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Caso Open Arms, Pepe al fianco di Salvini: “Basta persecuzioni”

Arriva in Cassazione il caso Open Arms che vede il leader della Lega Matteo Salvini imputato dei reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver negato, nel 2019, lo sbarco alla nave della ong spagnola e ai 147 migranti soccorsi in mare. Dopo l'assoluzione di dicembre scorso e il deposito delle motivazioni della sentenza, la Procura di Palermo ha scelto di ricorrere direttamente davanti ai supremi giudici, 'saltando' il giudizio di appello

Caso Open Arms, Pepe al fianco di Salvini: “Basta persecuzioni”

Pepe e Salvini

Una riflessione netta, appassionata e civile, quella consegnata ai social network da Pasquale Pepe, commissario regionale della Lega Basilicata, che interviene sul nuovo ricorso della Procura di Palermo contro l’assoluzione di Matteo Salvini. Un post, pubblicato dal commissario lucano del Carroccio Pasquale Pepe, che è molto più di una semplice difesa di partito: è una dichiarazione di metodo, di fiducia nelle istituzioni e di coraggio politico. “Dopo tre anni di gogna – scrive Pepe – fiumi di soldi pubblici buttati al vento e tempo sprecato, si vuole perpetrare una condotta persecutoria che non ha alcun fondamento giuridico.” Parole dure, ma non astiose, che rivelano l’anima garantista e riformista di Pepe, abituato a parlare alla coscienza civile del Paese prima ancora che all'elettorato di un partito. Quello del vicepresidente della Regione Basilicata non è solo un metaforico abbraccio al vicepremier Salvini e alla sua "condotta specchiata valutata da un giudice terzo", ma è la denuncia di una giustizia che rischia – nei casi mediatici – di perdere di vista l’equilibrio tra diritto e spettacolarizzazione. Il suo è un richiamo alla responsabilità, al “buonsenso” e al “coraggio”, per riformare regole che “non hanno più senso di essere in vigore”. Da sempre figura di equilibrio all’interno del centrodestra lucano, Pepe si distingue per uno stile politico asciutto ma empatico, mai incline agli eccessi verbali e sempre ancorato a una visione coerente del ruolo pubblico. Non è un caso che la sua presa di posizione stia raccogliendo consensi trasversali, tra chi riconosce nella sua figura una delle poche in grado di tenere insieme la bandiera dell’identità e quella del dialogo istituzionale. “Avanti tutta, Matteo!”, conclude. Ma in quella frase c’è anche un implicito “Avanti” per una politica che non si rassegna alla deriva del pregiudizio e che, invece, sceglie di guardare con razionalità al futuro del Paese e al suo fondamento democratico.

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