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Analisi

Avetrana: quando la cronaca-spettacolo chiede una pausa

Avetrana: quando la cronaca-spettacolo chiede una pausa

La cronaca è diventata il terreno su cui si tiene l'informazione, non solo in questo Paese ma in ogni angolo del globo.
Non è una novità.
La nera scandaglia l’animo umano. È un romanzo di carne viva e in progress, che parla a chiunque, senza distinzioni, perché si muore. Alcuni quietamente, per come hanno vissuto, altri aggrovigliati tra le spire delle passioni più truci ed ingovernabili, in una pozza di sangue, che continua a scorrere nel tempo, come se l’inarrestabile flusso di atrocità che le passioni inconfessabili mettono in luce, proprio perché fanno parte dell'umanità tutta, restassero lí, come un’orma ormai cementificata e non più ignorabile.
Diventa evidente come con questo bagaglio a mano, pesantissimo ma tutto da acquisire e se mai da vendere, si scatenino non solo i giornali (che parlano sempre più alla pancia e mai all’intelletto dei lettori) e le trasmissioni televisive.
È tutto un "Grande Fratello". Si guarda attraverso il buco della serratura nelle esistenze altrui, l’unico vero interesse di chi vive nel nostro tempo. Gli hobby e le passioni autentiche sono stati sostituiti dai social, dall'acquisto e dalla vendita dei vestiti, dalle punture di botox, dalla cucina fotografata, dal pettegolezzo becero, dagli psicologi veri e per celia, mentre lo sport il calcio su tutto fa decantare le sconfitte, tenendo banco, ininterrottamente.
Con questi presupposti qualsiasi delitto non solo è accettato socialmente, nel senso che se la misura di paragone è la bruttezza va tutto bene, ma è necessario che sia serializzato.
Disney Plus si mette all'opera e così parte la messa in scena, per la piattaforma, del delitto di Avetrana, quello di Sarah Scazzi, delitto avvenuto il 26 agosto 2010, e per cui sono stati condannate la zia, la cugina, e di cui si è incolpato qualche mese fa lo zio, in toto.
Insomma una bella storia di regressione umana e familiare, il campo di cui generalmente i delitti si nutrono, diventando per questo interessanti.
Solo che se una volta tutto questo disagio era confinato, ed in parte anche irreggimentato. Da quando i social hanno l’ultima parola su tutto, pure un Comune piccolo scopre di avere una "coscienza social", più che una vera consapevolezza del proprio ruolo. Ma accade dappertutto è il caso di sottolinearlo, e così la messa in onda della serie dal titolo: "Avetrana - Qui non è Hollywood" prevista per il 25 ottobre, è stata bloccata dal tribunale di Taranto, su richiesta del sindaco del Comune di Avetrana, dopo che la serie è stata presentata al "Festival del Cinema di Roma", in corso in questi giorni. La serie si compone di quattro episodi ed è diretta e scritta da Pippo Mezzapesa insieme ad Antonella W. Gaeta, Davide Serino, Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni.
Le motivazioni?
È stata accolta la richiesta del sindaco di Avetrana, Antonio lazzi, che attraverso un ricorso d'urgenza, presso il tribunale di Taranto, ha sollecitato la sospensione, immediata, della messa in onda delle serie, che rischierebbe «di determinare un ulteriore attentato ai diritti della personalità dell'Ente comunale accentuando il pregiudizio che il titolo già lascia presagire nel catapultare l'attenzione dell'utente sul territorio più che sul caso di cronaca.»
Inoltre è stata richiesta una visione preliminare per potere accertare se l’adattamento tv del delitto (liberamente tratto dal romanzo "Sarah la ragazza di Avetrana", scritto da Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni ed edito da Fandango Libri ) sia diffamatorio. E per finire è stato chiesto che fosse modificato il titolo della serie.
L’udienza di comparizione delle parti è stata fissata al 5 novembre.
Tutto questo battage pubblicitario (n.b.fatto senza nemmeno avere visto prima la serie) non farà altro che accrescere la curiosità su un prodotto che, sicuramente, sarà privo di fuochi d'artificio, ormai la gran parte delle serie Tv prodotte in questo Paese sono assolutamente soporifere, e di certo se ne avvantaggeranno Disney Plus e Fandango, alla fine.
Al di là delle polemiche che sono in corso, serve rilevare come i comunicati stampa e le richieste dell’intervento alla Magistratura, per dirimere qualsiasi controversia, abbiano preso il sopravvento sull'ordinaria amministrazione e gestione del quotidiano, non solo da parte dei cittadini, ma da parte degli stessi organi istituzionali.
I delitti e il carico di orrore che si portano appresso, delitto che evidenziano solo l'umanissima incapacità di accettare e di risolvere i problemi quotidiani, non hanno trovato il giusto tempo della riflessione e dell'ascolto nelle comunità in cui sono maturati, ma solo l' infantile necessità di queste comunità mostrarsi linde e pinte, nel momento in cui la luce rossa, di qualsiasi telecamera, si accende per indagare.
D'altro canto chi dovrebbe raddrizzare il tiro, prima di mettere in piedi una narrazione aggiuntiva della nera, di fatto le ricostruzioni successive agli eventi luttuosi sono narrazioni aggiuntive, forza la mano, anche se in questo caso al massimo possiamo dire che è forzato il titolo della serie.
Eppure se chi scrive, avesse tenuto conto proprio di ciò che è stato prodotto nella pancia del mondo, con Hollywood come punto di riferimento per contestualizzare i disastri esistenziali, forse avrebbe evitato di evocarla Hollywood , ma evidentemente anche a Disney Plus piaceva questa sorta di trip. È chiaro come siano tutte queste supposizioni, mentre il resto: la spettacolarizzazione al ribasso di qualsiasi nefandezza umana, per rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più distante da se stesso e anche dal proprio vissuto quotidiano, è un’amara realtà.
Sono lontanissimi i tempi in cui Truman Capote in “A sangue freddo” narrava di crimine, dando la stura a tutte le serie televisive successive e a tutti i casi di cronaca descritti, attraverso la narrazione scritta, in tutte le salse.
«Finché vivi c’è sempre qualcosa che ti aspetta, e anche se è una brutta cosa, e tu lo sai, che puoi farci? Non puoi smettere di vivere.»
Se oggi abbiamo paura di rivederci e di vivere per ciò che siamo: mediocri, collerici e pure esteticamente corrotti, vuol dire che la società civile è defunta per sempre, anche perché qualsiasi amministratore, prima di pensare ad una serie televisiva qualsiasi, ce ne sono a migliaia, grazie alle piattaforme web, dovrebbe seriamente lavorare sul degrado umano e del territorio tutto, piuttosto che bloccare serie Tv di cui ignora totalmente le dinamiche, come farebbe qualsiasi opinionista, principiante e da social.
Solo che è molto più difficile fare questo e cioè essere consapevoli (servirebbe la stessa responsabilità che manca a chi si macchia di un crimine mortale) che andare appresso alle libere trasposizioni della realtà, che possono essere belle, brutte, inutili, pretestuose, volgari, inappropriate ma che facciamo viviamo solo di comunicati stampa e di Photoshop?
Per carità, lasciateci anche il gusto della vita brutta, sporca e cattiva, tutto quello che la vita talvolta è.
«L'orgoglio araldico, la pompa del potere e tutto ciò che bellezza, tutto ciò che ricchezza concesse, ogni cosa , senza distinzione, attende l'inevitabile ora: le strade della gloria portano solo alla tomba.»
Truman Capote “A sangue freddo”, Garzanti

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