Cerca

Televisione

Vivi e lascia vivere con Inganno: il grande ritorno di Pappi Corsicato

Vivi e lascia vivere con Inganno: il grande ritorno di Pappi Corsicato

Pappi Corsicato ha smesso di girare film, si dedica alle serie Tv, dopo “Vivi e lascia vivere” serie Tv che aveva Elena Sofia Ricci come protagonista, trasmessa nell'Aprile del 2020 su Rai Uno, sbarca con “Inganno” su Netflix e con Monica Guerritore.
«"Inganno" è molto amata in America Latina, anche negli Stati Uniti è nella Top Ten, in Francia e in Turchia. È un successo inaspettato, sono sorpreso e contento »
La scelta della serializzazione non è sbagliata. Produrre un film per poi farlo "deportare" sulle piattaforme multimediali è un errore tanto più che in America stessa, la patria del cinema come mezzo di seduzione ed educazione per le masse, le serie Tv sono prodotti sempre più complessi e sofisticati, usate come test per produrre poi film mirati e più adatti al pubblico, così da non doverli svendere.
Solo che in Italia esiste un serissimo problema per quanto riguarda la serializzazione, ed è quello della sop - operizzazione di qualsiasi cosa. Anni e anni di Tv trash hanno inciso pure sulle serie, che sono costruite a seconda delle reti, e delle piattaforme su cui verranno trasmesse. Questo approccio dà risultati pessimi, facendo diventare il romanzo popolare, che dovrebbero essere le serie Tv, una sottocategoria pure cinematografica, una sorta di B-movie senza personalità.
E pure Pappi Corsicato c’è cascato, anche se lui è un fuoriclasse e quindi qualcosa rimane delle sue incursioni per il piccolo schermo.

Vivi e lascia vivere


Vivi e lascia vivere” è il titolo della serie televisiva, disponibile su Raiplay, firmata dal regista napoletano con una formazione artistica fortemente strutturata, e che con il lungometraggio “Libera”, presentato al Festival di Berlino nel 1993, vinse poi il Nastro d' Argento come migliore opera prima, la Grolla d'oro, il Globo d'oro della Stampa Estera e il Ciak d'oro.
Da quel momento la sua carriera è stata in rapida ascesa, misurandosi non solo con il cinema ma anche con la lirica. Sua nel 2000 la messa in scena per il Teatro San Carlo di Napoli di “Carmen”.
Regista anche di videoclip, "Num te scurdà" degli Almamegretta, e di documentari sull’Arte Contemporanea, mai aveva girato una serie televisiva.
“Vivi e lascia vivere” parte già con un titolo passatista, titolo che è una dichiarazione d'intenti, un monito e una sintesi felice di quella che è poi la storia di un famiglia italiana, che incidentalmente, e logicamente vive a Napoli (la Napoli filmata da lui da sempre) questa volta più "almadovariana" del solito, e quindi più borghese, anche se è il ritratto di una famiglia piccolo borghese che inizia a mutuare comportamenti da famiglia borghese in decomposizione.
La serie è quindi intrisa di tutti i fantasmi cinematografici e culturali di cui si è nutrito, compreso quello di Luchino Visconti che già ne “I buchi neri”, film culto del nostro, faceva capolino, soprattutto quando un Vincenzo Peluso/ Adamo da decolorato alla camomilla Schultz, un'altra citazione e un altro rimando, in questo caso a Giuseppe Patroni Griffi, diventa biondo platino come il Marcello Mastroianni, diretto in teatro da Luchino Visconti, apollineo e femmineo come mai. Un gioco dove il voyeurismo di Vincenzo Peluso /Adamo diventa attivo, a differenza di quello che era accaduto a Marcello Mastroianni, non solo in quell'occasione ma in tutta la sua carriera cinematografica.
Il Luchino Visconti “dilavato” a Napoli è quello di “ Morte a Venezia" e di “Gruppo di famiglia in interno”, e se in entrambi i film primeggiava una Silvana Mangano ormai desessualizzata e iconizzata, nella serie tv abbiamo una Elena Sofia Ricci che non nasconde la sua femminilità, anzi mostra con fermezza spudorata il tempo che passa, mentre nasconde tutto di sé, anche un passato, ai limiti della legalità, e seppellito tra le pieghe del tempo, insieme a un amore lontano riposto con cautela, e cura, al riparo anche della sua stessa memoria.
E quindi Silvana Mangano e il suo enigma esistenziale diventano la misura per la scrittura del personaggio di Laura Ruggero interpretato da Elena Sofia Ricci.
E sulla risoluzione di questa enigma è costruita tutta la storia, quella di una famiglia perfetta ma anche disfunzionale che implode quando il marito di Laura Ruggero, Renato, interpretato da Antonio Gerardi, scompare.
Da quel momento in poi il gioco è quello di insufflare in ogni attore un po' di Luchino Visconti e di fare assumere a ogni personaggio una componente nascosta e oscura della protagonista quella Laura/ Mangano mostruosa e difficilissima da conciliare.
Una giostra che è parte anche del racconto stesso.
Il padre di Laura era un giostraio ed è in quel contesto che una Laura adolescente, interpretata da Emma Quartullo, figlia di Elena Sofia Ricci e dell’attore e regista Pino Quartullo, incontra Tony, giovane criminale rampante, di cui si innamorerà per perderlo e ritrovarlo da adulta, e che prende nella serie le sembianze di Massimo Ghini.
Non manca nella serie Iaia Forte, attrice simbolo e presenza costante del suo cinema.

