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28.06.2025 - 19:04
Il murales sulla parete dello stadio Viviani a Potenza
Si parla di nuovo stadio da 14mila posti. Si sogna un centro sportivo moderno, una cittadella del calcio, uffici, sede sociale, aree commerciali, parcheggi. Ma prima di srotolare progetti ambiziosi — tanto belli quanto fragili — una domanda va posta con urgenza e brutalità: che futuro avrà il Potenza Calcio? C'è anche un progetto sportivo parimenti ambizioso? Costruire uno stadio non è solo un’operazione edilizia e urbanistica, è una dichiarazione di visione. E una visione senza fondamenta, si sa, crolla. In tanti guardano all’esempio dell’Atalanta come a un modello da replicare: stadio di proprietà, centro sportivo, valorizzazione del brand, risultati sul campo e prestazioni economiche e sportive degne di nota. Ma Bergamo non è Potenza. Non lo è per bacino, per economia, per numeri, per infrastrutture, per storia sportiva. Pensare di riprodurre quel modello a 1000 km di distanza e senza un’analisi di contesto è una scorciatoia intellettuale pericolosa. Per fare una piccola Atalanta a Potenza servirebbe un progetto di almeno vent’anni, una società solida, consolidata visione manageriale, scouting europeo, continuità tecnica, infrastrutture, una governance stabile e una città intera che ci creda. Ad oggi, c’è solo un’area ex Cip Zoo e tante buone intenzioni. Allora, torniamo alla domanda vera: il Potenza Calcio sarà mai in grado di ambire stabilmente alla Serie B? Ci sarà un gruppo dirigente, imprenditoriale e sportivo che avrà la forza (e la voglia) di investire con continuità per un decennio intero? Perché è questa la premessa necessaria prima ancora di chiedere alla Regione o al Comune concessioni, diritti di superficie, strumenti urbanistici ecc ecc. Il calcio a Potenza ha vissuto fiammate. Belle, sincere, passionali. Ma troppo spesso brevi. La piazza è passionale ma è stata più volte ferita e le stagioni recenti raccontano più di qualche incertezza. Non servono stadi se non c’è un progetto sportivo sostenibile e una struttura societaria che guardi oltre le scadenze di una stagione o di una legislatura. Uno stadio deve essere la conseguenza di una solidità, non il pretesto per inseguirla. Lo stadio non è un’icona da piantare in città per motivi di prestigio. È un’infrastruttura costosa, non solo da realizzare, ma da gestire e mantenere. Uno stadio da 14mila posti comporta spese fisse, manutenzione, sicurezza, gestione logistica. A maggior ragione se attorno allo stadio si immaginano spazi commerciali e sedi amministrative: serve un piano regolatore. Non bastano rendering e slide per cambiare il volto di un quartiere. E allora, torniamo al punto: il Potenza Calcio ha un progetto sportivo capace di reggere e di dare senso ad un'infrastruttura simile? Ha la forza per ambire da subito alla Serie B e mantenere la categoria per gli anni successivi? Ha una società solida, con capitali e idee, pronta a investire per 10 o 15 anni? Se si lo stadio può essere una straordinaria opportunità. Oppure il vero rischio – e diciamolo chiaramente – è trovarsi con uno stadio senza calcio. O peggio ancora, senza né stadio né calcio.
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