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L'appuntamento

A Barile tra "Vigne e parole" con Giuseppe Lupo e Antonio Cecere per raccontare il Meridione

Un’azienda agricola – la Donato D’Angelo – diventa un palcoscenico naturale dove le vigne diventano quinte sceniche e il crepuscolo segna il ritmo della narrazione.

vigna e parole a barile: giuseppe lupo e antonio cecere raccontano il meridione

Giuseppe Lupo

Protagonisti due interpreti d’eccezione: Giuseppe Lupo, scrittore e ordinario di Letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Antonio Cecere, studioso di storia e presidente dell’Archeoclub del Vulture. Li accompagnano il giovane chef lucano Michele Macchia e la musica di Tiziano Gioiosa e Maria Francesca Ditaranto. Un Sud che si racconta, dunque, e che chiede ascolto attraverso la forza congiunta di parola, gusto e suono.

Perché parlare del Meridione oggi? La domanda non è soltanto il titolo di un incontro, ma una chiave che apre molte porte: storia e futuro, paesaggio e memorie, comunità e immaginario. A Barile, nel cuore del Vulture, martedì 19 agosto 2025 alle ore 19, “Vigna e parole” trasforma un’azienda agricola – la Donato D’Angelo – in un palcoscenico naturale dove le vigne diventano quinte sceniche e il crepuscolo segna il ritmo della narrazione. Protagonisti due interpreti d’eccezione: Giuseppe Lupo, scrittore e ordinario di Letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Antonio Cecere, studioso di storia e presidente dell’Archeoclub del Vulture. Li accompagnano il giovane chef lucano Michele Macchia e la musica di Tiziano Gioiosa e Maria Francesca Ditaranto. Un Sud che si racconta, dunque, e che chiede ascolto attraverso la forza congiunta di parola, gusto e suono.

UN MERIDIONE CHE SI RACCONTA TRA VIGNE E PAROLE
C’è un Meridione che vive nei ricordi e uno che si rinnova, che non accetta di restare ai margini della mappa né del discorso pubblico. “Vigna e parole” nasce dentro questa tensione creativa: una rassegna che fa della vigna – luogo di lavoro e di attesa, di stagione in stagione – la metafora di una cultura capace di sedimentare e rifiorire. È significativo che l’annuncio cada il 18 agosto 2025, nel pieno dell’estate lucana, quando il territorio brulica di iniziative e incrocia turisti, rientri e comunità locali. Mettere in dialogo letteratura e storia nel Vulture significa interrogare i paesaggi come archivi viventi, cercando in piazze e campagne le parole per raccontare le fragilità e le forze del Meridione.

# GIUSEPPE LUPO: LA NARRATIVA COME “LABORATORIO DI SPERANZA”
Nato ad Atella, Giuseppe Lupo ha fatto del Sud la scena e il respiro della propria narrativa. Nei romanzi – da L’americano di Celenne a Gli anni del nostro incanto, passando per Breve storia del mio silenzio – la Lucania si fa scenario mitico: i paesi e le piazze non sono cartoline, ma dispositivi di memoria collettiva dove il reale si intreccia con l’immaginario. Insignito di premi prestigiosi come il Mondello e il Viareggio, saggista ed editorialista per il Sole 24 Ore e Avvenire, Lupo lavora da anni su un’idea semplice e radicale: la cultura come strumento di resistenza civile. Non stupisce che definisca il Sud “un laboratorio di speranza”: una formula che è visione e prassi, capace di rovesciare il cliché dell’arretratezza in un’officina di futuro, dove le storie, prima di salvare i luoghi, salvano la percezione dei luoghi.

# ANTONIO CECERE: LA STORIA CHE FA COMUNITÀ
Accanto alla visione poetica di Lupo, Antonio Cecere porta l’esattezza dello storico e la concretezza dell’operatore culturale. Ricercatore presso la Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università della Repubblica di San Marino e presidente dell’Archeoclub del Vulture, Cecere ha riportato il Vulture al centro della scena lucana con progetti che coniugano ricerca e partecipazione. Con Ninfea 2024 ha messo a fuoco il patrimonio naturale e archeologico in chiave condivisa; con Eminalis Festival, pochi giorni fa, ha trasformato Rionero in un laboratorio di identità fra rievocazioni storiche, incontri e performance artistiche. La sua è una storia “in presa diretta”, capace di scendere in strada, parlare con i territori e restituire loro cittadinanza culturale.

