IL MATTINO
Cultura
17.04.2025 - 18:47
Quando nel 2021, in Francia, sono state scoperte le mille pagine manoscritte di Céline, in Italia in concomitanza l’editore di Stampa Alternativa, ha pubblicato l’intervista che Madeline Chapsal fece allo scrittore nel ’57 (la Chapsal insieme allo marito, Jean Jacques Servan Schreiber fu tra i fondatori de “L’Express”).
Questi due fatti, la pubblicazione dell'intervista e il ritrovamento del manoscritto, hanno dato allo scrittore di “Viaggio al termine della notte” una nuova visibilità, come se non fosse passato il tempo, anzi come se Louis Ferdinand Céline stesse nascendo in quel momento come autore, e per farlo conoscere al grande pubblico si partisse con una campagna pubblicitaria, campagna pubblicitaria che prevede un lancio attraverso un’intervista e la prossima pubblicazione di altre opere.
Una campagna contemporanea, dunque, volta a fare arrivare questo scrittore (osannato, allo stesso modo in cui è stato denigrato) dappertutto, malgrado la difficoltà dei temi trattati, e la difficoltà di testi non sempre agevoli, perché i temi da lui scelti, benché siano passati anni, sono ancora attuali, visto che è la storia la base su cui poggia l'impianto narrativo di Louis Ferdinand Céline.
Egli con visionarietà cercava di attraversare la realtà per prevederne il cambiamento, come sempre dovrebbe fare uno scrittore. Niente meglio di una guerra, l’esserne stato partecipe e carne viva, è capace di dare lucidità, di riuscire a fare guardare alla realtà senza filtri e con totale disincanto, disincanto che se è quello di un narratore, si diffonde a macchia d'olio nella società, fino a determinare l'assoluta e totale perdita di innocenza, e la nascita di una capacità critica tale da rendere difficile l'uniformare ogni cosa. In pratica, il ritrovamento di questo manoscritto e la pubblicazione di questa intervista fanno guardare al Céline collaborazionista, non simpatizzante per gli ebrei e guerrafondaio, in maniera totalmente differente, e questo rimescola le carte della coscienza di ognuno.
Che la Cina sarebbe diventata onnipresente, al punto di incidere, economicamente, sull'economia globale, grazie ad un altissimo livello di industrializzazione, lui lo aveva previsto, tanto da essere convinto che saremmo diventati gialli. Oggi se fosse vivo riderebbe di sicuro per la svolta protezionistica del presidente Usa, che ha deciso di mettere i dazi alla Cina al 135%, ottenendo come risposta, alla fine di varii giochini, il blocco delle esportazione per gli Stati Uniti nelle terre rare.
Ma Trump non avrà letto Céline, altrimenti nemmeno avrebbe potuto concepire un tale progetto...
E ancora Céline aveva previsto che il bisogno di visibilità, associato al mestiere di scrivere, e la possibilità di guadagnarci, avrebbe risvegliato l'animo bottegaio di ognuno. Ancora aveva affermato che la guerra, e non la pace, è la misura di ogni cosa, così come aveva affermato che l’asse Germania/Francia sarebbe stata l'unica asse che la guerra avrebbe rafforzato, e la base su cui l'Europa si sarebbe fondata, dimostrando che lo scopo della Seconda guerra mondiale era quello di restituire alla Germania e alla Francia il primato in Europa, cosa di fatto accaduta e condizione che oggi pesa moltissimo e che ha determinato anche l’inasprimento dei rapporti tra l'Europa e il resto del mondo, proprio in virtù di questo asse, che si scontra con il libero mercato, le crisi sistemiche, compresa quella americana, e la voglia di libero mercato dei paesi ex sovietici, tutti ossi molto più duri della stessa Germania e della stessa Francia.