Inganno

Lo schema per “Inganno” è lo stesso, cioè la narrazione a forte connotazione popolare, con tutto il corollario presente nella prima serie, pari pari e con la scelta di una protagonista più carnale qual è Monica Guerritore, ma sempre disinibita, e un'ambientazione alto borghese, in questo caso. Eppure anche qui la situazione è claustrofobica, non a caso il luogo in cui tutto si svolge è un albergo, luogo claustrofobico per eccellenza, con giochi di specchi e memorie antiche, fluidificati dalla presenza dei bei paesaggi, nel caso specifico della Costiera, che è sempre un biglietto da visita strepitoso e che fa audience. Un'abitudine questa del “paesaggismo” ormai diffusa da quando i droni da “oggetti” di guerra sono diventati "utensili" praticamente.
La storia è più esile ma più scabrosa. L' amore adulto delle donne, avanzate anagraficamente, per uomini più giovani è ancora un grandissimo tabù, e non a caso il regista ha scelto la Guerritore, che ha un’estrema padronanza del proprio corpo e di sé, per strappare questo velo.
In questo caso poi lui ha veramente in mente il Sudamerica e quella Sonia Braga che teneva avvinti i telespettatori in “ Danci' Days”, da qui il successo all’ estero e le molte polemiche in Italia.

Le caratteristiche delle due serie

Sono delle opere ardite questa serie, nate con lo scopo di borghesizzare e di serializzare tutto il passato cinematografico di Corsicato. In pratica il nostro sta attuando una nuova catalogazione del suo cinema e non, passando anche non solo per il regista spagnolo Pedro Almodovar, di cui è stato aiuto regista per “Légami”, ma sta anche attraversando la produzione cinematografica italiana antica e più recente, come quella di Luca Guadagnino. Un'operazione che trova nella colonna sonora di Andrea Farri, il figlio di Lucia Poli e di Pier Farri, promettente compositore cinematografico e televisivo, la misura concettuale di questa produzione per il piccolo schermo in "Vivi e lascia vivere", e musiche altre da Nina Simone a Liberato, a Madonna, a Tamino, a Benjamin Biolay, tra i tanti, per "Inganno"
Eppure c’è un problema in tutta questa partitura perfetta: la difficoltà di avere davvero scritture narrative all’altezza di questa produzione ardita e cervellottica, anche per eccesso di immagini.
Le oscillazioni di gradimento del pubblico alla visione lo provano, per quanto il gradimento all’estero di “ Inganno” dimostra che comunque ha intercettato la vena melodrammatica e popolare, ma sia la prima sia la seconda serie sono da intendere come delle prove tecniche.
Forse sarebbe bastato osare un po’ di più, sarebbe bastato uscire un attimo più per strada senza esagerare con il melò, per restituire il suo amore per il cinema, per la sua città, attraverso un alleggerimento, vedi editing delle storie, alleggerimento che avrebbe reso pop, dei veri romanzi pop, le serie, come era nelle sue intenzioni, visto che a tratti il senso e la logica si perdono ed è un gran peccato, perché la stoffa è di ottima qualità ma con l’etichetta troppo in vista.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione