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Fantastico Pasticcio

Fantastico Pasticcio

Va detto, il progetto indubbiamente parte da buone intenzioni, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo una regia a dir poco confusa. Un copione scritto con la penna dell’entusiasmo, ma diretto con l’occhio bendato di chi crede basti scopiazzare qualcosa in giro per lo Stivale. Che ci sia riuscita o meno, questa “iniziativa culturale” ha avuto un impatto innegabile: ha unito l’intero spettro politico nella più rara delle concordanze: la delusione condivisa. Tutti d’accordo, come a un pranzo di famiglia quando la lasagna è venuta male. Il vero problema è che Fantastico Medioevo sembra per davvero la metafora perfetta della politica lucana attuale: una scenografia sfarzosa, una narrazione luccicante e personaggi in costume che recitano ruoli sbagliati. Il tutto condito da un silenzio assordante, come se nessuno a prescindere dalle esclusioni più o meno evidenti avesse il coraggio di ricordare – magari con un piccolo appunto in calce – che la cultura è una cosa seria. È studio, ricerca, confronto, approfondimento. Non è una fata con l’ombretto glitter o un bando da riempire con le prime idee pescate da Instagram. Serve qualità, preparazione e rispetto perchè la cultura può anche essere leggera, divertente e popolare, ma mai improvvisata e raffazzonata. Nel frattempo, la Basilicata aspetta. E spera. Magari in un Rinascimento. 

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