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02.09.2025 - 11:25
“In Basilicata il problema delle vittime di reato non è principalmente la mancanza di risorse. Gli strumenti, le leggi e le reti di sostegno esistono, e possono essere attivati. Il vero ostacolo è un altro: la cultura del silenzio”. Lo dichiara Tiziana Silletti, Garante delle vittime di reato e delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, per il diritto alla salute e degli anziani che aggiunge: “Un silenzio che viene da lontano, figlio di una storia segnata da povertà, emigrazione, sacrifici. Un silenzio che ha insegnato a sopportare piuttosto che a denunciare, a nascondere piuttosto che a chiedere aiuto. È un silenzio arcaico, radicato nella vergogna e nella paura del giudizio, che ancora oggi condanna troppe vittime a rimanere invisibili. E la violenza nascosta, quella che non lascia segni sul corpo ma lacera l’anima, è presente in tutti gli ambienti e in tutte le realtà. Anche in quelle che sembrano più sicure e tranquille, e che invece celano storie fatte di abusi e silenzi. Spesso, la ferita più profonda arriva proprio da chi è più vicino: da chi dovrebbe amare e proteggere, da chi ispira fiducia e invece la tradisce. È questa vicinanza tradita che rende la violenza ancora più devastante, perché confonde, paralizza e spinge a tacere”. “Spezzare questa catena culturale è la vera sfida della nostra terra. Significa dare alle vittime il coraggio di parlare, riconoscere che la vergogna non appartiene a chi subisce ma a chi commette violenza, e costruire comunità capaci di ascolto, sostegno e giustizia. In questo cammino, l’Ufficio del Garante delle vittime di reato in Basilicata è pronto a dare voce a chi non riesce a parlare, intervenendo con professionalità e delicatezza. Perché ogni vittima merita ascolto, protezione e rispetto. La libertà – conclude la Garante - nasce solo quando la voce sostituisce il silenzio, e quando la dignità è più forte della paura”.
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