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Quindici anni dopo: siamo ancora fermi a Papaleo?

Quindici anni dopo: siamo ancora fermi a Papaleo?

Ancora una volta la Basilicata viene impacchettata in un claim vecchio, monotono, stanco, privo di qualsiasi vera spinta creativa. “Coast to Coast”: il titolo della nuova campagna di comunicazione e marketing turistica, ovvero "iniziativa strategica" intrapresa dall’Apt, è tutto fuorché innovativo. È l’ennesima riedizione di una formula pubblicitaria da dépliant che affonda in cliché triti e ritriti, incapace di parlare davvero al presente né tantomeno al futuro. Durante la conferenza stampa l’assessore regionale all’Ambiente e alla Transizione energetica Laura Mongiello ha snocciolato buone intenzioni: “rendere la Basilicata una destinazione di turismo responsabile”, “valorizzare l’ambiente”, “rinascita dei borghi”, “bellezza come volano di sviluppo”. Tutto molto condivisibile, sulla carta. La narrazione “dal Tirreno allo Jonio” ormai elevata a totem turistico può bastare a generare interesse? Il riferimento implicito - e ormai ricorrente fino allo sfinimento - al film Basilicata Coast to Coast diretto da Rocco Papaleo è diventato un riflesso automatico, un immaginario che ha avuto il merito di far scoprire la regione, ma che oggi risulta estremamente consumato. Quella narrazione, quella poetica del cammino lento tra due mari, ha già detto tutto quello che poteva dire. Continuare a richiamarla non è un omaggio, è pigrizia intellettuale. La Basilicata non può vivere per sempre di rendita da un film uscito quindici anni fa. La Basilicata non ha bisogno di slogan da marketing scolastico, ha bisogno di narrazioni forti, autentiche, capaci di rompere l’anonimato e restituirle voce, corpo, anima e relazione. È l’ammissione, neanche troppo velata, che non c’è uno storytelling alternativo in grado di stare in piedi da solo. Ma una regione che vive solo del riflesso sbiadito di un film è una regione che ha smesso di pensarsi, prima ancora che di raccontarsi. Nessuna rottura. Nessuna sfida. Solo un esercizio di riciclo narrativo che puzza di muffa istituzionale, come se la Campania, nel 2025, fondasse la sua comunicazione turistica su Benvenuti al Sud o la Puglia vendesse sé stessa con i tormentoni di Checco Zalone. Dalla Magna Grecia alle tracce indelebili lasciate da longobardi, normanni e aragonesi. Dalla storia delle lotte contadine alle comunità arbereshe e francoprovenzali che ancora oggi preservano le loro radici. Qui nacque Orazio, qui Federico II innalzò castelli e codificò il potere. Qui Carlo Levi fece dell’esilio un grido potente di coscienza civile. La Basilicata è molto di più.

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