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10.09.2025 - 13:32
Marcello Pittella
Marcello Pittella non perde mai il vizio: un microfono, una platea e parte il sermone. Una predica alla volta, come un parroco laico del disincanto lucano. Anche stavolta si presenta come l’alleato scomodo – pardon, lucido – del centrodestra, e giù mazzate su agricoltura e sanità, con i soliti nomi messi in croce. Un'insalatona di etica, visione e responsabilità. Il tutto nella più totale assenza di autocritica. E proprio qui il paradosso più grottesco: quando è diventata di dominio pubblico la notizia del suo tirocinio al San Carlo di Potenza, come se fosse un neolaureato o un giovane medico alle prime armi – gratuito, certo, ma pur sempre un atto discutibile – a oltre sessant’anni, nessuno del centrodestra ha avuto l'esigenza o forse il coraggio di pronunciare anche mezza parola. Un gesto così surreale che avrebbe meritato almeno un’alzata di sopracciglio sull’opportunità politica, morale e simbolica – di un ex governatore e presidente del Consiglio regionale in carica che si presenta in corsia tra i camici bianchi, come se la Basilicata fosse una serie Tv. Un silenzio che pone una domanda: il centrodestra lucano è alleato di Pittella o suo ostaggio? Perché ad oggi l’unico che fa campagna elettorale permanente è proprio Pittella. Critica, si smarca, raccoglie transfughi, si ritaglia la parte del saggio solitario. E tutti gli altri? In una Basilicata che annaspa tra problemi veri e politica da teatrino, questo gioco delle parti inizia ad assomigliare più ad una farsa che ad una strategia. E se nessuno ha il coraggio di dirlo, vuol dire che il problema è molto più grande del silenzio.
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