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Analisi

Emergenza idrica, solidarietà di cartone e contatori a zero. Acqua del Sud Spa: la grande sete… di chiarezza

Siccità, indennizzi a 33 Comuni del Molise

L’accordo in Prefettura tra Puglia e Basilicata per spartirsi — in piena emergenza — l’acqua del fiume Sinni è la prova provata che la solidarietà interregionale esiste: basta avere la gola secca a sufficienza per riscoprirsi fratelli d’acqua.
Peccato che, finita la foto di rito, la solidarietà evapori come una pozzanghera di luglio. Da quando Acque del Sud S.p.A. è stata catapultata a gestire dighe, invasi e paratie dal 1° gennaio 2024, la Basilicata sembra aver firmato un patto segreto con la siccità e l’inefficienza. Prima ha lasciato a secco 140 mila cittadini (che, a occhio, non sono stati proprio felici di lavarsi con l’acqua minerale), ora tocca agli agricoltori guardare il cielo sperando che piova, perché dalle condotte traballanti pare non arrivare granché. Ovviamente, la colpa non è mai di nessuno — tranne che del “racconto” del cambiamento climatico, che funziona sempre bene come parafulmine per giustificare inefficienze. In fondo, a cosa serve una società idrica a trazione centrale se non a centrare perfettamente i problemi e risolverli? Intanto si scambiano cortesie: un po’ d’acqua in prestito alla Puglia, qualche rassicurazione in Prefettura e parte il racconto di aver risolto tutto celermente. Una sequenza ormai consolidata. Gli agricoltori, intanto, fanno i conti con raccolti a rischio, costi alle stelle e nessuna certezza su quanta acqua avranno domani. Perché un piano di riparto chiaro e trasparente pare troppo rivoluzionario: vuoi mettere l’adrenalina di svegliarsi ogni mattina senza sapere se toccherà o meno l’irrigazione? Nel frattempo, la gente di Basilicata continua a invocare chiarezza. Anzi: certezza. Una parola che fa ridere se applicata a tubature fatiscenti e a una gestione emergenziale diventata la nuova normalità. Si invocano soluzioni strutturali, investimenti seri, reti moderne. E invece fioccano deroghe e rattoppi. Poi magari ci si sorprende quando i laghi artificiali diventano pozzanghere e la gente si lamenta. L’acqua dovrebbe essere un bene comune, ma qui rischia di diventare un bene di lusso. Essenziale per le comunità, vitale per le campagne. Fino a quando ogni metro cubo non sarà gestito con rispetto — e non con dichiarazioni di facciata — la Basilicata dovrà accontentarsi di brindare… con l’acqua minerale. Tanto alle prossime elezioni si racconterà che la colpa è dei predecessori.

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