IL MATTINO
Il caso
07.10.2025 - 12:03
La sede del Comando dei Carabinieri, a Potenza
Schiaffi, scossoni, parole umilianti. Per mesi sarebbe andata avanti così, tra pianti e paura, dentro le mura di un asilo nido convenzionato con il Comune di Potenza. Tre educatrici del “Melograno”, struttura di via Ionio nel rione Cocuzzo, sono state sospese per un anno dall’esercizio della professione. Il provvedimento è stato disposto dal gip del Tribunale di Potenza ed eseguito dai Carabinieri dopo un’indagine lunga e delicata, coordinata dalla Procura della Repubblica.
A far scattare tutto è stata una denuncia, il racconto di un genitore che ha deciso di non voltarsi dall’altra parte. Da lì, gli investigatori hanno piazzato le telecamere. Occhi elettronici che, giorno dopo giorno, hanno documentato «atteggiamenti provocatori e violenti nei confronti degli infanti a loro affidati», come si legge nella nota ufficiale diffusa dalla Procura.
I bambini maltrattati erano trentasei, tutti con meno di tre anni. Nelle immagini si vedono le tre maestre che – secondo l’accusa – strattonano, sgridano, schiaffeggiano i piccoli. E mentre i video scorrono, gli inquirenti ricostruiscono un quadro preciso: un clima di paura e aggressività quotidiana.
Il gip parla di «frasi denigratorie e violenze fisiche di entità tale da cagionare sofferenze fisiche e morali, idonee a compromettere il regolare sviluppo psico-fisico dei minori». Parole pesanti come macigni.
Il fascicolo resta aperto: le tre educatrici sono indagate per maltrattamenti su minori. Le telecamere, le testimonianze, le denunce. Tutto finirà sul tavolo del giudice. Ma intanto, la scuola dell’infanzia Melograno – convenzionata con il Comune – è diventata il simbolo di una ferita che in città fa rumore: quella che si apre quando chi dovrebbe proteggere i più piccoli li tradisce.
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