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Social freezing: la nuova frontiera distopica della sorellanza grillina

Non è La Nuova che avanza: così Araneo (M5s Basilicata) smonta l'integerrimo "punto di vista"

da sinistra Araneo e Verri

È il solito trucco: usare il linguaggio della libertà per giustificare una resa sistemica. Perché congelare gli ovociti per motivi non medici, ma sociali o lavorativi, non è un gesto di liberazione, è un atto disperato travestito da opzione. È la normalizzazione dell’eccezione. Siamo ufficialmente alla distopia scientifica e il messaggio è chiaro: non sono le donne a meritare una società capace di accogliere il legittimo desiderio di maternità, ma sono loro a dover adattare, anestetizzare, differire e rinviare. Perché “la natura impone dei tempi” – ci dicono le consigliere regionali del M5s Araneo e Verri – e siccome le regole del mercato sono più difficili da cambiare, tocca al corpo inchinarsi davanti alla logica del capitale. L’idea che mettere gli ovuli nel freezer sia un “atto di libertà” è, se ci pensiamo, la caricatura perfetta della retorica che spaccia per emancipazione quella che è, in realtà, una rassegnazione ben confezionata. E così, ci si illude che la libertà passi attraverso una provetta. Che il “progetto di vita” sia qualcosa da mettere in stand-by tra un contratto a tempo determinato e un mutuo negato. Ma questa non è libertà. È una resa mascherata da autodeterminazione: poter ritardare il sogno della maternità fino a quando il sistema lo concede o fino a quando ci saranno le condizioni economiche e morali adatte. La verità è semplice, ed è questa: nessuna donna dovrebbe trovarsi a scegliere tra il lavoro e la maternità. Nessuna donna dovrebbe essere lasciata sola, con il corpo trasformato in un progetto industriale da pianificare tra scadenze e performance aziendali. Il vero paradigma politico non si costruisce con provvedimenti “belli” da annunciare sui social, ma con battaglie radicali per cambiare le fondamenta della società. Se le donne congelano i loro ovociti per sfuggire alla precarietà o alla discriminazione  non stanno esercitando una vera libertà, ma stanno cercando rifugio in una soluzione individuale ad un problema collettivo. Il compito della politica non è fornire rifugi, ma costruire case solide, in cui le donne possano vivere, scegliere, generare – senza dover rimandare se stesse a domani. Questa è la lotta quotidiana da portare avanti. Il resto è brina. Di azoto.

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