IL MATTINO
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24.07.2025 - 11:08
A che punto è ridotta l’opposizione in Basilicata? Semplice: basterebbe guardare le reazioni a seguito del grottesco tirocinio di Marcello Pittella. Il caso è chiaro, lampante, persino didattico: c’è un politico esperto, una figura di peso che guida l'Assise regionale con una storia ingombrante alle spalle, che ha gestito la sanità lucana e che oggi “si forma” (senza compenso) nella principale struttura del sistema sanitario regionale che ha modellato da governatore. Una parabola da film, che in una regione con un’opposizione degna di questo nome avrebbe fatto saltare i banchi. In primis per la pericolosa ambiguità tra rappresentanza istituzionale e presenza tecnica in uno svuotamento di etica pubblica.
Ma la vera notizia non è il tirocinio in sé di un over 60. La vera notizia è la reazione dell’opposizione: una miscela di silenzi, imbarazzi e afonia che grida vendetta. Altro che richiesta di chiarimenti ufficiali, altro che barricate. Nessuna levata di scudi, nessuna conferenza stampa di fuoco, forse per non disturbare gli equilibri, forse per tenersi aperte porte future, forse — peggio — perché non lo considera un problema?
E allora la domanda è brutale, ma necessaria: che opposizione è quella che non insorge unita, rumorosa e compatta davanti ad un caso del genere? A cosa serve? Quale funzione svolge? Salvo poche eccezioni — Piero Lacorazza da un lato, il tandem pentastellato Araneo-Verri dall’altro — il vuoto è pressoché totale. Questo giornale non è mai stato tenero con il capogruppo dem e non lo sarà oggi. Ma gli va riconosciuto un impegno costante e una voce che almeno prova a incrinare il conformismo. Detto ciò, sul tirocinio di Pittella avrebbe potuto — e dovuto — fare di più. Se al posto dell'attuale presidente del Consiglio regionale, punta di diamante di Azione, già governatore per il centrosinistra, ci fosse stato un leghista o un meloniano, Lacorazza si sarebbe probabilmente incatenato davanti al Pronto soccorso. E invece è arrivata solo una timida reazione, un sussurro più che un grido. “Qualcosina ina”, direbbe Crozza. Troppo poco, per uno che sa — e può — fare molto di più. Archiviati (a ragion veduta) Leggieri e Perrino, il duo Araneo - Verri ha fatto la sua parte e si muove tendenzialmente con coerenza portando avanti battaglie vere, anche sui temi ambientali. Ma sono sole. Letteralmente sole. E il resto dell’opposizione? C’è chi pratica il doppio forno anche in virtù di alleanze e interessi territoriali, chi il triplo, chi fa il socialista, chi il cooperante, chi il portoghese, chi prende tempo, chi non vuole disturbare, chi soprassiede. Chi non parla mai, chi finge di indignarsi sui social e poi fa l'occhiolino alla Giunta Bardi. Nel frattempo, la maggioranza di centrodestra puntellata da Polese e per l'appunto da Pittella governa indisturbato, anzi, beato. Decide, sbaglia, nomina, raddoppia e passa sempre in mezzo alle maglie larghe di una minoranza molle. Il problema non è solo politico. È culturale. È il riflesso di una regione che ha disimparato a confliggere, a confrontarsi, a dire “no” con forza e chiarezza.
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