IL MATTINO
Cultura
02.12.2024 - 19:20
Elena Ferrante continua a fare parlare di sé e la trasposizione televisiva dei suoi libri sta a provare la loro tenuta, se anche l’HBO è partner dell'operazione video. Del resto il mercato statunitense è tutt'altro che estraneo alle costruzioni letterarie della scrittrice senza volto, al punto che grazie a lei, la casa editrice che la pubblica, la romana E/O, ha aperto una sede in America.
Il taglio dato al progetto è introspettivo, la voce di Alba Rohrwacher che faceva da guida all’interno della storia nelle prime serie, potenziando l'aspetto ferino della narrazione di Elena Ferrante, ed accentuandone la vena letteraria, si è trasformata, nell'ultima serie, in presenza fisica, visto che l’attrice è diventata “Elena/Lenù”, una delle due protagoniste del romanzo della Ferrante (l'altra è “Lila”) ed è sulla figura di Elena che è fortemente incentrato adesso lo sceneggiato, a differenza dei precedenti, perché in questa fase Lenù, attraverso la scrittura, e il successo che da essa ne è derivato, appare autonoma.
Nelle precedenti serie invece Lila rappresentava l'incarnazione della donna intuitiva, geniale, che cercava il proprio spazi nella vita attraverso la ribellione al contesto familiare, senza desistere dell’affermazione di sé. Avere deciso di relazionarsi al mondo attraverso l'intuizione, a discapito dell'istruzione, non le ha semplificato la vita, ma l'ha portata alla violenza e al contrasto perenne con la realtà e anche con gli uomini, uomini che però grazie a questo contrasto le riconoscono un potere, senza che si possa mai arrivare, attraverso questo potere a una pacificazione o a un cambiamento di rotta esistenziale, che tenga conto anche della leggerezza del vivere, e di un modo altro di intendere i rapporti tra sessi, non solo della violenza. E questa violenza che per la prima volta appare in un testo scritto è lo snodo della storia, perché è dalla violenza che a modo loro le due amiche/alter ego cercano di affrancarsi, mentre insieme procedono ed intercettano i cambiamenti in atto e a venire nella società italiana.
Questa ferocia che pervade da sempre l’opera di Elena Ferrante, è ancora la matrice dei rapporti tra sessi, da qui il successo della serie televisiva e la conferma del potere della scrittura di Elena Ferrante.
Il mondo che descrive è ancora tragicamente reale e scisso, la cronaca lo testimonia ogni giorno, come testimonia la propensione femminile ad assumere atteggiamenti distruttivi tipicamente maschili.
Claudio Gatti, qualche anno fa si occupò dell'argomento, tanto da dare luogo ad un'inchiesta sull’ autore nascosto, pubblicata da “Il Sole 24 ore”, nel 2016, inchiesta che fece "imbestialire"non poco Sandro Ferri editore di E/O, facendogli dire che era inconcepibile trattare le scrittrici come delle camorriste. Il giornalista, seguendo la pista dei soldi, era arrivato a dire che la misteriosa scrittrice nascosta dietro la Ferrante fosse Anita Raja, moglie dello scrittore Domenico Starnone e traduttrice di mestiere.
Ma perché diventa così importante questa caccia all'autore?
In un sistema editoriale asfittico come è quello italiano, difficilmente votato al mercato, l’operazione di Sandro Ferri è stata unica e geniale, come è geniale per la Ferrante avere giocato, grazie alla sua falsa identità, con il bipolarismo femminile, al punto da dare vita a due personaggi distinti e separati, personaggi cui assegnare un peso e un fardello, fardello e peso che è delle donne, così da offrire a ogni donna, almeno sulla carta, una possibilità di vita altra, moltiplicandone le identità, le possibilità, abilità questa che è della scrittura stessa, scrittura che sembra essere la religione laica dell'autrice/ autore mascherato, la sua bussola e la forza cui delega la possibilità di fare passare questo messaggio, e cioè che la Trinità (l'autore e le due protagoniste in questo caso) è una condizione umana non solo divina, ed è una prerogativa femminile e letteraria.
