Cerca

Cultura

Riletture Wolfgang Behringer: «Storia culturale del clima. Dell'era glaciale al riscaldamento globale»

Riletture Wolfgang Behringer: «Storia culturale del clima. Dell'era glaciale al riscaldamento globale»

Chi regala libri ha una profonda connessione con chi riceverà il suo regalo, un libro parla di noi attraverso l'altro, senza bisogno di parole inutili, la ragione per cui i libri sono un dono quasi impossibile a farsi.
Eppure i libri sono regali frequenti, fatti molto spesso a caso, come accadrà in occasione delle prossime festività natalizie, quando la smania che ci possiede, per mostrare la nostra vicinanza affettuosa all'altro, ci farà dirottare su quella che sembra la scelta più semplice da fare per un regalo e cioè acquistare un libro.
Per riuscire a centrare l'obiettivo ci vengono in aiuto, in questo caso, i libri tematici e cioè quei libri che riguardano argomenti di interesse comune, quale può essere il clima, un argomento che mai come nella nostra epoca, sempre più distante da una visione autentica, pura, della vita umana, diventa interessante a qualsiasi età .
L’emergenza climatica è un tema con cui ci confrontiamo quotidianamente, e se una volta chiacchierare di meteorologia era considerata una conversazione da ascensore, oggi la meteorologia e le sue implicazioni sul quotidiano sono diventate, al contrario, misuratori di sensibilità, soprattutto da quando il nostro rapporto con la natura è diventato sempre più distante, tanto da essere relegato alle vacanze e ai momenti di criticità, come possono essere le catastrofi o come può essere, in questo momento, l’emergenza idrica in Basilicata, giusto per rimanere nel campo della realtà prossima.
A tal proposito un libro utile per inquadrare “il problema” clima, soprattutto per chi ancora si dibatte tra catastrofi, corsi e ricorsi, e quindi ciclicità, è: “La storia culturale del clima. Dall'era glaciale al riscaldamento globale ” di Wolfgang Behringer.
«La storia culturale del clima ci insegna che il clima è sempre stato in trasformazione e che la società ha sempre dovuto farvi fronte. In ciò le prognosi apocalittiche non si sono mai rivelate utili.»
Wolfgang Behringer è uno storico tedesco della prima Età Moderna, e ha al suo attivo numerose pubblicazioni, molte delle quali tradotte in inglese.
In questo saggio, di qualche anno fa ma di grande attualità, l’autore traccia un bilancio sull'impatto che la piccola era glaciale ebbe sulla società europea.
Il libro è godibile benché abbia dei limiti, ma proprio per la semplicità e per la capacità di allargare l’orizzonte del lettore ha ancora una sua utilità, tanto da potere essere letto da chiunque, senza limiti di età.
Si tratta infatti di un libro in cui l’autore tiene conto dei meccanismi dei mutamenti climatici, con un'attenzione ai carotaggi, ai diari meteorologici, alla storia culturale, strumenti che gli permettono di tracciare l’evoluzione del paleo clima fino ad arrivare all’epoca geologica odierna.

Il Grande Freddo

È l’inizio del Trecento e il pianeta si raffredda in maniera determinante. Questo periodo di freddo durò dal XIV secolo fino al XIX, modificando, sensibilmente, lo stile di vita di milioni di persone.
Le terre che, ad esempio, secoli prima, avevano goduto di un clima favorevole ed erano state colonizzare dai Vichinghi si trasformarono in luoghi inospitali, al punto da determinare migrazioni di massa, come avvenne con la Groenlandia. Ma anche la Gran Bretagna, la Germania, i Paesi Bassi, l’Italia e la Spagna si ghiacciarono a loro volta, a causa delle forti ondate di freddo, così i fiumi e le città, come accade con Il Reno, il Tamigi, l'Arno che si gelarono in profondità.
A Venezia, la laguna arrivò a ghiacciarsi ben trenta volte durante il periodo del Grande Freddo.

La caccia alle streghe, agli ebrei, la pazzia

Poiché sembrava impossibile spiegarsi questi cambiamenti solo in termini fisici, la ricerca di capri espiatori diventò un momento fondante per la comprensione dei fenomeni climatici, una risposta che ebbe conseguenze culturali, come nei casi della caccia alle streghe e di quella agli ebrei.
I primi casi di pogrom sono precedenti alla piccola era glaciale ma nei secoli XIV, XV, XVI, l’ondata di antisemitismo che investì l’Europa fu cruenta. Gli Ebrei, da sempre guardati con sospetto, vennero accusati di diffondere malattie, come la lebbra che, a causa delle carestie, colpiva duramente le popolazioni.
«Sarebbe opportuno riesaminare il fenomeno del pauperismo preindustriale dal punto di vista della storia climatica, poiché si potrebbe mostrare che a preparare il terreno alla nascita di uno strato inferiore alla borghesia ma non contadino fu, non da ultimo, un ciclo di carestie indotto da fattori climatici» (p. 221).
Non meno importanti furono gli effetti negativi che il clima ebbe sull’umore.
La depressione come conseguenza degli effetti psicologici della piccola era glaciale diventò la malattia sintomatica del tempo e il suo termometro politico, tanto che la causa scatenante della Guerra dei Trent'anni sarebbe da imputarsi alla pazzia che albergava in alcuni sovrani del tempo.
Fino a quando non si diede ai fenomeni climatici una risposta più pragmatica, risposta che diventò sempre più informata, come conseguenza dell’industrializzazione e di una vita più evoluta e raziocinante, si cercò la risposta alle catastrofi climatiche nella colpevolizzazione di chi era socialmente più debole, come se fossero costoro a determinare la realtà e i suoi cambiamenti.

Conclusioni

Questo libro (un lungo racconto che mette in rapporto il cambiamento del clima e la risposta culturale dell’uomo al mutare delle temperature, seguendo una progressiva linea temporale fino ai giorni nostri) si rivela utile proprio per il suo modo di procedere, in un’epoca come la nostra sempre più segnata dai fondamentalismi di tutti i tipi. Ed inoltre dimostra come anche l'andamento del clima abbia una sua costante ciclicità, come la gran parte dei fenomeni che ci riguardano e di cui siamo troppo spesso spettatori ignari.
Lungi dall’avere imparato dalla Storia, che purtroppo non è mai maestra, è possibile grazie a questo libro farsi domande più sensate sul mondo che ci circonda, e se mai iniziare ad essere parte attiva e consapevole del tempo in cui viviamo, che malgrado noi ha le sue regole, ferree, che noi non intercettiamo e nemmeno rileviamo, abituati come siamo a vivere come gli asini in mezzo ai suoni, non pensando mai di essere all'interno di un sistema naturale e sociale con delle regole autodeterminate e cicliche che dobbiamo interpretare ed adattare alle esigenze del momento.
«Gli uomini non sono come gli animali, che devono subire passivamente ogni trasformazione del loro mondo e nella storia recente il mutamento climatico ha avuto anche conseguenze positive. Se quello attuale dovesse rivelarsi di lunga durata – e così sembra al momento – non c’è che una cosa da fare: stare calmi. Il mondo non andrà a fondo. Se farà più caldo ci prepareremo. Un classico adagio latino dice: Tempura mutantur, et nos mutamur in illis. I tempi cambiano, e noi con loro» (p. 289).

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione