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19.08.2025 - 16:13
Una testimonianza che commuove e al tempo stesso restituisce fiducia nella sanità pubblica, spesso sotto attacco. È la lettera inviata da G.L., cittadino di Laterza, in occasione del secondo anniversario del trapianto di fegato che gli ha salvato la vita nell’agosto 2023. Due anni dopo, ha voluto mettere nero su bianco la propria gratitudine nei confronti dell’Ospedale Madonna delle Grazie di Matera e di tutte le figure professionali che hanno segnato positivamente il suo cammino di cura. “Oggi, a distanza di due anni, sento il bisogno di scrivere queste righe per esprimere un sincero e profondo ringraziamento a tutte le persone che hanno reso possibile il mio percorso”, scrive G.L., che nella sua lettera ripercorre ogni tappa del trattamento, dall’incontro con il dott. Giacinto Casciano di Laterza, specialista in Malattie Infettive, fino al centro trapianti dell’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma. Il cuore del ringraziamento è rivolto proprio a Matera, dove G.L. ha incontrato figure professionali di spessore: il dott. Pasquale Santarcangelo (internista), il dott. Rocco Clemente (epatologo), la dott.ssa Maria Grazia Scheiwenn (coordinamento trapianti) e il dott. Nicola Gulinello, chirurgo specialista nei trapianti. A loro, e a tutto il personale dell’ospedale lucano, l’autore dedica parole cariche di emozione: “Persone non solo eccellenti sul piano tecnico, ma capaci di trasmettere fiducia, empatia e rispetto per i pazienti. Un sorriso può diventare una cura, e io e la mia famiglia non dimenticheremo mai l’amore che abbiamo ricevuto.” La lettera assume un valore ancora più rilevante in un’epoca in cui si parla spesso solo delle criticità del sistema sanitario. Invece, questa esperienza conferma che esistono anche esempi virtuosi, strutture che funzionano e professionisti che meritano visibilità: “Questa esperienza ha confermato quanto valore e qualità ci siano anche nelle strutture sanitarie del Sud. Questi luoghi meritano fiducia, rispetto e tutto il nostro supporto.” Una gratitudine che si estende anche a Roma – dove è avvenuto l’intervento – e al personale territoriale della Asl a Laterza, come l’infermiera ADI Deborah Cavallo, che ha seguito con dedizione il decorso post-operatorio a casa. Così come alle infermiere Patrizia Valente e Maria Rina Starace, citate per il loro impegno nel coordinamento e nell’assistenza al P.O.I.T. di Roma. L’intento di G.L. non è solo dire grazie, ma anche restituire fiducia alla collettività. Una storia di cura, speranza e riconoscenza che non solo rende onore ai professionisti lucani, ma rappresenta un esempio concreto di come anche al Sud si possa – e si debba – parlare di sanità pubblica di qualità.
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