Come nella storia così anche nella realtà "virtuale" Lila/Lenù , la Raja o suo marito Domenico Starnone (per quanto potrebbero benissimo essere entrambi a scrivere visto che le protagoniste dell’amica geniale sono due) si guardano avanzare attraverso Lila/Lenù, tanto da essere a loro volta oggetto di bullismo. Di fatto questo bisogno esasperante di farli uscire allo scoperto è un atto di bullismo, un bullismo che le donne per prime difendono e diffondono con violenta leggerezza, a riprova di come l'identità femminile sia tragicamente irrisolta, e di come i libri della Ferrante siano manuali di femminismo, di psicologia, incompresi e per questo utili.
La serie televisiva ne ha amplificato la portata, tesa com'è a sviscerare i testi, e quindi ha amplificato pure la necessità di fare uscire allo scoperto l’autrice (duale), autrice che per la verità è nuda, proprio grazie all'operazione e alla scelta editoriale.
La scelta di utilizzare il dialetto, nella sua accezione violenta e volgare, come linguaggio usuale, privato, introspettivo, mette ulteriormente in luce questo fenomeno. Se i personaggi parlassero in italiano si perderebbe il senso anche della contrapposizione tra loro e il tutto sarebbe fuori contesto.
Eppure c’è chi polemizza anche su questo. II dialetto infastidisce l'orecchio di chiunque, soprattutto quando è impetuoso e truculento, ma se sono personaggi popolari come devono e possono parlare, soprattutto se la storia, tutta questa storia, è in presa diretta? Una presa diretta importante, perché in questo modo il bipolarismo delle due protagoniste si estrinseca.
La mente, Lila, si mette a capo di ogni cosa, prendendo e pagando tutto ciò che ottiene, camminando spedita, attraverso le macerie esistenziali sue e degli altri, tracciandone la strada anche in amore; il braccio, Elena, rielabora e corregge, sbagliando, in una suggestiva operazione di editing che non fa altro che rafforzare l’ego di entrambe, ricomponendolo.
Lo scopo di tutto questo è anche quello di non trasformare il cordone ombelicale in una grossa forbice, forbice capace di ferire le stesse donne per prime e poi gli uomini.
Per questa ragione entrambe le identità femminili ascoltano questo coro greco che si prospetta ogni volta sulla scena, guardandolo agire e soffrire.
Il risultato è una fermezza assoluta della storia, storia che essendo squisitamente letteraria si consolida, allontanando sempre più la figura dell'autrice dalle pagine, e facendo prendere forma alle parole, parole che danno sostanza, e anche tenuta a questo bipolarismo reale e letterario insinuante.
E se a volte sembra che l'amicizia tra donne sia in realtà una guerra che non conosce tregua (una condizione che riguarda tutte le donne, nessuna esclusa, da qui la difficoltà di uscire dalle strade segnate dal maschilismo) dell'altra, a questo corpo doppio è riconosciuta sapienza, da qui la necessità, degli altri, di raccontarsi attraverso Lila ed Elena.
In questo gioco letterario e di vita Claudio Gatti si è inserito, al punto da essere diventato lui stesso parte del gioco, come se questa suo bisogno di verità alla fine lo avesse condotto fin dentro la seduzione delle pagine dell'opera, in pratica è diventato Sarratore junior, sedotto da Lila/Elena/Raja, un fatto più che giusto.
La Ferrante, chiunque essa sia, scrive di testa, e un uomo e una donna passionali solo di testa si prendono. Gli altri si prendono a caso, da sempre, e quindi alla fine Gatti è stato sedotto dalla Ferrante al punto da doverla per forza smascherare.
Serve?
No, tanto più che Lila nel momento più crudo e duro per Elena, il disvelamento della bugia d'amore di Nino Sarratore (l'uomo amato da entrambe) le dice una cosa verissima e cioè che esiste una cattiveria della superficialità, cattiveria da cui Sarratore è posseduto, e che è la ragione della sua inutilità umana.
Ed è questa definizione anche la chiusa più giusta per definire il nostro tempo, sempre più ripiegato su stesso, sulle proprie menzogne e sulla totale mancanza di compassione. Quella che il duo Raja/Starnone ha fatto incarnare al duo Lila/Lenù. La loro amicizia, viscerale, si gioca e si risolve, quando il contrasto appare, grazie alla compassione e alla presa di coscienza di sé. Ed è per questo che la serie, così come i romanzi, avvincono ed appassionano.
Ci restituiscono senso, in luogo della nostra perdurante, cattiva ed ossessiva superficialità.
edizione digitale
Il Mattino di foggia