IL MATTINO
Consigli di viaggio
30.06.2018 - 13:36
Il tema Freespace della Mostra Internazionale di Architettura 2018 “invita a riesaminare il nostro modo di pensare”, “di inventare soluzioni in cui l’architettura provvede al benessere e alla dignità di ogni abitante”. Una visione grandiosa e nello stesso tempo umana, munendo i partecipanti di uno spazio vasto – libero – per interpretare il tema.
Yvonne Farrell e Shelley McNamara, il tandem curatoriale irlandese, celebra nel manifesto di Freespace la capacita dell’architettura di trovare nei progetti una nuova generosità, reclamando uno spazio di opportunità e di democraticità.
Un’impostazione coraggiosa, audace e ottimistica che invita alla consapevolezza.
Il Free space diventa paradigma nella relazione tra strutture architettoniche e spazio vuoto che li unisce. Il free space emerge decisamente nel vuoto dell’edificio del padiglione della Gran Bretagna, premiato con una menzione speciale nell’ambito delle Partecipazioni Nazionali della Giuria internazionale della Biennale di Architettura, per il progetto Island – il vuoto nello spazio.
La mostra Freespace si articola tra il Padiglione Centrale ai Giardini e le Corderie dell’Arsenale, includendo 71 partecipanti. Tra i padiglioni nazionali dei 63 paesi presenti, il padiglione italiano, curato da Mario Cucinella, dipinge l’Arcipelago Italia; i territori interni d’Italia di ieri, di oggi e del futuro, articolando una serie di opportunità e sfide. L’architettura come strumento indispensabile per il rilancio dei territori interni del paese. Un manifesto che unisce l’individuo, la comunità e la terra.
Anche nel padiglione irlandese lo sguardo è rivolto all’interno del paese: la cittadina. Solitamente definito come un centro abitato di dimensioni discrete e di media importanza, in realtà è il luogo dove vive un irlandese su tre. “Free Market” celebra lo spazio della piazza cittadina, una volta cuore sociale ed economico della cittadina, osserva il decadimento della stessa, e esplora la rianimazione di questo spazio nodale per la comunità irlandese. Un punto di partenza piacevolmente modesto, presentato con amabilità.
Di “riscaldare” o dare nuova vita alle piccole città turistiche si occupa la società fittizia UNES-CO (United Nations Real Life Organization) creata dall’ artista concettuale Kateřina Šedá per il padiglione Ceco-Slovacco. Il progetto esplora soluzioni concrete per dare nuova energia ai centri spopolati, centri turisticamente vivi ma dove però manca la vita quotidiana, attraverso la ricerca di persone interessate al lavoro: NORMAL LIFE “attività normali” della vita quotidiana.
L’edificio come luogo specifico è il protagonista per il Canada ai Giardini. Il restauro del’padiglione, a 60 anni dalla realizzazione, diventa un omaggio alla struttura architettonica. Lo studio italiano BBPR – Banfi, Belgoiojoso, Peresutti e Rogers - fu incaricato dal Canada, nel dopoguerra 1958, di progettare il proprio padiglione e il progetto di restauro è stato commissionato a tre studi di architettura, tra questi, lo studio milanese di Alberico Belgiojoso erede diretto di uno dei progettisti.
Nel padiglione degli Stati Uniti “Dimensions of Citizenship”, ci propone una riflessione sul confine. La linea che possiede il potere di includere e escludere. Un commento attuale e rilevante.
Il Leone d’Oro, come migliore Partecipazione Nazionale, è stato assegnato alla Svizzera per il progetto House tour di: Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg, Ani Vihervaara con la seguente motivazione: per una installazione architettonica piacevole e coinvolgente, ma che al contempo affronta le questioni chiave della scala costruttiva nello spazio domestico.
Un’espressione minimale, che propone un’esperienza decisa e immediata per il visitatore e che invita a riflette sulla relatività della percezione della persona nello spazio. Nella piccola cucina e palpabile la diversità umana in relazione al contesto fisico. Il Padiglione Svizzero è semplice e raffinato, giocoso e piacevolmente interattivo.
Il Swiss Arts Council Pro Helvetica è anche il promotore di uno dei 12 eventi collaterali alle Biennale con il Salon Suisse: en marge de l’Architecture. Un tema di grande fine e scoperta interdisciplinare dove filosofi, antropologi, scrittori, musicisti e ricercatori sociali sono invitati ad aprire nuove prospettive discutendo la propria opera e i legami con l’architettura.
Il Leone d’Oro per il miglior progetto è andato a Eduardo Souto de Moura (Souto Moura Arquitectos - Porto, Portogallo) per la precisione nell’accostare due fotografie aeree, rivelando il rapporto essenziale tra l’architettura, il tempo e il luogo. Lo “spazio libero” appare senza essere annunciato, con chiarezza e semplicità.
