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13.04.2025 - 15:34
"I pericoli radioattivi per la Regione Basilicata non sono terminati. Anzi continua ad essere un territorio a forte rischio e le istituzioni hanno la responsabilità di tutelare la popolazione coinvolta". Cosi, in una nota, Pasquale Stigliani, responsabile della comunicazione dell'associazione antinucleare ScanZiamo le Scorie, "nata nei giorni della 'protesta civile'" di Scanzano Jonico (Matera) che nel 2003 portò l'allora governo Berlusconi a cambiare idea sul progetto di realizzare nell'area di Terzo Cavone il deposito nazionale delle scorie nucleari. Ci sono - secondo l'associazione - "pericoli e rischi che arrecano danni alla salute della popolazione e alla crescita delle attività economiche, già alle porte di una nuova campagna estiva. Per questo il presidente di ScanZiamo le Scorie, Donato Nardiello, ha scritto al presidente della Giunta regionale, Vito Bardi, chiedendo di convocare con urgenza un Tavolo della Trasparenza, con tutti gli enti responsabili da convocare con urgenza". "Abbiamo - è scritto nel comunicato - l'inquinamento intorno al centro ex Enea in Trisaia di Rotondella (Matera), in cui le attività di bonifiche procedono a rilento mentre si deve ancora individuare la causa dell'inquinamento, e per il quale è in iniziato un processo per disastro ambientale ed inquinamento ambientale. Nello stesso centro gestito dalla Sogin c'è anche un'indagine in corso da parte della Procura di Matera aperta in seguito agli accertamenti eseguiti dall'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, che ha fatto emergere la presenza di uranio arricchito U234-U235 non riconducibile però ai radionuclidi uranio-torio custoditi nell'area e il conseguente sequestro di un'area di circa 600 metri quadri all'interno del sito nucleare Itrec, che deve essere sottoposta a bonifica". I responsabili dell'associazione antinucleare hanno inoltre messo in evidenza che "a questi aspetti si aggiungono anche gli ulteriori ritardi previsti nel Piano sulle attività delle Sogin per lo smantellamento e la messa in sicurezza del centro. Slitta dal 2041 al 2052, di altri dieci anni, il raggiungimento del cosiddetto "prato verde" nazionale. Si allungano di dieci anni anche i tempi dell'entrata in esercizio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, prevista al 2039. La previsione del costo del decommissioning nazionale passa dai 6,6 miliardi ai 11,38 miliardi con il nuovo Piano. Infine, è ancora in corso la procedura ambientale strategica sulle aree idonee in cui realizzare la discarica radioattiva nazionale che comprende i comuni di Matera, Montescaglioso, Montalbano, Bernalda, Irsina, e Genzano di Lucania, e sulla quale dobbiamo battagliare con l'intera Regione per evitare di far ritornare ciò che abbiamo respinto con la protesta pacifica e civile di Scanzano del 2003".
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