IL MATTINO
Incontri ExtraVaganti
26.01.2019 - 12:47
In un mondo dove l’esistenza viaggia su Istagram, ovvero dove le cose non sono in quanto tali ma solo se si ‘vedono’ (o meglio se gli altri le vedono), ecco che la storia di Paola, trasposta in Mafalda, ci ricorda che l’essenza della vita è fatta di abbracci, di calore umano - «dentro di te c’è una strada, non serve vederla se puoi sentirla» dice la Peretti -, cose che spesso si dimenticano perché si è ‘distratti’ dalla vista di ciò che ci è intorno...
«Siamo nati per lottare e sopportare» così scriveva Charlotte Bronte nel suo romanzo capolavoro “Jane Eyre”, come ha ricordato Mariolina Cicerale durante la presentazione del primo romanzo di Paola Peretti, autrice esordiente, il cui libro “La distanza tra me e il ciliegio” è uscito in 20 Paesi in contemporanea mondiale, diventando in breve tempo un caso editoriale internazionale. L’autrice non poteva dunque non far parte della rassegna “Incontri ExtraVaganti” del Liceo classico Lanza, di cui è stata ospite (oltre che alla libreria Ubik – Foggia) lo scorso mercoledì 23 gennaio. Lottare e sopportare, dunque, perché Paola Peretti, come la protagonista del suo libro, sta diventando cieca per una malattia degenerativa agli occhi, ma ha deciso di non svilirsi né arrendersi, bensì di provare ad avere «gli occhi nelle mani», ossia di ‘combattere’ la malattia con la scrittura; una scrittura semplice, limpida, emozionante ma anche ‘terapeutica’ che arriva dritta al cuore di chi legge. Piccola protagonista di questa storia è Mafalda, una bimba di 9 anni, a cui viene diagnosticata una malattia agli occhi. Piano piano Mafalda (nome che riecheggia il fumetto tanto amato dall’autrice) comincia a prendere atto delle cose che non potrà più fare, stilando una lista nel diario che tiene ogni giorno; come tutti i bambini ha paura del buio che sta per avvolgerla, un buio che non andrà più via, tuttavia da piccola grande eroina decide che quel buio si può ‘arredare’: lo si può fare riempiendolo di parole, odori, sensazioni, come misurare la distanza dal ciliegio (il suo luogo più amato) accompagnata dal profumo dei fiori; così comincia a scrivere un nuovo elenco: quello delle cose a cui tiene e che può ancora fare. In un mondo dove l’esistenza viaggia su Istagram, ovvero dove le cose non sono in quanto tali ma solo se si ‘vedono’ (o meglio se gli altri le vedono), ecco che la storia di Paola, trasposta in Mafalda, ci ricorda che l’essenza della vita è fatta di abbracci, di calore umano - «dentro di te c’è una strada, non serve vederla se puoi sentirla» dice la Peretti -, cose che spesso si dimenticano perché si è ‘distratti’ dalla vista di ciò che ci è intorno, quando invece - vale la pena di dirlo - «l’essenziale è invisibile agli occhi». Così nel libro Mafalda troverà più consolazione e saggezza nella figura di Estella (la bidella della scuola) che nei genitori, che sono più propensi ai suoi bisogni materiali che spirituali (come spesso capita). Un romanzo, dunque, che rompe gli schemi, che fa riflettere senza essere strappalacrime o deprimente, in un incontro che ha coinvolto non solo gli alunni e le alunne del liceo (che si sono esibiti in performance artistiche musicali come omaggio all’autrice) ma anche i giovani allievi di alcune scuole medie della città, che hanno sperimentato un primo approccio con la scrittura, quella d’autore.
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