IL MATTINO
Il caso
23.05.2025 - 16:27
Una scuola chiusa, un cantiere milionario finanziato dal PNRR partito con grande entusiasmo e poi quasi del tutto abbandonato. Intanto, decine di famiglie affrontano disagi quotidiani, mentre gli studenti del liceo classico e artistico “E. Fermi” di Nova Siri restano ancora oggi senza una sede. A raccontare la situazione, in questa intervista, è Ivana Schievenin, presidente del comitato genitori.
Partiamo dall’inizio. Può ricostruirci in sintesi l’origine della vicenda e la situazione attuale?
Fino al 31 agosto 2024, il nostro liceo rientrava nell’ISIS Pitagora di Montalbano. Poi, con il nuovo piano di dimensionamento scolastico, è stato accorpato all’IIS Fermi di Policoro. Nel frattempo, la sede di Nova Siri ha ottenuto due finanziamenti PNRR per lavori di ampliamento e sopraelevazione: uno da circa 1 milione e un secondo da circa 3 milioni. Il cantiere è stato formalmente inaugurato a marzo 2024, ma i lavori veri e propri sono partiti ad aprile. Poco dopo, però, sono stati sospesi per problemi legati alla sicurezza durante le operazioni.
A settembre, quindi, vi siete trovati senza una sede in cui far iniziare l’anno scolastico?
Esattamente. Quando la nuova dirigente, la prof.ssa Tarantino, è subentrata, ha trovato la situazione già compromessa. La Provincia, ente appaltante, non aveva predisposto alcuna alternativa. Ci hanno promesso la disponibilità di 11 aule entro il 26 settembre e dell’intero piano terra entro il 31 ottobre. Ma noi avevamo bisogno di 19 aule. Così la dirigente ha messo a disposizione gli spazi della sede centrale del Fermi, a Policoro.
Come è stata affrontata questa sistemazione di emergenza dal punto di vista della didattica e della logistica?
È stato un grande sforzo collettivo. Le classi sono state raggruppate per sezioni parallele: le due seconde del classico, ad esempio, condividevano un’aula, e così via. Anche la stanza della presidenza è stata riconvertita in aula. Gli studenti e i docenti hanno collaborato con grande maturità, ma è evidente che si tratta di una soluzione temporanea, nata per necessità.
A distanza di mesi, qual è lo stato del cantiere? E quali risposte avete ricevuto?
Non ci sono stati grandi progressi. Dopo una serie di rinvii, l’ultimo impegno formale da parte della Provincia prevede la consegna del piano terra entro il 30 giugno. Ma il cantiere è spesso deserto: durante i sopralluoghi, raramente abbiamo visto più di tre operai. Intanto sono state concesse proroghe alle ditte, con motivazioni generiche legate a “difficoltà esecutive”.
La vostra preoccupazione riguarda soprattutto il prossimo settembre, corretto?
Sì. Il Fermi di Policoro non ha più spazi per accogliere le nostre classi. E anche se davvero ci venisse consegnato il piano terra, la sopraelevazione resterà ancora in corso: chi si assumerà la responsabilità di far rientrare gli studenti in un edificio dove i lavori sono in pieno svolgimento?
Avete cercato interlocuzione con altri enti e istituzioni?
Sì, ho inviato tutte le comunicazioni anche all’Ufficio scolastico territoriale e alla Provincia. Hanno partecipato a diversi tavoli, ma senza fornire soluzioni concrete. Durante un incontro in Regione, l’assessore Cupparo ha chiesto con forza la consegna dei locali entro giugno. Ma finora le promesse sono rimaste tali.
Cosa chiedete oggi con urgenza? E quale messaggio vuole lanciare alle istituzioni?
Chiediamo trasparenza, serietà e una data certa per il rientro. Il diritto allo studio non può essere subordinato all’incapacità gestionale. Nova Siri non sarà il centro del mondo, ma è una comunità scolastica viva, fatta di studenti, famiglie, insegnanti. E ha il diritto di essere rispettata.
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