IL MATTINO
Cinema
22.01.2025 - 19:03
Stasera su Rai Uno, in prima serata, verrà trasmesso "Hammamet", il film dedicato a Bettino Craxi, nel ventennale della sua scomparsa, il 2000, il film invece è del 2020, con Pierfrancesco Favino nei panni del segretario socialista.
Chi ha vissuto negli anni in cui Bettino Craxi si muoveva sulla scena politica italiana riuscirà a seguire con facilità "Hammamet", il film diretto da Gianni Amelio sugli ultimi sei mesi di vita del leader, come se per un attimo il tempo si fosse fermato e il passato fosse tornato. Un passato che è ancora nell'aria, al punto da condizionare il presente, non solo emotivamente.
Per tutti gli altri, quelli che non c'erano e che non hanno vissuto quel periodo della Storia Italiana, sembrerà di assistere all'allestimento teatrale del dramma eterno della perdita del Potere, dramma che da sempre si consuma nelle stanze private più che in quelle pubbliche, e forse l'assenza di nomi, nel film non ci sono nomi, e di contesti differenti, renderanno a questi ultimi la visione del film più agevole.
Perché "Hammamet" è un film che cerca di raccontare il declino e la disfatta del Potere, potere incarnato in un uomo fin troppo consapevole della sua spudorata autorità, tanto da smarrirsi per averla persa questa autorità , senza possibilità di appello. Gianni Amelio mette solo questo in scena
A lui non interessa cercare di raccontare un periodo storico, periodo ancora troppo recente per essere narrato con la dovuta freddezza, cosa per altro difficile da farsi anche con Bettino Craxi, ma gli interessa ricomporre un'immagine umana, totalmente deflagradata, ancor prima che sopraggiungesse la fine della vita terrena del potentissimo politico italiano.
Bettino Craxi è stato il politico italiano che più di chiunque altro ha messo a nudo un modo di intendere e di vivere la Politica, modo che non era solo suo ma di cui lui si era "impossessato" forsennatamente, anche per rimanere a galla, e che in maniera spregiudicata ha poi cavalcato, sperando, credendo di riuscire a non essere disarcionato, per non esserne sbranato.
Il film di Gianni Amelio ci restituisce la rabbia, la disfatta, l'impotenza e la solitudine di Bettino Craxi, rinchiuso nella sua prigione di Hammamet ( il film è stato girato nella casa di Hammamet del leader socialista) in compagnia del suo passato e della sua famiglia, famiglia che attraverso la sua difesa, ad oltranza, non ha fatto altro che amplificarne il disagio esistenziale.
Oltre alla visione del film è utile anche altro, un libro per esempio, scritto da chi conosceva Craxi e che rappresenta un utile complemento alla visione del film.
Dopo Mani pulite, che decretò la fine dei partiti apparato e la gogna per Bettino Craxi, senza che questo modificasse la vita dei soggetti che lo avevano e lo hanno sostituito, abbiamo assistito al succedersi, nell’agone politico, di figure molto distanti dall'uomo forte, di cui Bettino Craxi era la personificazione.
Si tratta di figure che più che agire per mandato popolare o per investiture politiche sostanziali, si sono imposte perché investite dai like.
Così imbattersi nel libro, oggi antico, di Enzo Catania, direttore fino al 1997 de "Il Giorno", il giornale fondato da Enrico Mattei, dal titolo: "Bettino Craxi - Una storia tutta italiana", tascabili Boroli, è utile per chiudere il cerchio che Gianni Amelio ha aperto con il suo “Hammamet"
Enzo Catania in quello che era un istant – book, nel momento della sua uscita, ci racconta tutto del Bettino Craxi uomo politico, con una lucidità spigliata che ci permette di rileggere quell'Epoca in maniera più consapevole.
E se leggere il libro ventitré anni fa, la data della sua pubblicazione è il 2003, avesse avuto un senso, solo se si fosse stati di parte e craxiani convinti, adesso se ne possono apprezzare le sfumature, la ponderazione e anche la costruzione.
Il libro parte dal Congresso di Rimini e si chiude con la lapidazione e la beatificazione, processi che camminano di pari passo quando si diventa protagonisti del proprio tempo in maniera decisa, come è accaduto a Bettino Craxi.
Una lettura che è anche un viaggio attraverso l’Italia, i suoi sogni, i suoi incubi, il suo farsi società civile.
Non manca nel testo un’appendice cronologica, appendice che inizia nel momento della nascita di Bettino Craxi e che racconta il paese in maniera didascalica e puntuale, come pure esiste un orientamento bibliografico di ventuno pagine, fitte, cose che rendono il libro tutt'altro che datato o disutile.
Il film e il libro alla fine si completano e si intersecano, dando vita a quel foro interno ed esterno che è alla base della Politica attiva e militante, la base del Potere e della sua perdurante necessità.
Il film di Gianni Amelio parla dell'uomo Craxi, l'Italia, quella delle monetine, delle maxitangenti, della fine del sogno socialista e della nascita del populismo non c'è, come non esiste nessun intento giustizialista nello sguardo di Gianni Amelio, cosa già chiara se si pensa a Pierfrancesco Favino e al suo essere Bettino Craxi, malgrado l'abissale e insuperabile differenza fisica.
È proprio questa differenza la chiave di volta e di lettura di tutto il film.
È quel ridursi del corpo, che in Bettino Craxi era anche la misura esatta del suo potere, a dare la misura politica a tutta la narrazione.
Poi che questo non taciti la fame di giustizia e di vendetta di chi, a un film su Bettino Craxi, e sulla sua parabola politica, chiede altro è legittimo, ma provate a raccontare Bettino Craxi cercando di rimanere in bilico sul burrone. Ecco questo Gianni Amelio ha fatto, riuscendo anche a trasportare un macigno dal burrone, e a lanciarlo in uno stagno, e per questo accompagnare il film di Gianni Amelio con la lettura del libro realissimo di Enzo Catania è una ricomposizione e un doppio binario da percorrere, se si vuole comprendere ancora meglio cosa in questo momento accade Italia, senza inutili isterismi e stupida demagogia.
La mia libertà equivale alla mia vita.”
epitaffio sulla tomba di Bettino Craxi ad Hammamet in Tunisia
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