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31.05.2025 - 15:23
L’emozione non ha voce – citava una vecchia canzone. Eppure Celentano a quella canzone una voce gliela dà ed è evidente che essa sia una delle cose che, in certi contesti, può regalare emozioni. Assieme a molte altre, evidentemente. Una canzone ma anche un evento pubblico, in quanto tali devono, prima di qualunque altra cosa, tendere a questo obiettivo: “se non emoziona, non funziona”. Quell’evento deve, in altre parole, essere in grado di far sentire partecipe il pubblico (altrimenti che è andato a fare ad assistere a quello spettacolo?), deve far palpitare i cuori, far percepire una qualche forma di coinvolgimento. Parliamo della Parata dei Turchi di qualche giorno fa a Potenza. In quale modo una sfilata di tanti abiti in costumi d’epoca è in grado di provocare emozioni nel numeroso pubblico che come ogni anno assiste a quella manifestazione? Oggi, che siamo nell’ A.D. 2025, nel momento in cui sono disponibili mille tecnologie per cercare una immersione il più autentica e coinvolgente possibile per appassionare il pubblico, come può essere in grado una semplice sfilata di abiti, di emozionare il pubblico? Tu lo avverti a pelle che manca qualcosa. E no, non è la solita critica disfattista di chi “non si accontenta mai” ma neppure possiamo continuare a recitare la parte del superuomo “che non deve chiedere mai”. Proviamo a guardarci intorno. Ad esempio volgiamo lo sguardo verso località non così rilevanti dal punto di vista amministrativo come il capoluogo. Prendiamo Albano di Lucania, che da una dozzina d’anni (quindi qualcosa di relativamente recente), si inventa un percorso di rievocazione storica chiamato “Le Notti della Magia”. Ad Albano (1.300 anime per essere buoni,) sperimentano un fortunato mix che incrocia le tradizioni locali basate sugli studi antropologici che fece Ernesto De Martino, con la tecnologia che disegna video mapping su diverse piazze durante i giorni della festa, oltre a un numero piuttosto consistente di manifestazioni di piazza, tutte più o meno basate sulla forza evocativa dei riti della magia popolare (la masciara che legge le carte, compagnie narranti che spiegano in cosa consiste il rito, qualche attore che porta in scena delle leggende del luogo, ecc.). Un mix che evidentemente è apprezzato dal pubblico che ogni anno partecipa numeroso ai tre giorni dedicati ad una delle feste maggiormente identitarie del panorama regionale, tanto è vero che l’organizzazione della Festa parte almeno tre mesi prima con riunioni tra le associazioni del posto, la ricerca degli artisti e dei commedianti, il supporto audiovisivo, il supporto tecnologico, chi si occupa dei murales, dove sistemare i commercianti, eccetera. È opinione diffusa che anche la festa dedicata al Santo Patrono di Potenza abbia forti caratteri identitari, ma così com’è svolta da molti anni, ha perso molto dell’appeal che ancora potrebbe avere. E invece, data l’enorme attenzione che la Festa ancora riscuote nei potentini e negli abitanti dell’hinterland, credo che sia un’occasione irripetibile per dotarla di alcuni presupposti che possano rendere questa serata ancora più importante non solo sotto l’aspetto del coinvolgimento emotivo, ma anche e soprattutto sotto l’aspetto della ricaduta turistica (e quindi economica) che essa può avere verso le attività della città. Probabilmente, però, andrebbe completamente rivisitata non tanto nella ricerca storiografica (sono certo che da quel punto di vista i quadri rispecchino esattamente i periodi storici rappresentati), bensì nella maniera più attualizzata circa le modalità di fruizione degli eventi culturali. E quindi attraverso la dotazione di una serie di supporti tecnologici e teatrali che possano effettivamente andare a colmare quel deficit di “appassionamento” che da tempo non esercita più. Ma questa rivoluzione nel concept della Parata dei Turchi presuppone almeno due interrogativi: il primo è quello di recuperare le risorse necessarie a dotare la festa di ciò di cui avrebbe bisogno, ma ancor prima bisogna farsi un’altra domanda: il Comune di Potenza e gli altri enti organizzatori che attualmente gestiscono i destini della Parata sono disposti a prendere in esame la possibilità di delegarne a professionisti l’organizzazione e la regia? L’emozione non ha voce, ma potrebbe avere un corpo, un’anima e qualche ingrediente in più.
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