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Oggi la tradizionale ricorrenza, dal 1951

100 trattori Coldiretti in piazza a Cerignola per la giornata del ringraziamento, il vescovo Renna duro contro agromafia e caporalato

«La Puglia è la regione più colpita dai furti nelle campagne e gli agricoltori non denunciano più, ma mai rassegnarsi e stancarsi di denunciare», ha detto il pastore della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano

Mons. Luigi Renna ne ha anche per gli imprenditori agricoli «che pagano 3 euro all’ora gli operai. Il caporalato è una vergogna. Queste persone dovrebbero essere cancellate da Coldiretti», le dure parole del presule che mette all'indice anche la contraffazione dei prodotti agricoli, olio e vino soprattutto, «che non hanno la stessa qualità e danneggiano l'economia locale». 

«Siate uomini che sanno dire grazie a Dio ma siate uomini che sanno indignarsi». È lo sprone che il vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, Luigi Renna, rivolge agli agricoltori di Coldiretti che questa mattina hanno organizzato nella città dell'alto Tavoliere, portando vicino al Duomo 100 trattori, la giornata provinciale del ringraziamento, la tradizionale ricorrenza che dal 1951 viene festeggiata dall'organizzazione degli imprenditori agricoli per rendere grazie per il raccolto dei campi e chiedere la benedizione sui nuovi lavori. Durante l’offertorio, il dono dei prodotti agroalimentari del territorio che saranno messi a disposizione delle famiglie più povere. Dura la reprimenda di Mons. Renna durante l'omelia contro agroamafia e caporalato. «La Puglia è la regione più colpita dai furti nelle campagne e gli agricoltori non denunciano più, ma mai rassegnarsi e stancarsi di denunciare». E poi «Grande male è quello del caporalato. Sentire di imprenditori che pagano 3 euro all’ora . Una vergogna.  Se Dio dovesse agire con giustizia dovrebbe distruggere tutto ma il signore è benevolo e sorride sui loro campi.  Queste persone dovrebbero essere cancellate da Coldiretti». E ancora le dure parole del presule che mette all'indice anche la contraffazione dei prodotti agricoli, olio e vino soprattutto, «che non hanno la stessa qualità e danneggiano l'economia locale». 

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