IL MATTINO
Sport
29.07.2025 - 15:14
È stato presentato in anteprima al Festival Marateale il documentario «Un’Altra vita» del regista Walter Molfese che racconta una storia di sport, ma soprattutto un’avventura umana, quella di Donato Telesca. Dopo l’incidente che lo ha privato delle gambe a soli tre anni, Donato ha capito presto che non avrebbe potuto praticare molti sport. A otto anni, iniziando ad allenarsi in palestra, si accorge però di avere un vero talento naturale. Oggi Donato ha ottenuto otto record del mondo ela prima medaglia della storia italiana nella pesistica alle paralimpiadi di Parigi 2024. «Abbiamo seguito Donato verso un sogno. Prima come osservatori, poi diventando compagni di strada ed amici», ha raccontato Molfese, lucano come anche lo sceneggiatore, Egidio Matinata. «Da Dubai a Tbilisi, da Roma a Pietragalla, da Ariano Irpino a Parigi abbiamo condiviso allenamenti, paure, attese, gare, risate e lacrime. Non è un caso che la storia, con un protagonista lucano e raccontata da lucani, sembri la rappresentazione concreta della citazione di Leonardo Sinisgalli dalla quale il film prende il titolo e che narra dei lucani come eterni insoddisfatti, che non si consolano mai ed a cui mai basta quello che hanno raggiunto». Un’Altra Vita è il racconto di un’ossessione, la medaglia, ma anche di una rinascita. «Ogni passo della mia carriera, dai primi allenamenti post‑incidente, ai record mondiali juniores, fino al podio olimpico, racconta di come, partendo da zero, si possa disegnare un percorso che sembrava impossibile. È questa esperienza a guidare la mia visione: trasformare gli ostacoli in opportunità, creare la propria fortuna e ispirare chiunque a non accontentarsi, a sognare più in grande e a costruire il futuro che desidera», racconta Donato Telesca, che alla passione per lo sport ha legato quella per lo studio con una laurea triennale e magistrale in Economia e Management: «Mi affascina l’idea di progettare e sviluppare prodotti e servizi che possanomigliorare la vita delle persone: dalle sfide di mercato all’ideazione di soluzioni innovative, ogni progetto è un’opportunità di contribuire concretamente al mondo che ci circonda». Ed a tal proposito, Donato guarda al futuro e alla sua terra: «Porto nel cuore il sogno di tornare in Basilicata, ma so che vivere stabilmente in una realtà ancora poco dinamica può essere difficile per una persona come me, sempre alla ricerca di novità e sfide. Quello che posso garantire, però, è che investirò nella mia terra. Nei prossimi mesi inaugurerò i miei primi centri fitness in Basilicata e dintorni. Voglio restituire alla regione ciò che mi ha dato con iniziative che creino opportunità, sviluppo e valore». Il film Un’altra vita vuole essere dunque non solo una storia di rinascita, ma di ispirazione. «Ho sempre vissuto il libro “In piedi” di Donato di Capua come un’esperienza unica», racconta Telesca, «capace di raccontare il mio vissuto a chi ama leggere, ma da tempo sognavo di raggiungere chi, purtroppo, non si avvicina ai testi. Quando ho incontrato Walter, la mia visione irrazionale si è unita al suo approccio creativo e professionale. Abbiamo deciso di lavorare insieme, scavare davvero a fondo nella mia vita, nei traumi, nelle difficoltà e nelle fragilità e sfidare me stesso raccontando un percorso che non avevo mai compiuto. Per me questa è stata la sfida più grande: non solo narrare una vittoria già conquistata, bensì mostrare le mille incertezze, la fatica e le emozioni di chi lotta per qualcosa che non ha ancora ottenuto. Il mio più grande sogno è lasciare un segno positivo nel mondo, aiutare chi mi sta intorno e migliorare ciò che tocco. Non si può vincere sempre, nella sconfitta c’è il seme della vittoria. Quando perdo, colgo l’occasione per crescere e trovare la forza per andare avanti. Vincente non è chi accumula solo successi ma chi, pur cadendo, si rialza con la determinazione a fare meglio». Telesca, che nella disabilità ha trovato la forza, al dolore ha dato uno scopo: «Ispirare gli altri a non arrendersi mai, a rialzarsi dopo ogni caduta e contribuire a lasciare il mondo migliore di come l’ha trovato».
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