IL MATTINO
Analisi
05.06.2025 - 12:39
Il Comune di Potenza, con nota ufficiale a firma del sindaco Vincenzo Telesca e dell’assessore alla Cultura, invita la cittadinanza alla presentazione del volume di Bernardo Mattarella e Roberto Garofoli “Governare le fragilità. Istituzioni, sicurezza nazionale, competitività”.
A ospitare l’evento sarà il Teatro Stabile di Potenza. Si, proprio a Potenza, città che di fragilità ne conosce e ne vive molte, anche a causa di scelte amministrative quantomeno discutibili. Potrebbe sembrare un gesto di consapevolezza. Oppure un paradosso. O una tragicomica presa d’atto. A discutere dell’argomento saranno nomi di rilievo: Roberto Speranza, già ministro della Salute, e Luciana Lamorgese, ex ministra dell’Interno. Due figure simboliche di quella “gestione” dell’emergenza pandemica che ha segnato una delle stagioni più controverse della storia repubblicana recente. Personalità che, secondo gli intenti dichiarati, offriranno un contributo al dibattito sulle politiche pubbliche, analizzando debolezze del sistema e suggerendo soluzioni per un’Italia più competitiva. Ma il dubbio sorge: davvero possono insegnarci a “governare le fragilità”? Sembra sia già calato il sipario sul ricordo di quando le regole erano scritte nel caos più assoluto: chiusure improvvise, imposizioni arbitrarie, restrizioni senza limiti, libertà individuali trattate come optional, il green pass elevato a strumento di divisione sociale, e una burocrazia schizofrenica fatta di dpcm, circolari e task force. Il tutto in un clima di perenne disorientamento, senza trasparenza e, soprattutto, senza alcuna assunzione di responsabilità. Senza dimenticare i droni usati per multare runner solitari nei parchi, mentre le vere fragilità – quelle urbane, sociali e migratorie – rimanevano drammaticamente prive di governo. E ora, dal palco di un teatro, ci si prepara a raccontare come si gestiscono le fragilità. Sarà interessante ascoltare. Forse addirittura istruttivo. Purché non si trasformi tutto nell’ennesima commedia all’italiana, dove si recita bene ma si governa male, e i fallimenti diventano narrazioni virtuose da celebrare. Ai posteri, come sempre, l’ardua sentenza.
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