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crisi idrica nel potentino

Cosa sta succedendo con l'acqua? Il fallimento della comunicazione istituzionale

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La sede della regione Basilicata a Potenza

Se chiedete a qualsiasi lucano cosa stia succedendo con l’acqua, in particolar modo nelle comunità servite dallo schema Camastra, la risposta potrebbe essere un’alzata di spalle, seguita da un’espressione di frustrazione, indignazione e rabbia. L’indagine informale condotta da questa testata su 50 persone che rappresentano un campione vasto (dal giovane all'anziano, dallo studente universitario alla casalinga passando per l'operaio in fabbrica al professore in pensione al commerciante ecc ecc) ha rivelato un dato preoccupante: nessuno, o quasi nessuno, sa realmente e concretamente spiegare perché c’è stata la crisi idrica, perchè la Camastra si è prosciugata, ma un cittadino su due tra quelli interpellati punta il dito contro una sola causa: "l’acqua venduta alla Puglia", seguita dal grande classico della "rete colabrodo". Nessuno fa menzione del cambiamento climatico ricordando che "in estate la siccità è normale". Un trenta per cento del pubblico che ha risposto alle nostre domande, sposta il focus anche "sull'acqua utilizzata per le estrazioni petrolifere". Sulla piazza virtuale dei social network, nei gruppi ad hoc o in quelli in cui genericamente si parla dei problemi del territorio (Potenza Denuncia, In Basilicata Tutto Apposto ecc ecc) il canovaccio tra un complotto e l'altro è sostanzialmente lo stesso. Questo è l’esito di una comunicazione istituzionale fallimentare che non solo ha mancato di informare adeguatamente la popolazione, ma ha addirittura contribuito a un clima di totale incertezza e sfiducia nei confronti delle istituzioni stesse. I lucani non sanno se è colpa del cambiamento climatico, della gestione inefficace delle risorse, della perdita sotto casa o di altre cause. A questo si aggiungano le dichiarazioni del numero uno di Acque del Sud Spa, l'avvocato barese Decollanz e il caos è servito. Ma partiamo dal principio: la crisi idrica in Basilicata non è solo un problema tecnico di infrastrutture, di rete colabrodo e di cambiamento climatico ma anche un problema di fiducia, specialmente dopo l'operazione Basento. Quando l’informazione è gestita male, quando non è in grado di coinvolgere davvero la popolazione o di trasmettere fiducia, la crisi diventa ancora più difficile da affrontare. Il punto cruciale della vicenda è che l’ufficio stampa della Regione Basilicata, invece di svolgere il suo ruolo fondamentale, è diventato parte integrante del problema non ascoltando le osservazioni, le paure, i dubbi delle piazze reali e virtuali e così mentre l’acqua scarseggia, l'unica cosa che abbonda è l'inefficacia comunicativa di un apparato che non sembra nemmeno accorgersi di quanto la sua gestione sia dannosa. Il risultato è palese: i cittadini hanno iniziato da tempo a guardare con sospetto e sfiducia ogni nuova comunicazione etichettandola come una presa in giro. Anziché gestire la crisi, la comunicazione ha accentuato la distanza tra le istituzioni e il popolo lucano. E' mancato solo un “andrà tutto bene”, di pandemica memoria: la Regione avrebbe dovuto chiarire subito quali erano le cause della crisi idrica, quali soluzioni si stavano cercando, quali misure di emergenza erano già in atto. Invece i comunicati sono stati in una prima fase - la più delicata - talmente vaghi da non rispondere nemmeno a domande fondamentali. E' qui che la fiducia è venuta meno in un contesto in cui la gente, giustamente spaventata era alla ricerca di informazioni precise, non elucubrazioni politiche.

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