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L'Intervista

Dall’Expo di Milano alle mostre del sacro in Basilicata: il bello secondo Scarcia

Gabriele Scarcia, critico e storico dell’arte lucano, dieci anni fa era all’Expo di Milano ad inaugurare la mostra “Il tesoro d’Italia” al fianco di Vittorio Sgarbi e di Oscar Farinetti, in veste di responsabile delle opere d’arte lucane esposte nell’evento mondiale

Dall’Expo di Milano alle mostre del sacro in Basilicata: il bello secondo Scarcia

Noto scrittore e giornalista che ha conquistato premi e riconoscimenti ambiti e pubblicato libri d’arte e di storia con le maggiori case editrici italiane, si è confrontato nell’anno in corso con la realizzazione di mostre temporanee. Non affatto scoraggiato nel reperire spazi espositivi idonei, ha seguito un unico comune denominatore: esposizioni legate al sacro.

CI PARLI DELLE TEMATICHE
 
"Stimolanti, innanzitutto! Il sacro rappresentato dagli oggetti liturgici, spesso in disuso, oggetti che hanno accompagnato il percorso spirituale e rituale di una chiesa nei secoli. Nella fattispecie quella di un centro come Miglionico nella quale due cappelle della matrice non sono state convertite in spazi espositivi quanto piuttosto si sono prestate mirabilmente all’esposizione".
 
COME SCEGLIERE E METTERE SU UNA MOSTRA IN UNO SPAZIO ESPOSITIVO CHE NON E’ QUELLO DI UN MUSEO O DI UNA GALLERIA D’ARTE?
 
"Ci sono contesti e contenuti che si fondono sapientemente. Non discordano ma piuttosto si amalgano. Questo è successo magicamente da quando ho ipotizzato a quando ho portato a compimento ogni progetto. E’ così che la cappella decorata con stucchi, maioliche, marmi, bassorilievi, tavole dipinte, cornici intagliate, è divenuta temporaneamente il luogo mistico ideale dove, dal corale all’ostensorio, si è creata una complicità e si è innescata una competizione del bello. Lo spazio si è rianimato conservando la sua natura. L’esposto è come ritornato in una casa già vissuta in un tempo antico. Non avrei mai scelto, per esempio, le stanze asettiche del castello del Malconsiglio, saloni che ricordano certe cliniche spoglie degli anni settanta, certamente ben adeguate ad altri scopi".
COME LEGGERE LE TESTIMONIANZE IN ESPOSIZIONE?
 
"Suggerirei: con il metro del giudizio altrui. Del visitatore distratto come di quello attento ai dettagli. Di quello autoctono come di quello proveniente dal centro-nord o dall’estero. Ho chiesto difatti di concludere ogni allestimento con un registro firme visitatori dove sono appuntate le emozioni del momento, i pensieri evocativi, l’ammirazione per la bellezza. I riscontri non si sono fatti attendere. Rosellina da Roma scrive il 2 agosto scorso:”grazie per la cura e la passione con cui proteggete la vostra storia artistica, bellissima sorpresa, Miglionico!; Sara da Ferrara: “..questa chiesa ci lascia tanto e ci fa riflettere sulle cose importanti della vita; D’Andrea, già sottosegretario del ministero dei BB. CC., ammirando le mostre: 'Molto interessanti per la ricchezza degli elementi e la efficacia dell’allestimento'; 'Ci facciamo sorprendere da questa antica chiesa' appunta la signora Ruggieri. Poi ci sono i pensieri dei bambini, suggestionati da quei richiami ancestrali connaturati nei nostri sensi. Non mancano le richieste di grazie contornate da preghiere, invocazioni".
 
QUINDI QUESTE MOSTRE SOLLECITANO RIFLESSIONI PROFONDE
 
"Innescano curiosità. Spronano la propensione verso la conoscenza. Invogliano alla tutela del bene. Nutrono l’anima. Riducono le distanze dalla spiritualità. Stimolano domande e risposte. Implementano l’offerta turistica. Creano una connessione tra le innumerevoli sensibilità dei visitatori. Per conoscere e riconoscere un modo d’interpretare diverso dal proprio. Per soffermarsi a osservare cosa è cambiato dalla realizzazione di quanto esposto. Guardandosi bene che siano mostre temporanee ma non contemporanee, poiché la seduzione dell’antico è troppo preponderante rispetto al moderno. Che rientrano pienamente, come sperimentazione da portare in ogni dove della nostra regione, tra le buone pratiche. Con concretezza. Con competenza. Assumendosi l’onere e la responsabilità di fugare ogni maldestra operazione che possa nuocere tanto all’opera d’arte quanto  al contesto".     
 
L’ULTIMA MOSTRA REALIZZATA?
 
"Decisamente una mostra legata alla luce. Ospitata nella cappella che protegge il Polittico del Cima trova il suo picco di gradimento non appena si accende l’illuminazione. Un riverbero talmente intenso da lasciare senza parole. Pittura, scultura e argenteria, quest’ultima la tematica, si contendono l’inaspettato. Oggetti liturgici d’argento si lasciano accarezzare o trafiggere dalla luminosità. Pissidi. Calici. Reliquiari. Croci. Ostensori. Ornamenti. Reliquiari. Dal Cinquecento al Novecento. Tra nomi di illustri argentieri e donatori facoltosi. Un laccio di oro, unico pezzo aureo intervallato da diamanti, rubini, smeraldi e perle, benedetto da San Giovanni Paolo II, promette non poche emozioni. Una mostra, più mostre, consentitemi in ultimo, che rinsaldano i rapporti umani. Il benestare del parroco Don Egidio Musillo. La fattiva collaborazione del priore Nino Comanda. La disponibilità in corso d’opera di chi rimane nell’ombra per umiltà, pur in un bagliore così preponderante. Accecante".
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