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24.08.2025 - 18:48
«La sicurezza negli istituti penitenziari non può e non deve essere affidata alla presenza dell’esercito». Lo afferma con chiarezza Tiziana Silletti, Garante dei Detenuti, delle vittime di reato, della salute e degli anziani della Regione Basilicata, intervenendo dopo le recenti dichiarazioni del Sappe (Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria) che chiedeva l’intervento dei militari nelle carceri. «La strada da seguire è un’altra – spiega Silletti –. Servono più risorse, più personale penitenziario adeguatamente formato e condizioni di lavoro migliori. Non possiamo ridurre il tema della sicurezza a un piano meramente numerico o logistico». Per la Garante lucana, la chiave per una reale sicurezza penitenziaria non è il controllo armato, ma l’investimento nelle persone. «Un carcere sicuro non è un carcere blindato – ribadisce – ma un luogo che restituisce dignità. Un luogo che investe sul reinserimento, sulla responsabilizzazione e sull’umanità». Secondo Silletti, puntare sulla riabilitazione significa prevenire la recidiva e, di conseguenza, rendere la società nel suo insieme più sicura. «Dare amore, rispetto e opportunità a chi sta scontando una pena – sottolinea – significa lavorare per una vera sicurezza collettiva. Perché una persona che esce cambiata, formata, accolta dalla comunità, non rappresenta più un rischio, ma una risorsa». La Garante insiste su un punto fondamentale: «La sicurezza nasce non dalla paura o dalla chiusura, ma dalla capacità di restituire fiducia e prospettive». E aggiunge: «Solo così le nostre carceri potranno diventare davvero più giuste, più umane e più sicure». Nella parte finale del suo intervento, Silletti rivolge un pensiero al personale penitenziario lucano: «Rinnovo la mia assoluta disponibilità e vicinanza a tutte le operatrici e agli operatori penitenziari della Regione Basilicata. Sono grata per ogni sforzo e per la dedizione con cui svolgono quotidianamente un lavoro complesso e prezioso, spesso sottovalutato ma essenziale per l’equilibrio della nostra democrazia».
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