IL MATTINO
Storie
10.03.2025 - 16:17
Maria Anna Verde di mestiere fa l'avvocatessa e quando smette la toga, indossa gli abiti di Priore dell'Arciconfraternita di Santamaria Visitapoveri in Forio, un ruolo che ricopre da tempo, è al secondo mandato, e che le ha permesso di affinare le sue doti di mediazione, così che i suoi due impegni pubblici camminano di pari passo.
Chi si aspetterebbe un priore pavido e fortemente ideologizzato, almeno se lo aspetterebbe chi pensa a questo mondo, quello delle congreghe e della religione solo come mondi chiusi, si stupirà di scoprire che non è così. L’avvocatessa Verde è una donna giovane ma di polso, con un'enorme capacità di risolvere qualsiasi situazione con la logica e l'umanità.
Come è nata l'esperienza del priorato?
«È nata in maniera piuttosto semplice. Mi sono avvicinata alla Confraternita perché avevano bisogno di una segretaria che si occupasse della parte amministrativa. In pratica sono entrata in Confraternita grazie alle mie capacità professionali. Per questa ragione mi sono sentita a mio agio. In seguito nella Confraternita sono entrate altre figure femminili. Essere donna non è mai stato un problema.»
Cosa hai imparato di nuovo da questa lunga esperienza?
«Innanzitutto in Confraternita non ho mai esercitato la professione di avvocato, ma il ruolo di coordinatore, amministratore. Grazie all'incontro con persone diverse ho imparato tanto, al dì là delle mie competenze, e anche della competenze di chi mi ha affiancata e mi affianca. Ci sono comunque delle frange estremiste e solo in questo caso il mio essere donna ha creato frizioni. Ma anche in queste circostanze ho sempre cercato di non esasperare le situazioni, e credo anche di avere fatto capire, al mondo che ruota intorno la Confraternita che anche una donna può occuparsi e risolvere problemi di natura tecnica, vedi lavori di muratura, per fare un esempio semplice, senza che debba intervenire un uomo per farsi da tramite.»
La "tua"Arciconfraternita è una tra le più conosciute dell’isola d'Ischia, per via della Corsa dall’Angelo, una delle manifestazione popolari tra le più suggestive e che si svolge, lungo il corso di Forio, il Lunedì dall’Angelo. Qual è il sentimento che la anima, la base su cui poggia?
«È una manifestazione questa che nasce da una vera e propria dicotomia e cioè dalla presenza delle due antiche realtà sociali foriane: i contadini e i pescatori, per quanto adesso non sia proprio così, ma negli anni della sua fondazione, il primo ‘600, la base era questa, ed era una base popolare. Da una parte c'erano i contadini e dall'altra c'erano i pescatori, che correvano con la statua seicentesca dell'Angelo, per portare la buona novella della Resurrezione. Un fatto che è comunque ancora forte ed identitario, proprio per essere stata questa manifestazione una messa in scena, riuscita, del mondo religioso, innestato nella realtà. I pescatori e i contadini indossavano delle tuniche, che con il tempo avevano dismesso. Li ho vivamente invitati a vestirsi allo stesso modo, con la tunica, la mozzetta e la cintura con il nome della Confraternita. Ci sono riuscita.»
Il tuo rapporto con la fede qual è?
«La fede è una cosa diversa dalla religione, una dimensione interiore che non passa necessariamente attraverso le chiese. Non mi fermo mai all'apparenza, cerco di scavare nelle profondità dell’animo umano, di andare oltre l’esteriorità. È nello scavo che c’è la verità delle persone, soprattutto se scavando la persona ti si rivela, e in questa rivelazione c’è la verità del rapporto.»
In che modo procedi?
«Si deve entrare in punta di piedi e disarmati nelle vite altrui, solo così si incontra e per davvero l'essere umano. È una questione di apertura che procede di pari passo con il bisogno e la necessità di mantenere una riservatezza di fondo, che non deve mai essere tradita.»
Dire “no” per te è importante?
«Dico no spesso, che si tratti delle mie nipoti o di chiunque altro. Sono per il criterio meritorio e per una giustizia che non scada mai nel buonismo fine a se stesso. Spesso serve dire no proprio per ristabilire dei principi di libertà. E per tutte queste ragioni mi interrogo molto e mi piace anche lo scambio di opinioni.»
Cosa rifuggi?
«La cattiveria gratuita, le volgarità. La cattiveria mi ripugna ancor più se finalizzata. Non la capisco perché credo nel valore della positività, come atteggiamento. Ogni volta che qualcosa non funziona bene per me, poi mi ritorna con altre modalità e in positivo, da qui il mio rifiuto del pessimismo e pure della cattiveria.»
Cosa rappresenta Ischia?
«Ischia è il legame viscerale, un fatto privato ed è per questa ragione la mia dimensione. La mia famiglia d'origine mi ha impartito un'educazione severa. Sia a me sia a mia sorella è mancato solo quello che non serviva, mai l'affetto.»
Gli anni più felici quali sono stati?
«Gli anni del Liceo. Rifarei il Liceo Classico altre mille volte e studierei ancora di più e meglio. Con i compagni di classe siamo rimasti in ottimi rapporti, ancora oggi ci vediamo a cena e quando ci va, sempre con reciproco affetto.»
All’avvocatura come sei arrivata?
«Sono quindici anni che esercito la professione e ogni anno è un mattone in più che aggiungo al mio percorso.
Avrei voluto studiare “Psicologia”, mi sarei dovuta allontanare troppo, andare a Roma, e io volevo tornare a casa, ma alla fine comunque faccio la psicologa. Sono un’avvocatessa psicologa soprattutto quando mi occupo di affidamenti, separazioni, divorzi. Sono rapporti difficili da gestire perché sono ancora freschi e serve essere attenti. Cauti. Il lavoro però salva anche. Grazie al lavoro tu sei e diventi autenticamente te stesso, un essere umano unico e differente dalla tua famiglia.»
Come trascorri il tempo libero?
«Ho molto poco tempo libero, tra professione e priorato mi rimane davvero poco tempo per me. Il sabato e la domenica lo dedico alla famiglia e agli amici. In inverno mi piace molto stare a casa, in estate sono spesso a cena fuori. Insomma mi piace accudire il mio privato, ci tengo moltissimo e poi mi piace fare dei lavori manuali per stoppare tutta l'attività di introspezione che il lavoro richiede.»
E i viaggi?
«Mi piace viaggiare ma ancora di più mi piace viaggiare con i compagni giusti. E poi viaggiare fa bene, permette di guardare l'isola da lontano e questa operazione è salutare.»
Sogni nel cassetto?
«Spingere nella professione, non avendo figli posso dedicarmi al lavoro con grande libertà e creatività. Per quanto le donne cerchino di fare quadrare i conti, tra famiglia e lavoro, è difficile per una donna mantenersi a galla, ed è per questo che mi piace lavorare, mi sento una privilegiata. Ogni anno godo sempre di più dei traguardi raggiunti, perché anche quando sbaglio qualcosa, mi accorgo che dopo va sempre meglio. E poi mi piacerebbe riuscire a trovare una persona capace di aprirsi ai sentimenti, e che sappia essere reale, trasparente, come me. Tutte cose che mancano nei matrimoni di cui mi occupo per lavoro».
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