IL MATTINO
Il Costume Popolare Femminile della Tradizione Palazzese. Intervista alla ideatrice e curatrice del progetto
07.07.2019 - 22:09
Lunga l’attesa ma immensa la soddisfazione del momento. Da domenica 16 giugno 2019 Palazzo
San Gervasio ha riscoperto il suo antico costume femminile. Lo ha fatto grazie all'attento lavoro di
ricostruzione avviato dal Circolo Culturale Femminile guidato dalla Past Presidente Maria Belsanti.
“È stato un lavoro di ricerca su testi, immagini e sulla memoria collettiva. Un lavoro di recupero
intenso, con il prezioso contributo della signora Anna Maria Restaino di Potenza, studiosa
del'antropologia della civiltà lucana. Un lavoro che ha consentito di ritrovare un tassello
mancante della nostra cultura”. Sono queste le parole con cui Maria Belsanti, ideatrice e curatrice
del progetto, ha commentato l’evento di presentazione del costume popolare femminile della
tradizione palazzese svoltosi, appunto, lo scorso 16 giugno. In tantissimi, Palazzesi e non, si sono
ritrovati presso la biblioteca comunale con la curiosità di scoprire forme, stoffe e colori di
quell’abito ma anche – in fondo – con l’intenzione di riconciliarsi, attraverso connessioni di ricordi,
con la storia individuale, familiare e collettiva. Un “allungarsi” verso le proprie radici con la ferma
idea di ritrarne forza trascinatrice verso il futuro. Poi, di fronte alla sfilata di quell’abito, la gioia di
aver scoperto una coordinata essenziale di riflessione, indispensabile a impostare correttamente il
percorso di ricostruzione della propria e dell’altrui identità. “Il costume tradizionale – conferma la
Belsanti - col suo silenzio eloquente, conduce verso la ricostruzione di una identità collettiva
riuscendo nel contempo a promuove e valorizzare l’identità di ogni singolo”.
La gonna di panno di lana pesante, a pieghe larghe in vita, l’orlo bianco di una sottogonna a
definirne la sagoma; il grembiule “avanti seno” a protezione del grembo nel suo significato
recondito di difesa della verginità o della maternità; la camicia di tela bianca, con boffe larghe e
ricche sulle braccia; lo scollo di tela fine a evidenziare le grazie ed il colorito della gola e della
faccia; il corpetto aderente al busto, tagliato per sostenere e dare risalto al seno; il capospalla di
vagramma; il fazzolettone bianco fissato in capo con uno spillone, a protezione della testa e del
volto. Ha sfilato così la giovanissima Anna Maria Barbuzzi, adorna di fioccagli ai lobi delle
orecchie, briloque al collo e nastri colorati tra i capelli, con indosso lo splendido abito tradizionale,
realizzato nella cura minuziosa dei particolari da Enza Di Terlizzi.
L’evento, a ragione, si è rivelato, quanto a forma e sostanza, l’avvenimento più interessante tra
quelli organizzati per “Palazzo San Gervasio Capitale per un giorno – Viaggio tra Storie e Visioni”.
“Attraverso il Circolo Culturale Femminile, i Palazzesi hanno spiccato un volo indagatore nel
passato per risalire alle origini dei costumi lucani e di Palazzo, nello specifico”. Pur non essendo
più indossato dalle genti lucane, per le inevitabili evoluzioni della moda, il costume tradizionale ricompare prepotente nella sua funzione simbolica: quella di indumento da indossare in particolari
occasioni di folklore e turismo locale, testimonianza dell’attività della comunità di appartenenza,
del luogo e dell’epoca di origine. Tutti aspetti molto importanti, sia dal punto di vista etnografico
che storico, di una cultura popolare in cui affondano le radici più genuine di ogni comunità. Aspetti
che il Circolo Culturale Femminile ha inteso intende rinvigorire e sostenere.
“Tra gli straordinari scritti del grande Giacomo Leopardi – precisa Maria Belsanti - spicca un
Discorso davvero singolare sugli usi e i costumi del popolo italiano, probabilmente redatto tra il
1824 ed il 1827, considerato un vero e proprio documento storico in grado, ancora oggi, di dire
molto sulla storia del nostro popolo nonché sulla nostra identità nazionale.”
Ulteriore elemento a conferma del fatto che il costume tradizionale moltissimo può dire sulla storia
di ciascun paese e sulla identità della comunità tutta, amplificando la predisposizione a conoscersi
l’un l’altro, a conoscere le proprie radici, ad accrescere quel legame con le origini che è forse
l’unico efficace collante per una società che abbia ancora voglia di migliorare per progredire.
“Preservare la memoria di quelli che erano gli abbigliamenti, gli usi e i costumi delle comunità del
passato vuol dire evitare che si perdano le tracce di quel passato che fa parte integrante del nostro
patrimonio culturale e che, ritengo, debba essere trasferito ai giovani in maniera più incisiva.
Recuperare la memoria e trasmetterla ai nostri figli ci rende forti ed orgoglioso” - conclude
Belsanti.
Da domenica 16 giugno 2019 Palazzo San Gervasio ha abbandonato il suo anonimato - inteso come
nascondimento della propria identità culturale – rientrando, a pieno titolo, fra i paesi lucani che
beneficiano e godono del vantaggio di avere un costume tradizionale.
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