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Nel film Il Nibbio Gerry Mastrodomenico è Giulio Carbonaro, antagonista di Nicola Calipari interpretato dal lucano Claudio Santamaria. «Calipari non è stato solo un eroe, custodiva dentro di sé un valore assoluto»

«Bisogna tenere viva la sua memoria e di uomini come lui. È l'umanità di pochi che fa la differenza»

Nel film Il Nibbio Gerry Mastrodomenico è Giulio Carbonaro, antagonista di Nicola Calipari interpretato dal lucano Claudio Santamaria. «Calipari non è stato solo un eroe, custodiva dentro di sé un val




Il Nibbio, film diretto da Alessandro Tonda, racconta i ventotto giorni che hanno preceduto il tragico 4 marzo 2005, quando Nicola Calipari (Claudio Santamaria), figura chiave del Sismi, diede la vita per salvare Giuliana Sgrena (Sonia Bergamasco), giornalista rapita in Iraq da un gruppo terroristico. Un eroe silenzioso delle operazioni in Iraq, Calipari ha dedicato la sua carriera a proteggere vite e preservare la pace. Il mistero del suo omicidio, però, resta ancora senza risposte. Una storia di coraggio, sacrificio e verità mai svelate. 
Dal 6 marzo nelle sale, di questa nuova pellicola ne ha parlato con noi l’antagonista, nel film, di Nicola Calipari: Giulio Carbonaro, interpretato da Jerry Mastrodomenico, convinto sostenitore di una linea opposta rispetto a quella di Calipari per la liberazione della Sgrena.

-Il film si chiama Nibbio, animale che simboleggia la nobiltà e la libertà.

Lei che ha potuto toccare con mano la storia di Nicola Calipari, pensa che siano due aggettivi che si sposano bene con la storia che lo riguarda?

«Certamente. Grazie a un lavoro approfondito nella realizzazione del film ho potuto conoscere, attraverso i suoi colleghi dell’epoca che ci hanno coadiuvato nella lavorazione, gli aspetti della sua persona più veri. Utilizzare la parola eroe non rende bene l’idea. Ha salvato la vita a una sconosciuta pagando con la sua. Per arrivare a fare questo bisogna avere dentro di sé un valore assoluto. È uno di quei personaggi di cui bisogna tenere viva la memoria e di cui essere orgogliosi, come uomini e come cittadini di questo Paese».

Che tipo di personaggio interpreta nel film? Cosa ne pensa di lui?

«Interpreto Giulio Carbonaro, suo antagonista nel Sismi; uno dei pochi personaggi con nome fittizio poiché rappresenta tre linee d’azione contrapposte a quelle di Calipari all’interno nei servizi segreti, tentando in ogni modo di agire in contrapposizione per liberare Giuliana Sgrena. Penso che la sua linea guida, quella di Carbonaro, fosse sicuramente un senso del dovere ma guidato da profondo egocentrismo invece che da uno spirito di collaborazione. E il capo del Sismi, Pollari, sceglie Calipari per condurre il processo di liberazione della giornalista; la frustrazione e la delusione del mio personaggio erano quindi molto forti».

Secondo lei storie di questo genere sono ancora attuali? Cosa pensa della situazione geopolitica di oggi?

«Purtroppo sono ancora storie attuali sì, ma credo che saranno sempre presenti nel nostro mondo. Penso che gran parte degli esseri umani, soprattutto quando hanno potere, non posseggano visione lungimirante che farebbe scegliere la buona convivenza ai conflitti. Ritengo però, con un doveroso ottimismo, che la differenza come sempre la farà l’umanità di pochi. E auguriamoci che qualcuno dei cosiddetti “potenti della terra” si metta una mano sulla coscienza e ascolti il buon senso. La situazione geopolitica attuale è fra le più difficili degli ultimi decenni. Conto, appunto, sul buon senso.  Noi però abbiamo il dovere di sensibilizzare sempre di più l’opinione pubblica. La storia è costellata di iniziative di pochi, che ingrandendosi, hanno creato veri e propri movimenti di cambiamento. Sta anche a noi voler cambiare davvero, partendo da noi stessi. Lo diceva Gandhi “sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”».

Ci sono ancora dei punti bui in questa vicenda? Pensa che una denuncia sociale come l’uscita del film possa favorire dei chiarimenti?

«
Sono moltissimi i punti bui. E sicuramente molte le responsabilità; è sempre un peccato enorme quando non si raggiunge la verità. Purtroppo, le indagini hanno dovuto piegarsi al dictat del “non luogo a procedere per mancanza di giurisdizione” della Corte di Cassazione. Spero che questa storia faccia emergere il coraggio di un uomo straordinario e il suo profondo senso del dovere, e metta in luce quanto anche oggi ci siano uomini al servizio delle nostre istituzioni con un fortissimo senso di abnegazione». 

Che tipo di bagaglio culturale e sociale le lascia un progetto come questo?

«In ogni progetto in cui si ha la fortuna di lavorare a fianco di talenti veri, e ce ne sono tanti in questo film, e approfondire aspetti che l’opportunità nel fare questo lavoro ci offre, si fa un passo avanti. Il bagaglio è enorme: emotivo, lavorativo. Questo film, per me, è un’ulteriore occasione di riflettere, appunto, su quanto il rispetto degli esseri umani e la loro generosità siano il fondamento di sane relazioni».

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