisce tra l’immagine glamour delle celebrità e la loro realtà personale.
Il libro è costruito attorno all’idea dei sette peccati capitali, che fungono da filo conduttore per descrivere le ambizioni, ma anche l’umanità delle star.
Il suo rammarico?
L'impossibilità di ottenere un’intervista con Marilyn Monroe. La giornalista visita feste, case di divi, piscine, entra negli studios, ma non riesce mai a parlare “a quattr’occhi” con Norma Jean Mortenson, alias Marilyn Monroe.
Pur essendo giovane, il suo sguardo è già acuto, disincantato, non idealizza, ma osserva con lucidità, ironia e scopre che il glamour convive con la solitudine, la falsità, l’insicurezza.
«La storia di Hollywood è tutta qui. Vi hanno sempre dominato i più energici, i più aggressivi, i più fortunati, quelli che sono spinti da un’avidità molto forte di ‘fare’ e di guadagnare. E ciò impedisce a Hollywood di finire. A ogni crisi, rinasce … A Hollywood, non si muore mai.»
«Sono stata a Hollywood più di una volta, vi sono rimasta una lunga insopportabile estate, sono entrata nelle case dei divi, ho mangiato con loro, ho fatto il bagno nelle loro piscine. Ho subito le loro lacrime, le loro bugie e la loro boria, ma non ho mai, dico mai, parlato a quattr’occhi con la signorina Jean Mortenson, in arte Marilyn Monroe.»
«Come tutti i luoghi nati dalla speculazione, alimentati dal troppo denaro e abitati da gente che ieri non aveva nulla e oggi ha tutto, Hollywood è dunque la più strana tra le combinazioni di contrasti. Stupida e geniale, corrotta e puritana, divertente e noiosa …»
Oriana vs Luciana
Oriana Fallaci è stata una delle più famose giornaliste italiane, capace di raccontare i conflitti internazionali con un punto di vista personale e forte. Dopo l’11 settembre ha espresso posizioni critiche sull’Islam e sull’Europa multiculturale, diventando una figura controversa.
Luciana Castellina è una figura di spicco del femminismo e della sinistra italiana, nota per il suo impegno politico duraturo, per la sua attenzione al rapporto tra donne e ambiente (ecofemminismo) e per la sua riflessione sulla memoria storica e le identità culturali. Ha scritto sia saggi sia narrativa, rappresenta un ponte tra la storia della sinistra e le sfide attuali. È un' intellettuale che ha vissuto, sperimentato, sofferto per la politica, per le sue idee, anche quando queste idee non erano più mainstream.
Il suo valore è in gran parte nel testimoniare che la politica può essere etica, che le passioni private e le pratiche quotidiane contano quanto le ideologie, e che la memoria storica non è un fardello, ma una risorsa critica.
Il limite, forse, è che il suo modello riflette un tipo di sinistra che aveva una base più stabile, ideologicamente più netta, collettiva, che oggi è frammentata. La domanda che resta è: «Come aggiornare quel modello, farlo vivere per nuove generazioni, senza perdere il senso di ciò che lei chiama la partecipazione e il cambiamento reale?»
Vi sembrano così distanti queste signore, ma soprattutto sono così distanti dalla realtà in cui erano collocate e da un modo nuovo e partecipato di essere donne?
Direi proprio di no!
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