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Intervista: Sara Sole Notarbartolo e la sua Comunità Teatro

Intervista: Sara Sole Notarbartolo e la sua Comunità Teatro

Sara Sole Notarbartolo drammaturga, regista, formatrice, fondatrice e direttrice artistica di "Taverna Est Teatro" è pronta per il prossimo "In Progress", la rassegna teatrale per gli spettacoli in costruzione, aperta a tutti coloro che hanno necessità di "costruire" uno spettacolo, e che possono trovare confronto e ospitalità, prima della messa in scena finale dell'opera, a Napoli, presso lo spazio gestito dalla Notarbartolo: "La Sala Sole".
Per potere accedere a questa opportunità è stato indetto un bando, in scadenza il 30 settembre e per approfondire meglio l'argomento l'ho intervistata.


Come nasce l’idea del bando "In Progress"?
«Ho aperto la Sala Sole nel 2022 e quasi per caso mi sono resa conto di quanto fosse prezioso avere uno spazio dove potere invitare anche il pubblico a vedere uno spettacolo non ancora terminato. Mi sono detta:" Perché non condividere questa fortuna con altre compagnie?" Così è nato "In Progress". Volevo che questo piccolo privilegio diventasse un’occasione collettiva, una restituzione, uno scambio vivo tra artisti e spettatori».

Come funziona il bando?
«È pensato proprio per quelle situazioni in cui un progetto non è ancora compiuto. Lo so bene: in questi casi non si hanno video di qualità o foto di scena, eppure si sente l’urgenza di fare crescere l’idea con un pubblico vero davanti. Per questo chiediamo alle compagnie di raccontare con precisione ciò che intendono fare, magari inviando materiali dei lavori precedenti, dei registi, degli attori o degli autori coinvolti. Alla giuria non serve un prodotto finito, ma indizi forti e convincenti. Dico sempre: "Mettetevi nei panni dei giurati, fate capire loro cosa avete in testa"».

Chi compone la giuria?
«È un mix, volutamente eterogeneo. Ci sono spettatori comuni, studenti di teatro, critici, attori. Ma l'elemento fondamentale è il pubblico. Vogliamo che sia la comunità, non solo gli addetti ai lavori, a dire: “Questo progetto ci interessa, ci emoziona, vogliamo vederlo crescere"».

Che tipo di spettacoli avete ospitato finora?
«Già l’anno scorso cinque compagnie, provenienti da varie regioni italiane, tra cui la Toscana e la Calabria, sono arrivate alla Sala Sole. Il gruppo calabrese "Kollettivo Kontrora" ha vinto ed è stato meraviglioso lavorare con loro. Abbiamo accolto compagnie molto giovani ma già premiate e compagnie più mature, fuori dai circuiti ufficiali, che hanno presentato lavori di grande valore. È stato uno specchio interessante di ciò che accade oggi in Italia. Molti spettacoli parlavano del Covid e del dopo-Covid, altri nascevano da osservazioni intime, come un testo scritto durante il lockdown, guardando attraverso le finestre di un condominio. Altri ancora restituivano l’impressione di vivere come pesci rossi in una boccia. È stato bello, perché i temi sociali erano presenti, ma senza che prevaricassero i testi nel loro insieme. Contava la vitalità dello spettacolo, la necessità di mostrarsi, la capacità di incontrare davvero un pubblico».

La Sala Sole è uno spazio piccolo: che impatto ha questo sul bando?
«Non possiamo ospitare spettacoli con grandi scenografie o con compagnie numerosissime. Ma questa non è una limitazione: è un filtro che mette in risalto la preziosità dei progetti: lavori poetici, fragili, che hanno bisogno di intimità. Ci interessa il cuore della ricerca teatrale, non la potenza dei mezzi.»

Qual è la differenza rispetto ad altri percorsi di selezione teatrale?
«In Italia esistono un circuito ufficiale – quello degli stabili e dei grandi teatri – e un circuito non ufficiale, che pure ha le sue regole e i suoi gusti, spesso orientati sempre verso le stesse compagnie. Con "In Progress" proviamo a guardare altrove, a dare spazio a realtà di valore che altrimenti non si vedrebbero. È un doppio dono: da un lato alle compagnie, che trovano accoglienza e ascolto; dall’altro al pubblico, che ha l’occasione di incontrare spettacoli rari, difficili da vedere altrove».

Come si svolgono le giornate di "In Progress"?
«Ogni spettacolo non è mai solo “uno spettacolo”. Dopo la visione c’è sempre un momento di scambio con gli artisti. Può essere un incontro più formale o una chiacchiera informale nel dopo spettacolo, con un bicchiere di vino in mano. Ed è proprio lì che si compie la magia: l’arte che incontra la vita, nella semplicità dell’incontro, nella prossimità».

La Sala Sole non è solo rassegna, ma anche comunità?
«Quando abbiamo trovato questo spazio e abbiamo deciso di affittarlo e ristrutturarlo, investendo tutte le nostre risorse economiche era un deposito abbandonato, in un borgo molto bello ma ormai usato solo come parcheggio. Giorno per giorno e mese dopo mese la Sala Sole è diventato un riferimento e negli anni attorno a questo spazio si è formata una comunità reale. Facciamo corsi di teatro per bambini, adolescenti e adulti, incontri di lettura, attività di formazione. La compagnia "Taverna Est Teatro", che ho fondato nel 2004, lavora su progetti internazionali, ma avere finalmente una casa stabile ci ha permesso di costruire relazioni quotidiane, vicine. Credo che il senso dello stare al mondo sia proprio questo: creare bellezza e condividerla. "In Progress" è una piccola oasi di felicità che cerchiamo di offrire a noi stessi e agli altri».

Avete già pensato al futuro del bando?
«Si, il rammarico è che ancora non ci sono fondi sufficienti. Ci stiamo lavorando per dare in futuro anche degli indennizzi alle compagnie selezionate. Per ora possiamo dare quello che c’è: la gran parte dell’incasso delle serate come rimborso di parte delle spese ma vogliamo fare sempre meglio. Intanto il cuore dell'operazione è lo stesso: la possibilità attraverso la condivisione di crescere. Perché uno spettacolo, prima di arrivare sui grandi palchi, ha bisogno di piccoli spazi che credano nella sua urgenza».
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