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Crisi idrica in Basilicata: sei associazioni contro "ogni ipotesi di potabilizzazione permanente del Basento"

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È partita oggi a Potenza, una campagna di raccolta firme per dire un secco “no” all’utilizzo potabile delle acque del fiume Basento. A promuoverla sono sei realtà associative del territorio: Potere al Popolo, USB, Abaco, OSA, Cambiare Rotta e Collettivo UmanitAnxia. Le associazioni, attraverso una nota congiunta, denunciano che la crisi idrica in Basilicata non è un fenomeno recente, ma l’esito di decenni di cattiva gestione, abbandono infrastrutturale e mancata manutenzione programmata. A pesare, spiegano, sono anche i profondi mutamenti climatici in corso: aumento delle temperature, riduzione delle precipitazioni e siccità prolungate. “La situazione è figlia di una totale assenza di innovazione tecnico-organizzativa nella gestione delle risorse idriche – si legge nel documento –. Oggi i nodi vengono al pettine: invasi al minimo storico, interruzioni impreviste, razionamenti imposti, imprese in difficoltà”. Le preoccupazioni maggiori sono legate alla drastica riduzione delle riserve idriche: decine di milioni di metri cubi d’acqua sono andati persi a causa dello svuotamento degli invasi, motivato dalle norme di sicurezza imposte dall’Ufficio Dighe, in particolare per le dighe del Camastra e di Acerenza. Ma l’attacco più deciso delle associazioni è rivolto alla proposta, avanzata dal presidente Bardi e dalla sua Giunta, di rendere permanente l’utilizzo potabile delle acque del Basento, attraverso il collegamento con la traversa di Trivigno. “È una scelta pericolosa – sostengono –: quelle acque non sono salubri. Il Basento raccoglie scarichi industriali di Tito e Potenza, sversamenti abusivi e acque trattate solo parzialmente dal depuratore cittadino. È impensabile farle arrivare direttamente nelle case”. Tra i casi citati come emblematici, le interruzioni idriche che hanno colpito di recente aziende come Orma e Politec nella Val Basento, con centinaia di lavoratori coinvolti. La raccolta firme punta a bloccare definitivamente ogni ipotesi di potabilizzazione permanente del Basento e a rilanciare invece un investimento serio nella manutenzione delle infrastrutture, nella tutela della risorsa idrica e in un nuovo modello di gestione sostenibile.

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