Madeleine Chapsal,
Viaggio in fondo all’odio con Louis-Ferdinand Céline,
“L’Express”, n. 312, 14 giugno 1957
«C'è un Louis-Ferdinad Céline apodittico e ‘urtante’: critico e moralista, anarchico e rabbioso, vittimista e megalomane, laudator temporis acti fiero della propria sofferente lucidità come dei propri abbagli storici… “Ho visto Céline soltanto una volta,” scrive la giornalista Madeleine Chapsal “nella cornice che tutti conoscono e hanno descritto, e lui mi ha regalato questa intervista spontaneamente, senza che fra noi ci fosse stato un reale contatto. Tutto ciò che posso dire è di essere stata abbagliata dal suo virtuosismo, la sua padronanza verbale – praticamente non c’è stato bisogno di cambiare una sola parola quando ho trasferito il suo discorso dall’orale allo scritto.»
[…]
Allora vuol dirci come scrive?
«Sono uno stilista... diciamo... un maniaco dello stile... Mi diverto a fare piccole cose... A un uomo si chiede moltissimo, ma lui non può fare molto... Enorme illusione del mondo moderno chiedere a uno d'essere ora un Lavoisier... ora un Pasteur... di far tornare sempre i conti. Uno che trova qualcosina nuova è già tanto... già completamente sfinito! Ne ha per una vita!... Si parla di "messaggi": mica mando messaggi alla gente, io. L'enciclopedia è stracolma di messaggi... niente di più volgare, a chilometri e tonnellate... e via con le filosofie, le visioni del mondo!»
Come definirebbe ciò che ha inventato?
«Come una musica... una musichetta calata nello stile, e basta. Tutto qui... La trama, perdio, è cosa secondaria... roba da fruttivendola... se non arrivi alla fruttivendola, manco arrivi alle grandi tirature... È questo che interessa al pubblico... che vuole l'automobile, gli alcolici e le ferie... Oggi, mica vai a leggere Balzac per sapere chi è un avaro o un medico condotto. Le trovi nei vostri giornali, nelle riviste, al cinema! E allora a chi importa un libro?... Una volta s' imparava a vivere, da un libro... Ma che belle trame, ora... pieni i giornali: ce n'è sulle carceri, sui manicomi! Quando i lettori hanno comprato il Voyage hanno comprato una trama, non solo un nuovo stile. Macché! Hanno comprato uno scandalo. Oggi invece chiunque ha facoltà o licenza per scrivere un romanzo... Lettere alla cuginetta, formato gigante ! . . . Uguali dappertutto... né c'è medico o notaio senza il suo bel romanzo nel cassetto! Ciò forse vuol dire che scrivere è un bisogno. Sì, ma per colpa della... lavatrice... La moglie pensa: "Una lavatrice, che funzioni, costa 200.000 franchi... "Il marito, lui, sa scrivere... articoli qua e là... Lei pensa sempre alla lavatrice... e un bel giorno... davanti alla vetrina fa: "Guarda un po', è uscito l'ultimo libro della Sagan, se ne parla molto. Lo vendono a cinquecento franchi.»
Lei per chi scrive?
«Mica scrivo per qualcuno... l’ultimo pensiero, una simile bassezza! Si scrive per la cosa in sé. »Lei comunque si rivolge ai lettori. Parla con loro, dialoga, si scusa se li ha dimenticati...
È un artificio… Invece li disprezzo… quel che pensano e che non pensano!... Sei proprio fregato dal lettore… dai lettori. Se ti preoccupi di quel che pensano, stai fresco!... No, non ce n’è bisogno: se legge, bene; se no, peggio per lui!»
Ha sempre scritto così, senza preoccuparsi del lettore?
« Sempre.»
Da Louis Ferdinand Céline “Viaggio al termine del libro”, Stampa alternativa edizioni, trentadue pagine da leggere per scoprire un autore nuovo di zecca, continuare il percorso di conoscenza con le sue opere già pubblicate, in attesa degli altri suoi libri che verranno.
Con una consapevolezza sociale, matura e differente, raggiunta.
Si spera.
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