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Sergio Ragone e Game Changer : «Le storie che trasformano la Basilicata»

«Volevo che i lettori sentissero la passione e il sacrificio di chi, nonostante le difficoltà, continua a credere e a costruire un tempo nuovo e a non subire più le conseguenze di una scelta, quella di restare in Basilicata»

Sergio Ragone e Game Changer : «Le storie che trasformano la Basilicata»

Sergio Ragone

Con Game Changer, Sergio Ragone, giornalista e scrittore lucano, torna a raccontare la sua terra, la Basilicata, attraverso le storie di coloro che stanno trasformando in positivo la regione. Pubblicato da Editrice Universo Sud, il libro raccoglie una serie di dialoghi appassionanti con protagonisti che, grazie a coraggio e determinazione, hanno superato le sfide di un territorio complesso. Ragone ci mostra come la Basilicata, spesso percepita come marginale, possa essere uno spazio di opportunità per chi ha il coraggio di immaginare e costruire un futuro diverso. In questa intervista esploriamo con l’autore le storie, le sfide e i messaggi di speranza contenuti nel suo nuovo lavoro.
Cosa l’ha spinta a scrivere Game Changer? Quali criteri ha seguito per selezionare le persone e le storie raccontate nel libro?
«L’idea nasce dal desiderio di dare voce a coloro che, con il loro lavoro, stanno contribuendo a un futuro migliore per la Basilicata, spesso percepita come immobile. Volevo raccontare chi ha sfidato lo status quo. Ho scelto persone in base al loro impatto concreto nella comunità, fermandomi a venti storie, ma ce ne sono molte altre. I protagonisti non sono solo innovatori in senso tecnologico del termine, ma anche chi, con piccoli gesti o grandi progetti, ha creato nuove opportunità».
Dal punto di vista emozionale, quale stato d’animo l’ha accompagnata durante la scrittura?
«È stato un percorso emozionante e stimolante, nato collateralmente alla scrittura degli altri miei libri della collana "I luoghi Ideali", pubblicati dalla Editrice UniersoSud. Ho provato gratitudine e ammirazione per queste persone, che dimostrano come il cambiamento, anche in Basilicata, sia possibile. Ho cercato, di trasmettere ai lettori speranza e determinazione, due sentimenti che emergono con forza dalle storie raccontate. Volevo che i lettori sentissero la passione e il sacrificio di chi, nonostante le difficoltà, continua a credere e a costruire un tempo nuovo e a non subire più le conseguenze di una scelta, quale quella di restare in Basilicata».
Nel libro emergono innovazione e trasformazione. In che modo i "game changers" stanno cambiando il tessuto sociale delle loro comunità? Può farci qualche esempio?
«I "game changers" contribuiscono al cambiamento con innovazioni tecnologiche, nuovi modelli economici o cambiando mentalità. Un esempio è Omar Ferrari che insegna calcio nella Valle del Noce, o Carmine Cassino che organizza il concerto all'alba a Lauria. Queste sono solo alcune delle storie di chi, con passione, genera trasformazione, ma anche Ilaria D’Auria ed il suo progetto di valorizzazione del patrimonio culturale di Maratea "Nuova Libbaneria Mediterranea". Nel libro ce ne sono altre di storie interessanti, ne vale la pena leggerlo e lasciarsi ispirare».
Lei ha mostrato come anche in Basilicata sia possibile innescare cambiamenti. Come vede la Basilicata di oggi e quella del futuro? Quali ostacoli, in particolare culturali, ritiene complessi da superare?
«La Basilicata di oggi è in trasformazione, con sfide e opportunità. Sono ottimista, ma occorre superare una mentalità a volte rassegnata e conservatrice, che vede il cambiamento come una minaccia. Uno degli ostacoli è la difficoltà di fare rete e collaborare tra diverse realtà. Dobbiamo tornare a essere comunità, assumendo una nuova coscienza di luogo».
Quali sono le difficoltà per uno scrittore o artista in Basilicata rispetto ad altre regioni d’Italia? Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole intraprendere questa strada?
«Le difficoltà per uno scrittore o un artista in Basilicata sono simili a quelle di altri luoghi. Tuttavia, qui abbiamo un vantaggio: il lusso della noia, la stessa noia cantata nella cumbia della Mango ed elemento fondamentale, citando Sorrentino, per creare mondi paralleli. Il mio consiglio è di non arrendersi e di non avere fretta. La velocità con cui viviamo sta distruggendo la creatività. Bisogna essere curiosi, guardare oltre i confini mentali, e prendersi cura della bellezza».
Le storie di resilienza che ha raccontato possono diventare un modello per i giovani lucani?
«Assolutamente sì. Le storie dimostrano che non è necessario abbandonare la propria terra per realizzare i sogni. Certo, le sfide sono tante, ma con passione e dedizione è possibile cambiare anche una realtà periferica. La geografia non è più un destino».
Nel libro non si parla solo di successi, ma anche di ostacoli. Quanto è importante raccontare i fallimenti per comprendere il cambiamento?
«Il cambiamento è fatto di impegno, fatica e sacrifici. La nostra è una generazione che ha conosciuto la precarietà come costante. È fondamentale raccontare anche i fallimenti per umanizzare il processo di cambiamento e aiutare le persone a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà».
Qual è il messaggio principale che vuole trasmettere con Game Changer?
«Sono due i messaggi centrali. Il primo è una citazione di Keynes: "When facts change, I change my mind. What do you do, sir? (Quando i fatti cambiano, cambio il mio pensiero). Il secondo è di Don Tonino Bello: "Chi spera, cammina: non fugge. Cambia la storia, non la subisce"».

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