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We Try spinta dal vento del Sud: il trionfo del team lucano al Campionato Italiano di Vela d’Altura

Dal cuore della Lucania al podio nazionale: con soli sei mesi di preparazione We Try conquista il Campionato italiano battendo barche blasonate e scrivendo una pagina inattesa di sport e passione

CAPO D'ORLANDO- C’è un vento che non fa rumore, ma sposta le cose. Soffia dalle radici e porta lontano. E ha spirato, deciso e silenzioso, anche sulle vele di We Try, barca lucana in tutto e per tutto, che ha lasciato il segno nel Campionato Italiano Assoluto di Vela d’Altura Edison Next, classe Crociera/Regata. Nessuno lo avrebbe detto alla vigilia, forse nemmeno loro. E invece eccoli lì, a prendersi la scena e l’albo d’oro. Italia Yachts 11.98, allestimento Fuoriserie. Nome: We Try. Un progetto. E dietro, un cuore a due voci: Gerardo Nolè e Vincenzo Ricciuti, entrambi lucani, entrambi armatori, entrambi sognatori concreti. Di quelli che prima si sporcano le mani con il sale e poi scrivono i loro sogni nei refoli di brezza. Comprata appena sei mesi fa, l’imbarcazione aveva già conosciuto il mare, ma con un altro nome, altri colori. Loro, i due armatori di Potenza, hanno deciso che serviva una nuova storia, un nuovo equipaggio, un nuovo destino. E hanno chiamato a raccolta velisti di razza, di quelli che il mare lo leggono come un vecchio libro aperto. Trentatré barche in acqua, divise per dimensioni, moti e ambizioni. Solo due giorni di vento su quattro. Il campo di regata davanti al Marina di Capo d’Orlando ha offerto poco, ma quel poco è bastato. Sei prove in tutto. Sufficienti però a far emergere il valore. Non sempre la quantità serve a raccontare la qualità. A volte bastano pochi momenti ben vissuti. We Try si è imposta nel Gruppo 1, superando giganti come lo Swan 42 Morgan, e due fuoriclasse della stessa scuderia, Sugar 3 e Guardamago. Nessun timore reverenziale. Solo vela, cuore, testa. C’erano mani esperte e sguardi lucidi sul ponte di We Try. Il coordinamento del progetto è stato affidato ad Alessandro Cortese, 42 anni, velista pugliese con cuore salentino e tesserato al Circolo Velico Gallipoli. Con lui, sul ponte, un’orchestra di professionisti del vento: Andrea Airò, il tattico, uno che ha fatto la voce grossa con i 470, i Laser e le monotipo Platu25 e J70; Vito Lozupone (Cv Bari), randista di mille bordi; Fabio Curcio (Rycc Savoia, Napoli), trimmer di bolina, già pluricampione italiano; Gianmaria Foglia (Cv Bari) e Gabriele Gorgoni (CdV Marina di Lecce), uomini di prua, artigiani del momento giusto. E poi i tre armatori, dentro al cuore e dentro alla barca: Nolè al timone, Ricciuti alle drizze, e Tiziana Auletta, presenza preziosa, jolly del gruppo, terza anima lucana a bordo. A terra, il FIVillage e la premiazione davanti a un pubblico numeroso. C’era anche il presidente della FIV, Francesco Ettorre, fresco di elezione nella giunta del CONI. Applausi, sorrisi, abbracci. Ma lo sguardo dei lucani di We Try era ancora lì, sul mare. Come se l’orizzonte avesse ancora qualcosa da raccontare. Tre prove in una sola domenica, con vento regolare, hanno chiuso la classifica. Ed è lì che We Try ha saputo resistere alla pressione, piazzandosi con regolarità, sempre nelle posizioni che contano. Nessuna sbavatura, nessun errore. La vittoria è arrivata per somma di dettagli, di accortezze, di coraggio. Non è solo un successo sportivo. È un tricolore che racconta un Sud che crede, che investe, che costruisce, che sogna. E che, soprattutto, ci prova. E ora, da Capo d’Orlando, si guarda già oltre. Perché il mare non finisce mai davvero. Finisce solo il vento, ogni tanto. Ma poi, se lo aspetti, torna a soffiare. E chi ha cuore e vela, è pronto a ripartire.

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