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Cronaca

Il caso Orlandi e l’ombra dei Servizi: documenti, silenzi e poteri incrociati

Dai cinque fogli con il presunto rendiconto delle spese per il soggiorno londinese di Emanuela alla lettera anonima che chiama in causa Casaroli e De Pedis: piste mai approfondite, documenti bollati come falsi e verità che rischiano di scalfire l’intero sistema di potere vaticano

Emanuela Orlandi: Nuove rivelazioni e antiche bugie

I riferimenti ai servizi segreti sono una costante in tutte le piste importanti seguite nel caso di Emanuela Orlandi. Il fratello Pietro ha affermato di essere in possesso di elementi che dimostrano la veridicità della tesi secondo la quale la sorella sia stata portata in Inghilterra, dopo il rapimento del 22 giugno 1983. Nel 2018, Emiliano Fittipaldi acquisiva la lettera dei famosi “cinque fogli”, datata marzo 1998, e lo pubblicò nel suo libro “Gli impostori”, contengono le voci di bilancio del soggiorno della ragazza a Londra fino al 1998. È suddivisa in due parti, nella prima parte della lettera dei cinque fogli ci sono i nomi dei rapitori e mandanti, si parla di Monsignor Agostino Casaroli, cappellano del carcere Regina Coeli, di De Pedis, e dell’uomo più influente della Santa Sede, non precisato. Nella seconda parte segue il rendiconto finanziario in sintesi delle spese per “l’allontanamento domiciliare e delle fasi successive della cittadina Emanuela Orlandi”, descrivono la fase di preparazione, attuazione e mantenimento della ragazza tenuta a Londra. Tale rendiconto è scritto dal capo dell’Aspa di allora, ovvero l’Amministrazione patrimonio della Sede Apostolica, il cardinale Lorenzo Antonetti ne era l’autore, e lo indirizzava ai monsignori Giovanni Battista Re e Jean Luis Teran. Sulla nota della terza pagina del rendiconto è riportato: “Attività gestione Stampa coordinata Dottor Teofilo Benotti, L. 5.000.000”. Benotti ha collaborato con l’Osservatore romano, di lui Fittipaldi trova nell’archivio del Quirinale che sia stato insignito nel 1977 come “Commendatore” e dopo anche come “Grande ufficiale al merito della Repubblica italiana”.
La semantica del documento fa pensare che l’autore sia un agente dei servizi segreti. Gli agenti segreti non seguono una linea di comando definita, ma correnti di potere differenti che operano all’interno di istituzioni di tale importanza. Quanti poteri, magari in contrapposizione tra loro, governano le innumerevoli fonti di informazioni? La Santa Sede ha dichiarato che il documento dei “cinque fogli” abbia delle incongruenze di forma e quindi si tratta di un falso, ragion per cui, senza approfondire, la Commissione parlamentare d’inchiesta ha scartato questa pista.
Marcello Neroni si faceva pagare dai commercianti gli incassi delle slot machine gestite in società con Enrico De Pedis, aveva una sala giochi nei pressi di Via Cola di Rienzo, tra il palazzo usato dai servizi segreti e la sede operativa della DIA di Roma. Anni fa rilasciò un’intervista ad Alessandro Ambrosini, portati di recente alla luce sul blog “Notte Criminale”, che apre a scenari raccapriccianti su Woityla. Certo è da prendere con le pinze secondo Ambrosini stesso, ma l’intervista, di cui è riportato uno stralcio dell’audio nel blog in cui parla Neroni, fa comprendere perché non ci sia ancora oggi molta volontà di indagare seriamente. Soffermarsi su certe ambiguità andrebbe ad intaccare un intero sistema religioso con tutti gli agganci di poteri annessi. Sempre grazie ad Ambrosini emerge un tassello interessante, dal contenuto di una lettera anonima, una persona consigliò al cardinale Casaroli di contattare De Pedis per risolvere un problema diventato “un allarme”, si era venuti a conoscenza della relazione omosessuale del cardinale Casaroli. Il blog sopracitato non riporta l’identità dell’amante del cardinale, visto il ruolo che ha raggiunto nella sua carriera, ma ovviamente potrebbe sapere molto della vicenda Orlandi. Questa lettera è parte delle indagini della Commissione parlamentare d’inchiesta e della Procura, essendo viva la persona, ancora non ascoltata.

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