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L'intervista

Adelmo Monachese e le "Collisioni accidentali" del rugby come metafora della vita

Un viaggio ironico e surreale in un mondo dove anche le scuole hanno sponsor e gli open day sembrano talent show

Carlo, il docente protagonista del libro, si trova a un punto morto nella sua vita finché non scopre il rugby. Questo sport, praticato nei campi dissestati del Sud Italia, lo aiuta a rimettersi in gioco, offrendo nuove sfide e opportunità di riscatto, ma anche delusioni personali e professionali. 

Ho avuto recentemente il piacere di intervistare Adelmo Monachese, autore dalla penna tagliente, comico e osservatore acuto della nostra società. Con il suo nuovo romanzo “Collisioni accidentali”, pubblicato nel maggio 2024 da Affiori, marchio di Giulio Perrone Editore, ci accompagna in un viaggio ironico e surreale in un mondo dove anche le scuole hanno sponsor e gli open day sembrano talent show. Il protagonista, Carlo, è un docente che insegna all'Istituto Anassagora – Prestiti agevolati anche senza busta paga e cessione del quinto, una scuola che ha ceduto il proprio nome a uno sponsor. Qui Carlo è diretto dalla sua ex moglie ad honorem e si trova a un punto morto nella sua vita finché non scopre il rugby. Questo sport, praticato nei campi dissestati del Sud Italia, lo aiuta a rimettersi in gioco, offrendo nuove sfide e opportunità di riscatto, ma anche delusioni personali e professionali. 

Adelmo Monachese ha collaborato con «Lercio» e Smemoranda, nel 2010 viene inserito nell’Almanacco Luttazzi della nuova satira italiana (Feltrinelli), partecipa a Masterpiece, il talent show di Rai3 sulla scrittura, nel 2017 un circolo Arci pugliese gli dedica il nome di un panino. È stato primo centro e mediano di mischia del Cus Foggia Rugby.  Ha pubblicato: I cuochi TV sono puttane (2015, Rogas Edizioni), Attentato al Piccolo Principe (2017, Les Flâneurs Edizioni), Nel calcio la palla è quadrata e altri 500 luoghi comuni sul calcio al contrario (2019, Les Flâneurs Edizioni).

Collisioni accidentali è il suo primo libro con Affiori.

Adelmo, cosa ti ha ispirato le “Collisioni accidentali”? C'è qualche elemento autobiografico nel libro? In copertina abbiamo un chiaro riferimento al rugby e so che tu sei un ex mediano…

 Questo libro, che non è assolutamente autobiografico ma un romanzo di narrativa in tutto e per tutto, prende in prestito dalla mia esperienza di vita qualche "fondale" sui quali muovere i personaggi: l' esperienza rugbistica e quella da docente per corsi di formazione.

A livello letterario invece quando lo proponevo agli editori lo descrivevo come un Fight club con protagonista un Fantozzi  moderno con delle velleità da Houellebecq.

In realtà il protagonista si muove in un piccolo mondo scolastico.

Sì, infatti è ambientato quasi esclusivamente in una scuola che diventa un microcosmo  di amicizia, tradimenti, gelosie e studenti di un certo tipo. A livello autobiografico c’è un po’ della mia esperienza come docente.

Ti chiedo una wishlist, i cinque libri per te più importanti e che hanno influenzato il tuo stile di scrittura.

Non mi sento di cristallizzare i cinque libri più importanti della mia vita perché è una lista in costante aggiornamento.

Ti dico con grande piacere i 7 (numero a cui sono molto legato) libri che più mi stanno influenzando in questo periodo, in ordine casuale:

1) Cattive divise, di Antonio Diurno.

2) S'aggrinza un astro, del poeta Giammarco Di Biase.

3) Libro brutto, di Auroro Borealo & Davide Rossi.

4) Scuola di Santi, di Alessandro Galano.

5) Le perfezioni, di Vincenzo Latronico.

6) Kalyuga, di Fabio Fabiano.

7) In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo, di Malusa Kosgran.

Sei conosciuto soprattutto come autore di satira, ma in realtà ricordo che hai iniziato la tua carriera da scrittore con un racconto giallo per una testata nazionale…

Era la rivista della De Agostini “Noir Magazine”, avevo vinto un concorso indetto da loro con un racconto ispirato al mostro di Foligno. 

Con l'adattamento teatrale di "Storia Nera della Uno Bianca", tratto dal saggio "Cattive divise" di Antonio Diurno, tocchi una delle pagine più tristi e controverse della cronaca nera del nostro Paese. 

Ho usato il mio sguardo, nella struttura dello spettacolo non c’è linearità, intendo che non va dal principio alla fine della vicenda ma è più centrata sui personaggi, importante il contributo di Antonio (Diurno, n.d.r) che ha vagliato anche il corretto utilizzo di termini legali.

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