IL MATTINO
13.02.2025 - 12:43
da sinistra Bardi, Caiata, Pittella
Se c’è una cosa che difficilmente dimenticheranno i delegati dei 16 Paesi giunti a Matera per discutere di Ucraina grazie ai buoni uffici di Salvatore Caiata è l’incredibile sbandata linguistica di Vito Bardi che meriterebbe di entrare nei manuali di comunicazione come esempio di ciò che non bisogna fare, sfoderando per qualche insondabile ragione un inglese traballante condito da accento borbonico. Un vero e proprio disastro che affonda le sue radici non tanto e non solo nella performance presidenziale, ma anche e soprattutto nell’intero sistema di consulenti e comunicatori che dovrebbero avere le competenze per evitare situazioni del genere o almeno ridurle al minimo e che, ad occhio, anzi ad orecchio, pare, forse, abbiano scelto anche di affidarsi ad un traduttore automatico, tipo Google Translate, mettendo decisamente da parte un concetto che nelle aziende viene definito “controllo qualità”. Alla fine, invece di trasmettere autorevolezza e competenza come fatto dal puntuale Marcello Pittella, fedele alla lingua madre, Bardi è riuscito ad infondere un profondo senso di confusione con un discorso verosimilmente tradotto da un software: un frullato di frasi alla buona e sintassi forzata, ignorando quelle sfumature semantiche e linguistiche che avrebbero dovuto essere rispettate. Espressioni che, se avessero avuto un'anima, sarebbero scappate urlando di non essere pronunciate. Una visione superficiale che ha trasformato una vetrina internazionale in un incubo mediatico, piuttosto che per il patrimonio storico e culturale la regione Basilicata si è ritrovata a fare il giro del web per motivi completamente diversi, altro che Bit di Milano. Dice il saggio leghista a km zero: "Effes".
edizione digitale
Il Mattino di foggia