IL MATTINO
Analisi
06.09.2025 - 11:43
Da anni si ripetono le stesse parole: spopolamento, invecchiamento della popolazione, giovani costretti ad andare via senza farvi più ritorno, famiglie che si riducono e un calo costante delle nascite. Un quadro che non risparmia il capoluogo di regione, Potenza, definito ancora “città di servizi” ma che, a ben guardare, vede diminuire proprio quei servizi che dovrebbero rappresentarne la sua forza. Le strade, durante la settimana, appaiono sempre più vuote: un declino che non lascia presagire nulla di buono. In questo scenario, sognare resta fondamentale, ma programmare lo è ancora di più. Occorre immaginare un futuro diverso e costruirlo. È qui che la Regione Basilicata deve assumere un ruolo centrale. Non basta più essere un ente “pagatore”: serve diventare cabina di regia, capace di orientare e stimolare investimenti, attrarre risorse e guidare una strategia di medio-lungo termine. Bisogna saper stimolare fattori economici, culturali e istituzionali, creando un ecosistema fertile. Solo coltivando un mix di apertura culturale e di condivisione delle conoscenze tra università, imprese e ricerca, in un ambiente poco gerarchico e tanto meritocratico, sarà possibile avviare una trasformazione profonda. L’occasione non manca. Se un imprenditore è pronto a mettere sul tavolo 120 milioni di euro per realizzare uno stadio — infrastruttura certamente utile e attesa — la politica regionale dovrebbe cogliere l’opportunità per spingersi oltre. Perché non immaginare una “Silicon Valley lucana”, capace di alimentare l’incrocio tra università, ricerca, capitale privato, innovazione e trasformazione di idee in imprese? Potenza ha sì bisogno di momenti ludici, sportivi e aggregativi, ma non può fermarsi a questo. La vera sfida è coltivare intelligenze, creare occupazione qualificata, rendere appetibile il ritorno dei giovani e frenare l’emorragia di chi parte. Per farlo serve una visione di Regione che vada oltre la gestione ordinaria e che sappia proporsi come catalizzatore di sviluppo. Il capoluogo, e con esso l’intera Basilicata, hanno bisogno di coraggio, di una regia istituzionale chiara e, soprattutto, di due ingredienti oggi sempre più rari: classe dirigente e visionari. Solo così si potrà passare dal racconto sterile del declino alla costruzione di un progetto concreto di rinascita.
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