Nelle Corderie, spazio di dimensioni maestose, per la prima volta assistiamo ad un bagno di luce grazie alle finestre scoperte dello spazio, numerosi sono i progetti di architettura realizzati, luoghi specifici di edifici e modelli concretizzati.
Qui all’Arsenale il Bahrain porta invece la consapevolezza del suono come componente architettonica nel tema di Friday sermon, o khutba; la sua funzione nel plasmare la vita collettiva, modellare l’opinione pubblica e lo spazio comune nella comunità Musulmana.
Nel Padiglione Centrale dei Giardini scopriamo l’architettura spontanea e amatoriale del programma di Amateur architetture studio. Il progetto esplora il fenomeno di “urban villages” un prodotto della urbanizzazione rapida della Cina. Tra i grattacieli e la pianificazione uniforme delle grandi citta troviamo la tela vivace di Urban villages, un insieme di costruzioni spontanee, costruzioni “illegittime” che denotano la diversità. Il progetto registra il processo di conservazione e sviluppo di un urban village nella provincia di Hangzhou.
Emerge nel progetto l’opposto dell’architetto e del designer nel ruolo di risolvere o pianificare.
Il progetto Freestanding, curato da ArkDes viaggia nell’archivio di lavoro dell’architetto svedese Sigurd Lewerentz. Esplorando tre delle strutture religiose più famose dell’architetto, gli studi sculturali di propilei di Petra Gipp e le foto di Mikael Olsson si uniscono in un’espressione proporzionata e armonica.
Nella sala accanto troviamo la documentazione del lavoro di Luigi Caccia Dominioni; una storia di innovazione nella struttura urbana Milanese. Nel mezzanino del Padiglione Centrale troviamo una selezione vasta e affascinante dei modelli del minimalista svizzero Peter Zumthor.
Da evidenziare che per la prima volta quest’anno partecipa, alla Biennale di Architettura di Venezia la Santa Sede, con un Padiglione dal titolo Vatican Chapels, ideato dal professore Francesco Dal Co. Vatican Chapels è il terzo elemento costitutivo del trittico che comprende la partecipazione della Santa Sede alle Biennali d’Arte del 2013 e 2015. Un progetto realizzato, con larghe vedute sul concetto del sacro, nel bosco dell’Isola di San Giorgio Maggiore. Il progetto Vatican Chapels trae ispirazione e si radica su un modello preciso, la Cappella nel bosco dell’architetto Gunnar Asplund nel Skogskykogården (Cimitero del bosco) di Stoccolma, costruita nel 1920. Dieci architetti, invitati dal curatore, hanno interpretato la cappella come luogo di mediazione e saluto, come spazio di incontro. Dieci opere di una diversità stupefacente, espressioni di una religiosità diffusa.
La cappella realizzata da Norman Foster è una rivelazione di leggerezza, essa è posizionata in modo tale da avere una vista impressionante della laguna permettendo al cielo e all’acqua di essere componenti integrali della struttura; un luogo ideale per la contemplazione.
L’idea del sacro resiliente e dinamica è illustrata nella cappella “ricollocabile” di Sean Godsell. La cappella che si chiude, si trasporta e si reinstalla dove fosse utile.
Il desiderio di democratizzare l’accesso della Biennale e rivolgersi al pubblico s’esprime anche nella scelta della durata della mostra, che storicamente oscillava intorno alle quattro settimane ma che dal 2014 dura circa sei mesi.
Detto questo, si ricorda che la biennale non fa alcuna campagna pubblicitaria. L’auspicio è che, con la grande offerta di scoperta e riflessione, i visitatori trovino la strada in autonomia per scoprire tutto il bello che la biennale offre.
O come dichiara nel suo intervento Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia, “una cosa è certa, senza architettura siamo più poveri”. L’obbiettivo diviene dunque quello di promuovere il “desiderio” di architettura.
E’ un’ambizione legittima e certamente valida.
Info pubblico
La mostra FREESPACE si articola tra il Padiglione centrale ai giardini e L’arsenale
Venezia, giardini o e arsenale 26 maggio – 25 novembre 2018
Biglietti Intero Plus €30 sono validi per più ingressi per 2 giorni consecutivi per entrambe le sedi espositive (giardini e Arsenale, giorni di chiusura esclusi).
I biglietti regular sono validi per un solo ingresso in ciascuna sede espositiva anche in giorni non consecutivi.
12 eventi Collaterali alla Biennale Architettura 2018 in varie sedi della città di Venezia, aperti al pubblico fine al 25 novembre 2018.
edizione digitale
Il Mattino di foggia