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Ritratto: la pitonessa e la vita da fake

Santanchè bacchetta Emiliano sull'autonomia differenziata: «La studi bene e si faccia delle domande»

Daniela Garnero per sempre Santanchè (grazie ad accordo siglato con il suo ex marito, il chirurgo delle dive Paolo Santanchè, di cui era il campionario vivente) è abituata a stare sotto i riflettori, anzi è la sua ricerca spasmodica dell'occhio di bue a metterla continuamente in evidenza.
È stata forse bella poi l’uso smodato ed inutile(?) del bisturi l’ha resa semplicemente “vuota”(la chirurgia estetica, priva di reale interiorità, svuota chi la usa solo come parametro esistenziale giovanilistico) di un vuoto che lei sa di dover gestire rimanendo il più possibile alla ribalta.
Le viene facile, la paura di rimanere povera e derelitta non l’ha mai abbandonata, come accade anche al suo amico del cuore che con lei condivide o condivideva affari ed affanni.
Ha comunque al suo attivo una laurea in “Scienze Politiche”, la cosa la rende diversa da altre affamate di gloria contemporanee, e per quanto possa sfuggire ai più, quella laurea le torna utile, la impugna nei momenti cruciali della sua esistenza, un'esistenza di cui conosce benissimo i chiaroscuri e da cui si difende a colpi di stiletto. I tacchi affilati, per la verità, sono piuttosto inadatti per percorrere i vicoli e i vicoletti che ci sono intorno a Montecitorio e nella vita, ma la pitonessa, è soprannominata così, non cammina a piedi per quelle strade, animate da altri politici, antichi e dediti ad incontrarsi di prima mattina se mai per andare anche insieme a Messa. Abitudine questa che se lei contempla mantiene privata, come la gran parte delle cose che fa, sapendo bene che è molto meglio vivere nell'ombra per potere utilizzare la luce con maggiore successo.
Lo show di ieri alla Camera, di show si tratta e come tale dovrebbe essere interpretato, è studiato al millimetro così il look. Quando fu eletta nel 2001 si fece confezionare un certo numero di tailleur in cachmere, dello stesso colore delle poltrone su cui si sarebbe seduta, per essere in nuance, rivelando ancora una volta la sua passione smodata per lo spettacolo, per i fuochi pirotecnici e per gli abbinamenti, che Miuccia Prada, una su tutti, ha buttato da secoli alle ortiche, ma non è una “sciura” la ministra e questo forse è il suo peccato veniale più grande, in un paese in cui comunque il "savoir faire" è di casa più di quanto lo sia l'esibizione nuda e cruda di sé, che non è mai piaciuta a chi per davvero detiene il potere e se ne serve in modo diverso da lei.
Il suo senso di giustizia? Quello è un altro discorso ed attiene alla morale ma avendo un'immagine di sé distorta e corrotta da troppi colpi di bisturi è altamente improbabile che la giustizia, in mancanza di un’estetica possa toccarla.
«Io sono l'emblema, io sono il vostro male assoluto, sono una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene. Non riuscirete mai a farmi diventare come voi o a pensare come voi, mai: avrò sempre il mio tacco a spillo, avrò sempre il sorriso sulle mie labbra, sarò battagliera perché sono felice di vivere e sono contenta di lavorare».
E va benissimo ma non siamo al Grande Fratello, nel confessionale, lo dovrebbe sapere.
Sembra di no.
Eppure non esce dall’uovo di Pasqua la ministra, è figlia di un'Italia che si è fatta da sé, dove il farsi dal sé è il marchio di una mai accettata identità nazionale, eh sì uso “nazionale” perché il problema è questo, in barba pure al partito per il quale milita che sulla “Nazione”, intesa come scudo spaziale, ci costruisce grattacieli sulla sabbia.
L’Italia che si è fatta da sé è l’Italia provinciale, conservatrice e prevaricatrice che quando arriva a gestire un briciolo di potere diventa da subito dittatrice, tiranna.
Alla luce di questo, e quindi di una totale distorsione della realtà, lei ha ragione perché rivendica il diritto di non essere all'altezza dei ruoli che ricopre e riveste, di fatto le imputazioni che le sono state fatte dimostrano la sua inadeguatezza, ma poiché una laurea senza un percorso esistenziale che le sia pari vale quanto un forato in una scatola, alla fine dei giochi ha torto marcio.
La capacità di stare al mondo di ognuno, si misura sulla capacità di determinare un minimo di cambiamento nelle vite di chi si incontra, nel suo caso a parte il vu cumprà, non sembra che ci siano altri segnali.
È evidente che ricopra una carica che non le compete, per manifesta incapacità, l’acquisto di borse fake alla sua età non è che sia proprio il massimo, ma poiché è Ministro del Turismo si lascia correre, anche perché sarebbe un’insidia per il Governo tutto se lei decadesse.
E poi cosa cambia che ci sia lei o un altro su quello scranno? In Itala, soprattutto nel settore turistico si tira a campare e quindi va benissimo che lei, esperta di volee sia seduta ancora lì.
Oltretutto quello che dice, il modo in cui si propone è la rappresentazione esatta di quella massa che inonda le strade e i social, e quindi tutto questo altri non è se non il frutto del come eravamo e del come siamo rimasti, ed è anche l'innegabile dimostrazione che il presente, quando è fortemente condizionato da una proiezione solida e inscalfibile di ciò che è stato, non porterà mai al futuro.
Ah il futuro…saremo tutti morti quando spunterà “il sol dell'avvenire” e quindi la ministra ha ragione su tutta la linea.
Per ultimo ma non meno importante: l'abitudine di acquistare capi fake è inveterata tra molte signore così dette bene, un po' perché il fake d'autore, diciamo così, sulla signora bene non si nota ( è questa la ragione principale per cui le signore bene lo acquistano e pure perché in moltissimi casi sono affette da spilorceria) un po' perché le signore bene in questo modo credono di protestare contro lo sfruttamento delle grandi firme, a sfavore di chi opera per loro, soprattutto nei paesi che non sono l'Italia.
Insomma alla fine codeste credono di essere quasi quasi delle rivoluzionarie.
La signora Mancini, la moglie quindi di un politico ormai defunto ma di un certo spessore, pure amava acquistare fake dai vu compra, al mercato di Cosenza. E quindi niente di nuovo, solo che tutto questo non è un gioco di società, come non lo è prendersi gioco delle Istituzioni solo perché si ha fame.
Eh già la fame, questa maledetta fame che rende chiunque brutto, sporco, cattivo ma soprattutto fake.
«La senatrice di Fratelli d’Italia resta in bilico anche per il procedimento in cui rischia il processo di truffa all’Inps: «A breve ci sarà un’altra udienza preliminare e finora abbiamo solo sentito l’accusa. In quell’occasione farò una riflessione, per poter anche valutare le mie dimissioni. Ma la farò da sola, non avrò alcun tipo di pressione, costrizione o di paventati ricatti. Sarò guidata solo dal rispetto del mio premier, del Governo, della maggioranza ma soprattutto per l’amore per il mio partito dove certo io non vorrò mai diventare un problema ma continuare a essere una risorsa».

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