IL MATTINO
L'inchiesta
21.04.2023 - 12:48
Tentata concussione, corruzione e falso ideologico: sono i reati contestati a funzionari dell'ufficio Difesa del Suolo, Geologia ed Attività Estrattive della Regione BASILICATA e ad alcuni imprenditori del settore nei cui confronti sono state eseguite questa mattina cinque misure cautelari. Il provvedimento, emesso dal gip del tribunale di Potenza, su richiesta della procura, è stato eseguito dai carabinieri forestali del gruppo e del nucleo investigativo ambientale agroalimentare e forestale di Potenza. In tre sono finiti agli arresti domiciliari (Vito Antonio Nella, funzionario dell'Ufficio Difesa del Suolo, Geologia ed Attività Estrattive della Regione, Luigi Alianelli e Giuseppe Grieco, imprenditori operante nel settore della coltivazione delle cave), mentre due soggetti sono stati raggiunti dal divieto di dimora in BASILICATA (Nicola Cafarella e Donato Palma, funzionari dell'Ufficio Difesa del Suolo, Geologia ed Attività Estrattive della Regione). Le indagini, iniziate nel 2021, hanno permesso di accertare un "allarmante e pervasivo sistema - si legge in una nota a firma del procuratore di Potenza Francesco Curcio - di vero e proprio addomesticamento delle funzioni pubbliche di controllo proprie dei funzionari regionali", che, sulla base del quadro indiziario emerso, a fronte di diversi tipi di regalie e vantaggi economici, "beneficiavano alcuni imprenditori dediti alla coltivazione mineraria di cave ubicate nella Regione BASILICATA" consentendo loro, di fatto, di "evitare di porre in essere le previste (e ovviamente onerose) attività di ripristino ambientale a valle dell'attività estrattiva e di evitare che la Regione BASILICATA escutesse le fideiussioni bancarie che i titolari di cave sono tenuti ad apprestare proprio a garanzia del corretto adempimento delle predette attività di ripristino". Le attività d'indagine hanno consentito di tracciare gli incontri dei funzionari pubblici indagati e dei rappresentanti delle ditte 'amiche', in luoghi sempre diversi e 'riservati' esterni agli uffici, come ad esempio auto, bar, distributori di benzina. Il meccanismo normativo, che permette la continuazione delle varie fasi dell'attività estrattiva previo ripristino ambientale delle fasi già completate, risultava del tutto aggirato sia attraverso verbali di sopralluogo ideologicamente falsi - che cioè davano atto di attività di ripristino non svolte - sia con la mancata escussione delle polizze fideiussorie nel caso di mancato ripristino. Dalle indagini è emersa una "violazione sostanziale e reiterata delle normative volte alla tutela dell'ambiente e del paesaggio" che, coperta da una formale regolarità amministrativa, ha determinato "danni al paesaggio lucano, anche attraverso la vanificazione dei controlli di polizia che dovevano necessariamente fermarsi di fronte ad autorizzazioni rilasciate dalla Regione". In sostanza "gli indizi raccolti consentono di affermare, allo stato, che a fronte dei benefici ottenuti dai funzionari pubblici e del profitto per gli imprenditori, è corrisposto un grave danno al territorio lucano, deturpato da voragini" la cui eventuale eliminazione e messa in sicurezza "richiederà uno sforzo economico notevolissimo da parte della Regione BASILICATA". In un caso un imprenditore ha denunciato alle forze dell'ordine i ricatti subiti da un pubblico ufficiale sottoposto a indagine.
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