# PERCHÉ PARLARE DEL MERIDIONE OGGI? OLTRE I CLICHÉ
La domanda che dà il titolo all’incontro è anche un invito a disinnescare semplificazioni. Non si tratta di indulgere nel lamento o nell’autocelebrazione, ma di ricomporre la complessità. Oggi il Sud è al tempo stesso frontiera e centro: un luogo dove le comunità pensano se stesse attraverso pratiche culturali che tengono insieme memoria e futuro. La Basilicata, in queste stesse giornate, dà segnali chiari: sabato 23 agosto 2025, alle 20.30, in piazza Orazio a Venosa, è atteso un incontro pubblico con Nicola Gratteri; sempre a Venosa, lunedì 18 agosto 2025 alle 22:00, è in programma il concerto degli Zero Assoluto; a Grottole (MT) Anna Tatangelo torna sul palco con un repertorio scolpito da otto partecipazioni al Festival di Sanremo e oltre 20 dischi di platino. Non sono soltanto eventi: sono il tessuto vivo di una regione che investe nei luoghi come piattaforme civiche, in un agosto che alterna riti, musica, incontri e persino imprese sportive, mentre sul Mediterraneo va in scena la Palermo–Montecarlo, dal 19 al 24 agosto, con il suo fascino intatto. E se le previsioni del 17 agosto segnalano variabilità meteo in Basilicata, è altrettanto vero che, sul piano culturale, la stabilità è tutta nella partecipazione: tra feste patronali, premi cittadini e azioni collettive che, come a Marina di Pisticci, ricordano che la comunità è prima di tutto collaborazione.

## IL GUSTO DEL TERRITORIO: L’APERITIVO DI MICHELE MACCHIA E I VINI DONATO D’ANGELO
Che cosa aggiunge la cucina a un dialogo su letteratura e storia? Più di quanto sembri. La proposta di Michele Macchia, giovane chef lucano, farà da cerniera tra discorso e contesto, legando il racconto alla materia viva del territorio: un aperitivo costruito su materie prime locali, accompagnato dai vini della Cantina Donato D’Angelo. È una scelta che non ha nulla di accessorio: come in un romanzo, i dettagli parlano. Qui raccontano di filiere corte, ospitalità, paesaggio agricolo. In una parola: appartenenza. Bere un calice durante un confronto sul Meridione non è un gesto ornamentale; è un modo per riconoscere che i saperi – quelli della vigna e quelli dei libri – nascono entrambi dalla pazienza, dalla cura, dal tempo lungo.

## LA COLONNA SONORA: TIZIANO GIOIOSA E MARIA FRANCESCA DITARANTO
La musica di Tiziano Gioiosa e Maria Francesca Ditaranto completerà la tessitura della serata, intrecciando note e parole al ritmo del tramonto tra i filari. Anche qui la metafora regge: come gli archi delle vigne sostengono i tralci, così la musica sostiene la memoria, la amplifica, la proietta. Un Sud che si racconta al presente ha bisogno di molte voci e di più registri: chi legge, chi interpreta, chi suona. La polifonia non è un vezzo: è la forma naturale di una terra plurale.

## INFORMAZIONI PRATICHE
Il dialogo di “Vigna e parole” a Barile, presso l’Azienda agricola Donato D’Angelo, è a ingresso libero; la prenotazione è consigliata. L’appuntamento è per martedì 19 agosto 2025, alle ore 19. Il titolo, “Perché parlare del Meridione oggi?”, indica già la postura richiesta al pubblico: partecipare con domande, esperienze, curiosità. Perché un racconto del Sud che non include l’ascolto reciproco resta un monologo; e i monologhi, si sa, convincono poco.

# BARILE, VULTURE: QUANDO IL PAESAGGIO DIVENTA ARGOMENTO
Non è un dettaglio che l’evento si tenga a Barile, nel Vulture. Qui il paesaggio non è scenografia, ma argomento in sé. I vigneti raccontano di stratificazioni geologiche e culturali, di un’economia agricola che si apre al turismo senza perdere radici. Se il Meridione spesso viene “spiegato” da altrove, questa rassegna prova a capovolgere il punto di vista: far parlare i luoghi dal loro interno, con chi li abita e li scrive. Il merito dell’iniziativa sta nell’aver messo in comune sguardi diversi – la visione simbolica di Lupo, l’impegno storico-comunitario di Cecere – dentro una cornice che non teme l’ibridazione: storia, letteratura, cucina, musica.

# OLTRE L’EVENTO: UN METODO
Che cosa resterà, domani, di una sera tra filari? Forse l’immagine semplice di un calice al tramonto. O forse, più profondamente, l’idea che il racconto del Sud abbia bisogno di rituali civili in cui il pubblico non assista soltanto, ma prenda parte. È un metodo, prima che un calendario: scegliere luoghi significativi, chiamare chi li studia e chi li narra, integrare saperi, tenere insieme radici e visioni. In un’Italia spesso distratta verso i suoi margini geografici e culturali, serate come quella di Barile affermano il Meridione come centro pulsante di idee, memorie e bellezza. E ricordano che la cultura, quando incontra la comunità, non si limita a rappresentare: cambia la percezione dei luoghi, apre prospettive, crea legami. Proprio come una vigna ben curata: stagione dopo stagione, filare dopo filare.

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