Cerca

Cultura

I Leoni di Sicilia: la difficile vita dei bestseller fuori dalla pagina scritta

I Leoni di Sicilia: la difficile vita dei bestseller fuori dalla pagina scritta

Nel 2019 “I leoni di Sicilia”, il libro di Stefania Auci sulla famiglia Florio, edito dall'Editrice Nord, era in testa a tutte le classifiche, forte delle sue oltre 400.000 copie vendute, delle sue 23 edizioni, delle sue traduzioni in 20 paesi, compresi gli Stati Uniti, e forte di essere stato per tutte queste ragioni nel 2022 vincitore del "Premio Bancarella".
Il suo boom di vendite, assolutamente non previsto, la scrittrice era sconosciuta, dimostrò di quanto bisogno ci fosse, in questo paese, di un romanzo che tenesse conto della storia anche del Sud e della Sicilia in particolare, un'isola molto importante dal punto di vista letterario, che vive dello stigma della mafia e dei suoi morti.
La scrittrice invece restituì con quel libro un'immagine altra, un'immagine fatta soprattutto di tenacia e di fatti, quelli di una famiglia, i Florio, di origine calabrese ma naturalizzata siciliana, che era riuscita a internazionalizzare l’isola, lasciando tracce del proprio passaggio attraverso ciò che aveva prodotto in termini commerciali, architettonici, culturali, sportivi.
Il grande successo del libro ha dato vita a diverse interpretazioni, ma è giusto che sia anche così perché i libri sono persone e come tali non possono e debbono piacere a tutti, diversamente perderebbero la loro carica dirompente e impedirebbero all'autore di crescere e di andare oltre, a discapito anche dei lettori.
Prima de “I Leoni” c’erano stati “I Viceré ”e “Il Gattopardo” a narrare l’isola in maniera romanzata, ma la narrazione, importante e necessaria, fatta della Sicilia da queste due opere era rimasta imbrigliata nelle tele della visione ottocentesca, imbragata com'era dallo sguardo della classe aristocratica che vedeva dissolversi i sogni di stabilità perenne, e nell'incertezza preferiva guardare al "piccolo mondo antico”, piuttosto che andare oltre e proiettarsi nel "nuovo mondo" con la consapevolezza e la complessità, fragile, del proprio ruolo sociale. “I Leoni di Sicilia” invece raccontano del quarto stato che si fa borghesia e poi nobiltà e quindi raccontano una storia differente del Sud e dell'Italia, ribaltando secoli di lettura distorta delle cose patrie e inferendo, con questa ricostruzione, un colpo mortale a ciò che ieri e oggi viene considerato utile e necessario: la restaurazione dello statu quo.
Questo strappo leggero, ma alla Lucio Fontana della tela italiana, è stato importante ed è assolutamente inutile leggere i leoni in maniera differente, se ne perderebbe la leggera godibilità.
La seconda parte della saga, uscita nel 2021, era quindi attesa con grande interesse dai numerosi lettori che avevano decretato il successo del primo libro, e pure da chi aspettava di potersi immergere tra le sue pagine per poter trovare spunti anche lavorativi.
L’idea di utilizzare un brevissimo specchietto storico ad ogni capitolo è stata copiatissima per esempio, e non poco ha contribuito al successo del libro, e ha contribuito anche ad aggregare storie e lettori.
Anche se qualcuno si chiederà:” È possibile che a Sud ci siano stati solo i Florio?”
Non è così perché il Sud ha prodotto tanto in termini culturali e anche imprenditoriali, solo che oggi il mercato (il lettore medio) forse è pronto per comprenderlo, e quindi per questo il libro ha trovato una possibilità di lettura e di diffusione ampia che ne ha determinato la fortuna.
Un altro merito de "I Leoni" è stato quello di contrapporre, ai protagonisti maschili, donne non di carta, così da fare camminare insieme uomini e donne, senza creare scompensi emotivi e di vita.
Alla luce di tutto questo ci si aspettava dalla serie TV lo stesso successo eppure non è stato così.
La serie presentata ala Mostra del Cinema di Venezia, lo scorso anno, pluripremiata, è andata in onda per la prima volta su Disney plus, lo scorso novembre, senza fare rumore e lo stesso sta accadendo con la sua messa in onda su Rai Uno in questo settembre.
Come si spiega tutto questo?
I libri della Auci sono costruiti in maniera emotiva e questo spiega il loro successo, solo che nella trasposizione cinematografica/televisiva avrebbero avuto bisogno di un rinforzo maggiore proprio da un punto di vista della riscrittura, ma su un testo emotivo la riscrittura è tuttaltro che semplice, il rischio soap è dietro l'angolo. Se leggo posso anche farmi rapire dalle parole costruite per l'emozione, all'interno di una storia avvincente, ma se guardo un fotogramma e ascolto dei dialoghi ho bisogno di sollecitazioni sensoriali maggiori e di una costruzione molto più strutturata, allo stesso modo se deve esserci un tema musicale va bene, è la metrica ad imporlo, ma deve essere una scelta sostanziale, volta a dipanare la storia e a contenerla, non a distanziarla.
In pratica la serie Tv evidenzia i limiti del testo e una certa fretta nel produrla.
E poi la scelta di estremizzare i rapporti uomo/donna appiattendo il racconto ha snaturato la struttura originaria, come la ricerca esasperata di una fotografia che ricordasse i colori del quadro di Pelizza da Volpedo che rappresenta proprio il quarto stato. Però questa scelta cromatica ha dato alla storia una cupezza e allo stesso tempo l'ha scarsamente caratterizzata, così da risultare poco felice.
I libri italiani che sono diventati serie televisive e da piattaforma multimediale, a parte quelli di Andrea Camilleri, di Gabriella Genisi, e soprattutto “il Metodo Fenoglio” di Gianrico Carofiglio, soffrono del fatto di essere nate solo per il mercato, e se le serie originate dal mercato non si avvalgono di un robusto lavoro di editing, di un riposizionamento, sono destinate all'oblio.
Del resto anche i romanzi di Ian Fleming, che ha dato vita a 007 svecchiando i gialli inglesi, senza la magia del cinema non sarebbero andati da nessuna parte, ma ci sono voluti anni e fior di attori e di registi per farli crescere, fermo restando che se un libro diventa un bestseller qualche merito avrà.
Del resto la Auci parlando del lavoro fatto sui Florio ne evidenzia l'artigianalità e la personale interpretazione, che, forse, non sono state "intaccate" per il grande successo del libro, da qui il limite della trasposizione seriale.

«I fatti storici che riguardano i Florio sono pienamente conoscibili e descritti da decine di libri e su questi eventi ho incardinato la trama. Laddove non arriva la conoscenza, sono arrivate la fantasia e l'immaginazione funzionale: in una parola arriva il romanzo. Arriva la voglia di rendere giustizia a una famiglia di persone fuori dal comune che, nel bene e nel male, ha segnato un’epoca.
Questa è la “mia” storia, nel senso che l'ho scritta così come io l’ho immaginata, senza una facile agiografia, infilandomi nelle pieghe del tempo, cercando di ricostruire non solo la vita di una famiglia, ma anche lo spirito di una città e di un'epoca»

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione