IL MATTINO
La storia
15.08.2015 - 13:29
Anche in questi giorni di festa, quando all'alba la città sarà più sporca del solito (cartacce, bottiglie, lattine, buste, scatolette sparse in ogni dove) spero che lei sarà ancora lì, a prendersi cura di sé ed anche di questa città. Se non ci sarà vorrà dire che avrà ripreso il suo cammino. Le donne o, almeno certo donne, una strada, la loro strada, la trovano sempre, anche alla ricerca di una fontanella per fare il bucato.
Lì, in piazza XX Settembre, a prendersi cura di sé, a rinfrescarsi, ripulirsi, dopo essersi cambiata d'abito tra i cassonetti della spazzatura. Qualche minuto e, con un garbo ed una maestria dal sapore antico, quasi in punta di piedi, sapone alla mano, fa il bucato. Ma no, non fa il risciacquo nelle fontanelle, sporcherebbe, smaltisce i residui di sapone aiutandosi con una mano, quasi svuotando la vasca bassa della fontanella, schizzando l'acqua sugli abiti. Anche quando li strizza lo fa con delicatezza. Le catene della piazzetta, su cui ogni bambino della nostra città ha dondolato almeno una volta nella sua vita, diventano d'improvviso un comodo stendibiancheria. L'aria è calda, fra un po' arriva anche il sole e, voilà, tutto è fatto. Il fresco guardaroba di un nuovo giorno è pronto, ripiegato con dolcezza e sistemato in uno zaino. Pulito, pulitissimo. È così gentile la signora. Augura buongiorno a chiunque incroci il suo sguardo. Lì, a qualche passo, c'è chi si gode le prime luci del giorno seduto su una panchina.
Non mi sono stupita che le fontanelle di piazza XX Settembre siano diventate un piccolo lavatoio di fortuna, mi sono stupita dello sguardo sereno di una donna italiana, non credo però sia di Foggia, che si prende cura di sé ed amorevolmente anche di una città che, forse ha incrociato sul suo cammino, non sporcando l'acqua con il sapone. E' discreta, molto discreta, ma non è avara di sorrisi. Le chiacchiere di questa città non la sfiorano.
Non so come si chiami, non conosco la sua storia, forse se mi fermassi a fare due chiacchiere ne sarebbe ben felice, forse mi racconterebbe il suo viaggio; ma no, non credo sia giusto. O almeno io non mi sento di farlo. Lei è lì per poco tempo, quel tempo che basta per dimostrare che ha amore per sé e per una piazza, una città. Poi va via, chissà dove.
E' già tanto che abbia deciso di scrivere della "donna del bucato". L'ho fatto solo perché il suo sguardo non è basso come quello di chi prova vergogna, non è triste come quello di chi ha perso qualcosa, forse se stesso, non è arrabbiato come quello di chi sgomita per una fettina di falso potere, non è malizioso come quello di chi vuole a tutti i costi mettersi in mostra, farsi notare, è alto, e' vero, e' sereno, sembra non conosca sotterfugi.
Anche in questi giorni di festa, quando all'alba la città sarà più sporca del solito (cartacce, bottiglie, lattine, buste, scatolette sparse in ogni dove) spero che lei sarà ancora lì, a prendersi cura di sé ed anche di questa città. Il sapone, no quello no, non deve imbrattare la fontanella.
Se non ci sarà vorrà dire che avrà ripreso il suo cammino.
Le donne o, almeno certo donne, una strada, la loro strada, la trovano sempre, anche alla ricerca di una fontanella per fare il bucato.
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